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BookSprint Edizioni Blog

02 Mag
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Intervista all'autore - Giorgio Roncolini

1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono nato ad Aosta, da padre romano e madre valdostana. Qui ho frequentato le scuole fino alla maturità classica. Ho vinto una borsa di studio per il Collegio Universitario di Torino, dove ho frequentato l'Università, conseguendo la laurea in Fisica col massimo dei voti.
A Torino ho conosciuto Anna e qualche anno dopo ci siamo sposati.
 
2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Per esperienza vedo che gli adolescenti leggono poco, leggono di più quando frequentano le scuole elementari, poi perdono un po' il gusto della lettura a favore dei social media.
Libri che potrebbero essere di loro interesse sono le biografie di personaggi che hanno acquisito, nei vari campi, una certa notorietà, es. Steve Jobs, Andre Agassi.
 
3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
Certo l'eBook è comodo, soprattutto quando si va in vacanza o in viaggio e non ci si vuole caricare di pesi (a volte anche per leggere a letto), ma per me resta immutato il fascino del libro cartaceo. Io provo un piacere fisico a tenere tra le mani un bel libro. Andare in libreria e sfogliare i libri dà un piacere che un eBook non può dare; come si potrebbero sfogliare decine di eBook per vedere cosa contengono, per leggerne qua e là qualche frase...
Se dovessi scegliere, come regalo, tra un libro cartaceo ed un eBook, non avrei alcun dubbio, sceglierei il primo.
 
4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Non avevo mai pensato di scrivere, fino all'età di circa 60 anni. Poi essendomi dedicato per un po' a riflettere su alcuni argomenti filosofico-religiosi, mi sono reso conto che scrivere i miei pensieri era un modo per fissarli, per precisarli, per costringermi a renderli più chiari a me stesso. Da qui nacque il mio primo libro e dunque la mia prima esperienza di "scrittore". Nel frattempo avevo cominciato ad insegnare all'Università della Terza Età (Unitre) di Torino e, anche su sollecitazione di qualche studente, mi sono deciso a mettere per iscritto gli argomenti che trattavo nel corso delle lezioni-conferenze. Così sono nati altri due libri. Ormai ci avevo preso gusto e così mi sono spinto anche sul terreno della narrativa.
 
5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Questo libro è la biografia di un mio lontano parente, della generazione di mia madre, che avevo conosciuto e che mi aveva lasciato delle memorie della sua avventurosa vita. Penso che sia interessante, perché racconta la vita di un giovane orfano, allevato dagli zii, che attraverso varie vicissitudini e frequenti cambiamenti di ambiente, cresce e lavora tra valle d'Aosta e Piemonte, fa il servizio militare, perde il lavoro per via del fascismo, ed emigra negli Stati Uniti, dove nuovamente serve nell'esercito e partecipa alla seconda guerra mondiale sulle Isole Aleutine, poi in Europa.
Il libro ci ricorda un passato non troppo lontano nel tempo, ma lontanissimo negli stili di vita e nei valori.
 
6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Leggere il libro consente di riflettere sui grandi cambiamenti che si sono succeduti nella nostra società, dal punto di vista sia scolastico, sia lavorativo, sia negli stili di vita. I personaggi che popolano il libro sono perfettamente adattati a condizioni che a noi parrebbero irricevibili.
 
7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Come ho avuto modo di dire poc'anzi, non ho mai coltivato il sogno di scrivere: ho cominciato quasi per caso - perché intendevo chiarire alcune idee che per anni avevano affollato la mia mente - ed ho finito per prenderci gusto.
Ora che ho appena finito di scrivere questo libro, mi sento già orfano della scrittura: sto già meditando un altro libro.
 
8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
L'episodio che mi lega saldamente a questo libro sono i due incontri avuti col protagonista, molti anni fa, in California, dove il nostro valdostano era andato a vivere. Qui il protagonista mi aveva peraltro parlato di memorie valdostane che stava scrivendo in inglese, per i suoi amici americani.
La lettura di queste memorie, anche un po’ disordinate, mi ha indotto a trarne un libro.
 
9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
Ho cominciato col tradurre le memorie del protagonista in italiano e ne avevo fatto circolare alcune copie in famiglia. Fu mia moglie, tempo dopo, ad indurmi a riprendere quel tema facendo un vero libro.
 
10. Il suo autore del passato preferito?
Non amo molto leggere autori del passato; quei pochi che conosco derivano dalla scuola. Mi ha sempre, da adulto, affascinato Dante e letto con gusto le novelle di Boccaccio
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
É sicuramente una tecnica di straordinaria efficacia per i non-vedenti.
Personalmente, potendo ancora leggere direttamente i libri su carta o gli eBook,
non ho alcun interesse verso gli audiolibri: non avrei la pazienza di ascoltare.

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Mercoledì, 02 Maggio 2018 | di @BookSprint Edizioni

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