1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Vivo da sempre in Friuli Venezia Giulia, in un piccolo comune in provincia di Pordenone. Sono sposata, ho due figlie e due nipotini. Lavoro nel settore dell'arredamento come mio marito.
Ho deciso di iniziare a scrivere nell'autunno di quattro anni fa. Ci furono una serie di concause che si legarono fra loro in modo perfetto: feci un bellissimo sogno una notte di febbraio, ero a Londra e nevicava, così bello che per non dimenticarlo decisi di scriverlo ma non sapevo come avrei fatto, l'occasione si presentò qualche mese dopo. Persi il lavoro e mi trovai in mobilità, quale occasione migliore per approfittare e mettere su carta tutto quello che avevo in testa e nel cuore? Lo feci e per settimane mi sembrava di essere su di una nuvola, una nuvola ricoperta di quaderni e matite.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Dipende molto dagli orari di lavoro... io adoro scrivere nel tardo pomeriggio, non so perché... ma purtroppo ci riesco solo nei fine settimana. Di norma però scrivo alla sera.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Non saprei sceglierne uno solo... ho letto tutte le opere di Coelho, di Grisham, di Wilbur Smith ma anche di Saviano, di Bianchini, di Carrisi. Forse però se dovessi fare solo un nome direi Follett.
4. Perché è nata la sua opera?
Questa mia nuova opera è nata quando ho deciso di chiudere il mio sogno definitivamente e il posto giusto era fra le pagine di un nuovo libro.
I miei primi due romanzi sono nati da un sogno, in questo lavoro ho cercato di raccontare una storia dentro un'altra storia... la protagonista è colei che ha sognato e racconta come è arrivata alla pubblicazione del suo primo libro. Ho voluto dargli le sembianze di una fiaba, una fiaba moderna, attuale in cui tanti possano riconoscere luoghi, posti, persone che sebbene siano in una fiaba, appartengono anche al mondo reale.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Io ho sempre vissuto in un piccolo paese di campagna in cui le zone industriali in pochi anni hanno preso il posto dei campi e dei prati, quindi il contesto sociale non penso abbia influito.
Una persona però ha influito nella mia formazione letteraria: mio padre e la sua passione per la lettura. Me le ha trasmesse fin da bambina e questo fatto ha influito poi tutta la mia storia.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Secondo me può essere sia l'uno che l'altro, dipende dai momenti e dallo stato d'animo in cui una persona si trova.
Quando ho cominciato a scrivere all'inizio era un'evasione dalla realtà, alla fine di questo romanzo mi sono ritrovata ad aver raccontato molti fatti reali.
Scrivere può essere estraniarsi dal mondo, crearsi una specie di bolla di solitudine e serenità in cui isolarsi ma può anche essere il racconto di fatti accaduti nel mondo.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Tantissimo! Nei primi due romanzi ci sono piccole parti di me ma in questo romanzo di me ci sono le mie speranze, le mie gioie, le mie ambizioni, le mie passioni, il mio amore per una città in particolare.
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Una bambina e una città.
La bambina, una delle protagoniste del romanzo, è la bambina più importante della mia vita, mia nipote. Sue sono certe espressioni, alcune frasi, il suo desiderio di regalare alle persone che ama dei disegni.
La città che è stata fondamentale nella mia vita e che se non fosse per lei non avrei mai scoperto la mia passione per la scrittura è Londra.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A mia figlia, la mia secondogenita, come ho fatto anche per gli altri due romanzi.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
No, non credo. Niente può sostituire per chi ama i libri il piacere di sfogliare le pagine, di tenere far le mani un nuovo libro appena comprato e non vedere l'ora di aprirlo, sentirne il profumo, e cominciare a leggerlo tenendolo fra le mani.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Non mi piace, mi annoia, trovo che rallenta l'assimilazione della storia, non riesce a conquistarmi.