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27 Gen
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Intervista all'autore - Attilio Marangione

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Ho 67 anni dei quali 40 dedicati al lavoro in una pubblica amministrazione. Sono nato e cresciuto in una cittadina rivierasca della provincia di Taranto, sposato e padre di due figli. Ho svolto la professione prima di Agente, poi di Ufficiale ed infine, conseguita la laurea Scienze Politiche, di Comandante della Polizia Locale. E’ facile immaginare come, in tale vissuto, abbia avuto modo di vivere esperienze non comuni all’interno della complessa macchina amministrativa e giudiziaria. Nello svolgimento del mio lavoro spesso sono dovuto entrare nel merito e qualche volta nelle dinamiche di vicissitudini non sempre felici di persone, anche molto giovani, di famiglie e di imprese. Una volta chiuso con il mondo del lavoro ho preso qualche anno sabatico per decidere cosa fare da grande e, alla fine, ho rispolverato un mio antico progetto di scrivere un libro che potesse incontrare il gusto di chi ama il thriller e, nel contempo, proporre alcune riflessioni su temi importanti del nostro tempo.


 


2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Scrivo quando riesco a rimanere da solo con i miei personaggi; la mattina è la parte della giornata in cui memoria e fantasia mi suggeriscono più stimolanti ricordi e suggerimenti utili allo sviluppo del romanzo.


 

3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Andrea Camilleri, uno scrittore piacevole e realista; i suoi romanzi li trovo impregnati di vita vissuta in cui non manca una equilibrata e divertente dose di ironia.


 

4. Perché è nata la sua opera?
Scrivere un libro, questo libro, è stato richiamare alla memoria alcuni temi socio-culturali del nostro tempo e, così, poter riflettere assieme ai lettori su alcuni aspetti del nostro quotidiano in cui sembra ci si soffermi sempre meno sui valori importanti della vita. Sempre più spesso vengono ignorati sani ideali al richiamo del piacere e del dio denaro fino a mercificare e perfino sacrificare la vita di uomini donne e bambini . Ho cercato di raccontare cosa accade e cosa potrebbe accadere in qualsiasi momento a noi, al nostro vicino di casa e, in tal modo, farsi catturare dalle emozioni che ogni personaggio del romanzo, a modo proprio, vive nel coinvolgente svolgersi dell’intrigo poliziesco e delle storie che accadono intorno.


 

5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Se per influenza sociale si voglia intendere un processo per indurre ad accettare opinioni e valutazioni senza tener conto della loro qualità, allora spero di aver resistito bene ; se invece voglia significare quanto abbia assorbito dal contesto in cui ho vissuto e vivo tutt’ora, credo che mi abbia aiutato a meglio comprendere il confine tra” bene e male” , tra “ giusto e sbagliato”. Nei piccoli centri del Sud la vita scorre più lentamente e, malgrado le ataviche contraddizioni, si riesce ancora oggi a conservare valori come rispetto della persona, disponibilità alla comunicazione, all’accoglienza ed alla solidarietà.


 

6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Credo che possa essere, come in questo caso, la sintesi di entrambe le esperienze. Scrivere consente di raccontare in maniera organica tutto ciò che si desidera, senza confini; rappresenta un momento di comunicare con libertà assoluta governata unicamente dalla ragione e dal buon senso. Scrivere consente altresì di creare e far vivere, in maniera virtuale, ogni fantasiosa avventura che la mente riesca a concepire, senza limitazioni di tempo e di spazio, regalando emozioni non solo a chi scrive ma anche a chi legge.


 

7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Una componente importante del libro nasce da personali esperienze di vita che, tra realtà e fantasia, fanno da filo conduttore. Credo che in tanta gente ci sia la voglia di raccontarsi, basta vedere cosa accade continuamente su facebook, twitter, etc . etc.; la voglia di comunicare è dentro ognuno di noi e, non facendo eccezione, ho optato per la narrativa anche per raccontare un po’ di me stesso.


 

8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Mia moglie credo sia stata fondamentale per la stesura dell’opera, avendomi incoraggiato a misurarmi con una sfida così complessa.


 

9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Mia nuora è stata la prima persona a leggere il romanzo e proprio il suo entusiasmo mi ha incoraggiato a farlo pubblicare.


 

10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
L’ebook credo rappresenti più un “servizio” che trova una larga fascia di utenza. Penso però che il veicolo principale del sapere rimanga il libro, un generoso e reale compagno di vita capace di emozionare già nel poterlo prendere tra le mani e sfogliarlo in ogni momento .


 

11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Un ottimo servizio a disposizione soprattutto di una fascia di persone sfortunate che, finalmente, possono “leggere” anche senza vedere. Senza considerare che ambiente, cuffie ed occhi chiusi, possono regalare particolari emozioni all'ascoltatore.

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