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BookSprint Edizioni Blog

25 Giu
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Intervista all'autore - Francesco Colangelo

1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono venuto alla luce 41 anni or sono a Termoli, una bella cittadina sulla costa adriatica. Sono cresciuto al paese natìo dei miei genitori, San Felice del Molise, uno dei tre centri del basso Molise noti per la minoranza etnico-linguistica di origine croata. Ho frequentato il Liceo Scientifico "Alfano da Termoli" e poi l'Università statale dell'Aquila in Abruzzo. Figlio di uno scultore-pittore, sono sempre stato affascinato dall'arte in generale, quindi anche dalla poesia... poi la filosofia mi ha catturato in modo irrimediabile.

Oggi, vivendo ai castelli romani, ripercorro con grande nostalgia i momenti più belli vissuti nella mia infanzia e nella mia adolescenza nella provincia molisana, rivivendo dentro di me situazioni di amicizia sincera e di concordia e i sentimenti migliori di cui la gente di quelle realtà è capace di esprimere.
 
2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Oggigiorno, secondo me, è cosa ardua porsi come un educatore che abbia una qualche autorevolezza agli occhi degli adolescenti. Di questo ho piena consapevolezza, essendo un insegnante. Come preconizzato un secolo fa dal filosofo Nietzsche, viviamo nel tempo della crisi dei valori tradizionali, in una nichilistica fase di transizione... Cosa fare? Cosa leggere? Siamo in attesa di nuovi profeti?... Le domande e le questioni che ci si aprono all'orizzonte sono tantissime ed anche scomode. Ritengo che, intanto, prima di esercitare il proprio spirito critico a vele spiegate e senza remora alcuna, prima di avventurarsi nell'oceano tempestoso della filosofia, prima di elaborare o riconoscere nuove visioni del mondo filosofando e seminando fecondi dubbi, la lettura dei classici resti fondamentale per i ragazzi. Per esempio, un libro come l'Odissea ha sicuramente ancora da dire alle nuove generazioni, ai "nativi digitali".
 
3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’eBook?
Personalmente, non ho una buona opinione su tale ineluttabile processo, dalla carta allo schermo... Tuttavia, avremo la forza e l'intelligenza di adeguarci allo spirito digitale di questo nostro pazzo tempo. Se non altro, sul mero piano materiale, si risparmierà la carta, a beneficio delle grandi foreste, a tutto vantaggio della salute dei verdi polmoni del pianeta. Quindi, la prendo con leggerezza ed equilibrio, con ironia, ma continuo imperterrito ad amare incondizionatamente il libro cartaceo, con il suo insostituibile sibilare delle pagine sfogliate, con il suo "profumo" inconfondibile e il giallo che attacca i fogli nel corso del tempo.
 
4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
A mio modesto parere, si tratta più di un amore ponderato, di un esercizio assiduo mosso dalla passione e dalla curiosità sempre viva per le lettere. Non può essere un colpo di fulmine a impegnare me stesso nei tempi lunghi, a trasformare il mio essere in profondità. É necessaria anche una sana propensione al silenzio, alla riflessione, all'ascolto incessante della propria voce interiore. Chi scrive, mai soltanto per se stesso, è in realtà spinto anche da ideali puri (lo scrittore in questo torna in un certo qual modo ad essere un adolescente sognatore), come quello di cambiare il mondo secondo i propri principi politico-morali... Secondo me, la letteratura è sia introspezione, sia "engagement", impegno sociale diretto o indiretto, come lo stesso Sartre ci ha insegnato.
 
5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Questo mio libro ("L'uomo libero dentro la storia")? Si tratta della mia tesi di Laurea in Filosofia (luglio 2002), ampliata e riveduta specie nella sua prima parte dove si parla della ontologia della libertà (analisi de "L'essere e il nulla" di Jean-Paul Sartre). Non ho voluto che quel buon lavoro di ricerca (che mi tenne impegnato per quasi un paio d'anni) andasse definitivamente perduto, a maggior ragione dopo il terremoto dell'aprile 2009 a L'Aquila. Sono andato ad interrogare vecchie chiavette usb, cercando di salvare il salvabile, al fine di dare nuova vita alla mia tesi su Sartre, trasformandola in un vero e proprio saggio, aggiornandola alla luce delle letture e delle riflessioni fatte nel frattempo.
Non mi permetto di affermare, come qualcuno mi ha suggerito, di aver immaginato con questo saggio di indicare alla sinistra italiana (oggi un po' malconcia) il terreno sul quale tornare a seminare per raccogliere frutti nel prossimo futuro.
 
6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Il messaggio principale insito in questo mio libro è l'invito a studiare ed analizzare la realtà con attenzione e spirito critico affinché, date alcune condivise premesse, si possa approdare a soluzioni plausibili rispetto a qualsivoglia problema in campo politico, sociale, economico... Sartre è stato un modello di intellettuale a cui bisogna tornare, la coscienza inquieta impegnata, uomo in mezzo agli uomini, pronto a "sporcarsi le mani" nella "situazione".
 
7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
La scrittura era certamente un sogno nel cassetto già da piccolo. Ricordo quando mi avventuravo nella lettura di Verne, Hugo, Pavese, Moravia, etc... quando provavo a scrivere lettere immaginarie a destinatari vari, curando con attenzione la mia calligrafia. Era evidente che amassi scrivere piuttosto che parlare; sono stato un bambino/ragazzo abbastanza riservato e, ricordo, come in alcune situazioni, preferissi esprimermi con una pagina scritta o con un biglietto d'amore, buttato al vento... Probabilmente la parola scritta è una irrinunciabile risorsa per le persone tendenzialmente timide e, com'è noto, dall'istinto di raggiungere una maggior senso di sicurezza ed autostima si può arrivare ben oltre. Io so soltanto, per quanto mi riguarda, che ho tutta l'intenzione di andare avanti lungo questo percorso fatto di idee e di parole, forse è la mia strada, anche se non proprio l'unica.
 
8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
No. In questo momento non saprei dire.
Anzi... Forse questo. Una volta, lavorando nel riordino dei libri nella biblioteca della Facoltà di lettere e filosofia dell'ateneo aquilano, mi sono imbattuto in una frase di Sartre, tratta dal romanzo "Les mots", che più o meno suonava così: "Sono diventato scrittore per giustificare il peccato di esistere". É stata per me come un'illuminazione: avrei sicuramente fatto la mia tesi sull'esistenzialismo.
 
9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
No, assolutamente no. In genere, quando mi prefiggo un obiettivo da raggiungere, data la mia proverbiale testardaggine, non demordo mai, se non per forza maggiore.
 
10. Il suo autore del passato preferito?
Indubitabilmente Giacomo Leopardi. E non serve aggiungere altro.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Di questa questione ho già detto nella intervista del 2014 che vi ho rilasciato in occasione della pubblicazione del mio libro di esordio "Sul fiore del bene (e altrove)".
 

 

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Lunedì, 25 Giugno 2018 | di @BookSprint Edizioni

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