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BookSprint Edizioni Blog

26 Mag
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Intervista all'autore - Donato Romano

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere, oltre ad essere qualcosa che ho sentito dentro di me sin dai tempi della scuola (media) è un mezzo, soprattutto per i tempi di oggi, che fornisce una occasione unica a poter esternare ciò che di critico si ha dentro (sia in positivo che in negativo). Nella considerazione poi che, non vi é più l'attenzione "dell'ascolto" quando si parla, poiché distratti da una miriadi di cose (il più delle volte inutili) ci si augura che almeno scrivendo qualcuno possa porre detta attenzione.
 
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
In questo libro che é il secondo da me scritto, di vita reale, intesa come racconto fine a se stesso, non vi è pressoché nulla poiché più che un racconto personale sono situazioni crono/socio/politico vissuti come spettatore e a volte anche come militante e attinenti un periodo definito dai cronisti "anni settanta".
 
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
E' il pianto, la rabbia, la delusione, il disarmo di una persona che ha creduto (come quando si è giovani succede) in quel periodo, al fine di presenziare nel proprio piccolo ad un cambiamento epocale fatto di pace, di uguaglianza, di libertà, di compartecipazione alla cosa pubblica e comunanza tra le persone credendo di poter essere tra i coautori che avrebbero evidenziato alle precedenti generazioni che si portavano sulla groppa anche due guerre mondiali che cambiare si può e che vivere in pace.... basta volerlo. L'evidenza..... è sotto gli occhi di tutti!!?
 
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
La scelta del titolo è stata per me la scelta più facile anche perché avendo in mente cosa scrivere conoscevo già prima il titolo, che cosa esprimere poi.
 
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Su un'isola deserta mi piacerebbe avere più di un libro ma siccome mi si chiede di citarne uno allora direi "L'inverno del Mondo" di Ken Follett, forse perché un po’ si ricollega seppur in diversa cronologia con gli eventi citati nel mio "scritto" e poi perché Follett è un grande maestro dell'intrattenimento e dell'ambientazione, anche storica ed io l'ho sempre guardato come mio vate!
 
6. Ebook o cartaceo?
Preferisco il naturale.... cartaceo
 
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Parlare di carriera è risibile per me, perché non sono uno scrittore al massimo uno "scribacchino" o se proprio voglio darmi un po’di aurea.... scrivano, scrivo quando posso e se ne ho voglia e se ho qualcosa da dire.
 
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L'idea l'ho esposta nelle premesse della presente intervista, l'intenzione scaturisce dalla sbracatura presa da questa società divenuta indolente e sorda anche a tutelarsi i propri giusti interessi e diritti.
 
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
C'è già da gridare al miracolo perché quando ti proponi non è detto che si sia subito accetti se non hai saputo rendere ciò che volevi esprimere.
 
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Io.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Allontana sempre di più l'interesse ad aprire un libro, a carpirne il tatto,  l'odore della carta stampata il piacere di manipolare qualcosa che nella carta ausculta i palpiti dell'autore
 
 
 

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Sabato, 26 Maggio 2018 | di @BookSprint Edizioni

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