Antonio Ciotola: Scrivere e raccontare la mia storia, dare la chiave ai lettori per aprire lo scrigno che raccoglie tutti i miei segreti più intimi, le mie gioie come i miei dolori, per me non è stato semplice. Molte volte durante il lavoro di scrittura nell’ascoltare quelle parole ricche di significato si riaprivano molte finestre sul passato, ricordi belli e brutti che facevano riaffiorare intense emozioni. Non nascondo che alcune volte non sono riuscito a trattenere le lacrime.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Antonio Ciotola: Ogni pagina di questo libro rappresenta la mia vita. Non c’è finzione né invenzione: questo sono io!
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Antonio Ciotola: Un messaggio di speranza e di rivincita sulle avversità che la vita ci pone davanti.
Giovanna Capasso: Il coraggio di mettersi in gioco perché anche solo provare e rischiare è già una piccola vittoria.
4.La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Antonio Ciotola: La scelta del titolo è stato un fulmine a ciel sereno. Ero ad uno Show cooking, ero intento a cucinare, tra le mani avevo una padella e all’improvviso ho realizzato che il buio intorno a me è una forma diversa di visibilità per i non vedenti. Il buio oramai è una strada da percorrere nella quale ho imparato ad orientarmi.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Giovanna Capasso: Senza alcun dubbio “L’ombra del vento” di Carlos Ruiz Zafòn, è un libro che mi ha appassionata e coinvolta sempre di più, pagina dopo pagina. Ricco di mistero ed emozioni.
6.Ebook o cartaceo?
Antonio Ciotola e Giovanna Capasso: Siamo concordanti sul fatto che sceglieremmo sempre il cartaceo. L’inchiostro sulla carta, la copertina, l’odore delle pagine, uno scaffale pieno di libri comunicano sensazioni che mai nessun Ebook potrà regalare. Aprire un libro, toccarlo con mano è come aprire una porta verso un nuovo mondo.
7.Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Antonio Ciotola: Non definirei questa esperienza come l’inizio di una carriera di scrittore, posso solo dire di provare un’immensa gioia nell’essere riuscito a divulgare la mia storia e nell’augurare alla mia coautrice di continuare a scrivere.
Giovanna Capasso: Scrivere un libro è sempre stato un mio sogno nascosto. “Il Buio in Padella” rappresenta l’inizio, la mia prima esperienza e spero che un giorno possa ripetersi.
8.Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Antonio Ciotola: L’idea di scrivere questo libro è nata dal momento in cui dopo l’incidente ho ripreso in mano la mia vita, dall’attimo in cui io e mia moglie abbiamo deciso di riaprire il nostro ristorante “La Taverna degli Archi”. Ho pensato se riesco a farcela, se vinco le difficoltà troverò un modo per raccontare la mia storia, per incoraggiare le persone a non arrendersi.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Giovanna Capasso: Per entrambi è stata un’emozione indescrivibile
10.Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Antonio Ciotola: Mia moglie Manola che ha vissuto con me ogni cosa e che per questo ha potuto darmi dei consigli sinceri sul libro.
Giovanna Capasso: I miei genitori che mi hanno sempre supportato e spronato a dare il massimo.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Antonio Ciotola: Penso che l’audiolibro sia un mezzo intenso per comunicare a chi ascolta e sa ascoltare, intense emozioni; può arrivare alle orecchie di tutti coloro che sono impossibilitati a leggere. Ricordo che una volta la voce calda e intensa di un famoso scrittore mi accompagnò in un lungo viaggio in auto e fu un’esperienza bellissima e coinvolgente!
Giovanna Capasso: L’audiolibro mi riporta alla memoria le bellissime favole raccontatemi quando ero solo una bambina e non sapevo ancora leggere. Penso che sia uno strumento di estrema utilità per tutti coloro che non hanno la possibilità di assaporare l’emozioni della lettura.