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BookSprint Edizioni Blog

01 Ott
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Intervista all'autore - Beatrice Signorini

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Abito in un paesino della provincia di Mantova, situato vicino al Lago di Garda. Una realtà che a volte protegge, a volte soffoca. Ma è stato guardando il castello scaligero, che sorge di fronte alla camera da letto dei miei genitori, che ho deciso di mettere su carta molti pensieri. Me ne stavo seduta sul loro letto, in un giorno di primavera a riposare, tra un libro e l'altro di diritto (la loro stanza è quella più insonorizzata della casa, l'ho sempre usata per studiare o rilassarmi in pausa studio ndr). Dal carattere estroverso quanto introverso, ho sempre avuto una mente piuttosto affollata, quel giorno ho preso in mano un taccuino e non tanto per diventare scrittrice ma quanto più per alleggerirmi. Così ho cominciato a scrivere. Devo dire però il primo input sia arrivato leggendo le poesie di F. Garcia Lorca.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non esiste un momento preciso. Nel mio zaino o nella borsa, porto sempre con me un taccuino. Capita spesso viaggiando che chi si trovi con me in quel momento, mi trovi persa a scrivere in velocità pensieri che, o imprimo subito, o volano via. Diciamo però che, a parte rari casi, mi piace comporre da sola.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Sono un'appassionata lettrice, credo possa definire la lettura un vizio, non viaggio mai senza libri ed entrare in una libreria è diventato il terrore di famiglia ed amici. Non saprei scegliere un solo autore o autrice. Sicuramente J.K Rowling mi ha appassionata da bambina con la saga di Harry Potter, facendo di me col tempo una vera nerd. Non potrei tralasciare, mai, L. Sepulveda per il modo unico di raccontare, elegante e fruibile per tutti mentre O. Fallaci è stata determinante per far crescere in me la voglia di non star zitta, credere negli ideali.
 
4. Perché è nata la sua opera?
Fino alla mia Laurea in Giurisprudenza, ho sempre diviso la mia vita tra studio e palestra (sono stata una giocatrice di pallamano a livello semiprofessionistico), nel cassetto ci sono sempre finiti i miei scritti che inizialmente non avrei comunque voluto pubblicare perché racchiusi in una dimensione intima fine a se stessa. Dopo la Laurea è nato in me il bisogno di dedicarmi pienamente alla scrittura, di dare adito alle pagine e pagine scritte, di liberare le mie idee. Ho capito che la scrittura è il modo più facile per me, per arrivare alle persone; diventata più volte spunto di riflessione in alcune circostanze, per altre persone, ho deciso di utilizzarla per raccontare la storia di Giosuè e Linda, i protagonisti del mio libro. Per provare a giungere là dove la mancanza di tolleranza sta togliendo la possibilità di ogni tipo di dialogo e confronto tra le persone.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Il contesto sociale ha influito ed influisce molto. Sono intollerabilmente democratica, credo nel diritto non solo per deformazione professionale, spero e scrivo perché credo nella possibilità insita nelle parole di un libro di cambiare anche solo la prospettiva sul mondo. Tutto questo è il frutto delle mie esperienze personali, scolastiche e familiari.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Direi entrambi. Racconto sempre qualcosa partendo da ciò che vien vissuto da me o da altri. Spesso però inserisco una visione utopica o comunque distorta del vissuto proprio perché vorrei che alcune cose cambiassero... in meglio.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
In ogni riga c'è uno stralcio di me, anche se non necessariamente correlato a me in prima battuta.
 
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
La mia scrittura nasce sempre dall'osservazione. Molte persone hanno reso possibile la nascita di questo libro. Ad esempio, di qualcuna di queste ci sono lati del carattere, di altre la visione del mondo o la capacità con i loro gesti di aver influenzato il mio pensiero. A due ho dovuto (in senso buono ovviamente) dedicare il libro: Nonna Cesarina e Luca.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Il primo lettore assoluto è stato Riccardo, uno dei miei migliori amici. Saputo della stesura del libro, mi ha forzata in modo abbastanza pressante perché io gli mandassi il pdf. Non ho scelto il mio primo lettore insomma. Lui ha scelto il mio libro. E ne sono molto felice.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Sicuramente, vista la grande espansione. Io però spero di no. Adoro andare in libreria, scegliere i libri, osservare le copertine, sentire la diversità dalla carta di un libro usato o datato rispetto ad uno più fresco di stampa. Mi piace avere il libro tra le mani.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
L'audiolibro è una frontiera molto interessante. Ha un che di favolistico, adatta molto ai bimbi ma anche agli amanti della lettura e del teatro che in questa veste ritrovano in un'unica forma, due generi.
 

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Lunedì, 01 Ottobre 2018 | di @BookSprint Edizioni

1 COMMENTO

  • Link al commento Barbara Cantelli inviato da Barbara Cantelli

    Non ho ancora avuto il piacere di leggere questo libro, ma conosco la scrittrice e la sua scrittura. una donna abile con le parole quando uno schermitore con il fioretto, pungente,delicata e diretta. Colpisce sempre nel segno...e credo che anche con questa sua opera ci sia riuscita!

    Lunedì, 01 Ottobre 2018 14:21

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