2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
"La sua più totale interezza" direi...
Questo libro racconta i passi che la mia vita ha percorso, concentrandosi a maggior modo su quelli che hanno incontrato sulla loro stessa strada la sindrome nefrosica.
Per quanto il concetto di malattia possa condurre a pensarla come qualcosa di estremamente scientifico e prevedibile, è in realtà molto più soggettiva e interpersonale. Dove ogni suo aspetto dà frutti differenti da persona a persona.
Perciò all'interno di questo mio "racconto autobiografico" mi sono impegnato a divulgare tutte le informazioni apprese nel corso delle mie esperienze, e narrare il mio personale approccio verso "tutte le facce della malattia!".
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Anzitutto, essendo questa la mia prima pubblicazione, il mondo dell'editoria era qualcosa a me totalmente ignoto.
Pertanto, mi son state insegnate moltissime cose nuove, tra le quali c'è stato anche un affinamento della mia elaborazione linguistica, rendendola più coerente e uniforme per soddisfare l'obiettivo della pubblicazione.
Ho rotto le barriere della timidezza e mi sono messo a nudo davanti a tantissime persone, il tutto per poter avere le migliori risorse al fine di creare un opuscolo le cui informazioni fossero tra le più esaustive.
L'opera mi ha richiesto l'investimento di molte ore di studio, ricerche e lavoro.
Ad ogni modo, ogni sforzo è stato ripagato dall'avermi fatto avere l'opportunità di conoscere tantissime persone meravigliose, di aver formato tante amicizie e visualizzato l'orizzonte di un nuovo mondo. Non son mai stato tanto soddisfatto.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Francamente, la scelta del titolo non mi ha dato grandi grattacapi.
Ho pensato ad una ipotetica intestazione, e l'ho scritta. Durante la stesura dei capitoli, ho apprezzato che i loro temi potevano essere tutti rappresentati da ciò che avevo scelto come appellativo per il mio testo.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Data la situazione estrema, se non Bear Grylls, avrei scelto senz'altro Charles Darwin: così, perlomeno, da bravo naturalista, avrebbe potuto consigliarmi una pianta piuttosto che un'altra che altrimenti mi avrebbe lasciato "secco".
E chissà se tra una tisana e l'altra (perché lui, da buon inglese, non avrebbe mai fatto a meno del tè delle 17.00), non avrebbe accinto a darmi meravigliosamente qualche dritta scientifica...
6. Ebook o cartaceo?
Non mi pare necessario escludere l'uno per l'altro.
A me, personalmente, l'emozione globale che provo quando tengo tra le mani un cartaceo non me la dà nessun'altra tipologia. Per questo, la mia primissima scelta rimane sempre la carta.
Tuttavia, in altri termini, l'e-book è un'ottima risorsa perché permette di avere a portata di mano più e più testi, così da ridurre l'impatto volumetrico e, invece, aumentare l'immediatezza a raggiungere le informazioni ricercate.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Scrittore mi ci sono ritrovato... Avevo diciassette anni quando intrapresi la stesura del libro, e allora il concetto di scrittore era nella mia mente sotto forma di personaggi come Dante, Manzoni, Petrarca, ecc., per cui mai mi sarei sognato di avere un appellativo simile a quello di illustri menti come loro. Non mi sono mai definito uno scrittore, forse perché credevo che per essere tale si avrebbe dovuto inevitabilmente avere un certo percorso di studi alle spalle.
Eppure, eccomi qua!
Come ho già detto, scrivere è per me un'arte... E l'Arte è una disciplina libera. Dunque, non ha senso paragonare uno stile ad un' altro. Così ognuno di noi può diventare uno scrittore - manifestando il proprio stile.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Il pensiero di riportare per iscritto tutte le mie "rocambolesche avventure" con la sindrome nefrosica è stato presente nella mia testa per anni. Mai però c'è stata una scintilla tanto grande da permetterne l'inizio. Il desiderio di aiutare qualcun altro che avrebbe potuto versare nelle mie medesime situazioni tuttavia cresceva al passare del tempo.
Sarebbe dovuto accadere solamente un dispiacevole fatto per annullare ogni forza contraria all'iniziativa, e così fu: quello di cui parlo è un rimpatrio forzato da una vacanza-studio in Irlanda a causa di una ripresa di malattia. Allora dissi: "La mia sofferenza è troppo grande da poter essere uguale a quella di qualcun'altro, non posso permetterlo! Devo fare qualcosa per evitarlo... Devo aiutare!".
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
È una sensazione stupefacente! Finalmente, ogni idea e ogni immagine che è stata collegata a ciò che si ha prodotto assume una forma. I desideri si concretizzano e i sogni appaiono più vicini.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Mia sorella Lucia.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Se per vero prendiamo che la scrittura altro non sia che la rappresentazione grafica di un enunciato (quindi una produzione orale), perché mai non dev'essere qualcosa di altrettanto fantastico avere uno strumento che ti permetta di possedere "a portata di orecchio" (oltre che di mano) l'audio di quel contenuto?
Sono totalmente a favore di questa nuova frontiera, e speranzoso in una sua rapida crescita.