3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Per me quest'opera ha significato l'opportunità di parlare a molte persone. Durante la vita, comunicare con gli altri viene molto limitato dalle circostanze in cui si svolge il proprio ruolo, al punto che con ogni persona si deve usare un apposito linguaggio o appositi argomenti. Scrivere un'opera è un gesto unilaterale, destinato alla ricerca di chi potrebbe condividere le idee che vi sono scritte e iniziare quindi un interscambio che può andare anche oltre le generazioni. Scusate se è poco.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
La scelta del titolo è stata fatta quando il lavoro aveva già assunto i suoi contorni. Verso la fine della sua composizione. Vi sono state varie alternative e alla fine è venuto fuori il titolo più espressivo di ciò di cui si parla. Con gli argomenti tutti all'indice il titolo è venuto quasi da sé.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Una biblioteca. Perché è la pluralità che fa il nostro mondo. Chi può dire di poter fare a meno degli altri?
6. E-book o cartaceo?
Sono entrambi degli strumenti magnifici. Credo che l'uno non escluda l'altro. La tecnologia ci dona nuovi modi per avvicinarci allo sfuggente mito della conoscenza. Chissà se un giorno troveremo il modo per racchiuderla tutta.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Non so se potrei definirla una carriera. Scrivere non può fare a meno degli altri aspetti della vita dello scrittore. Lo scrittore attinge dalle altre sfere dell'esperienza. Uno scrittore che facesse solo quello sarebbe gravato dall'impellenza di cercare sempre nuovi stimoli. Già da ventenne ho iniziato a raccogliere idee e a prendere appunti sulle cose interessanti che mi capitavano. A ventott'anni ho iniziato a scrivere una storia e mi sono fermato subito, perché sentivo di avere ancora bisogno di sapere.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Quest'opera è un saggio che parte dall'idea di conoscere e far conoscere un punto di vista meno tradizionale. Un modo di guardare le cose mettendo a confronto i punti di vista più quotidiani con quello che viene scodellato da chi detiene il potere nella comunicazione. A quest'ultimo interessa dare una informazione. A chi questa informazione serve interessano anche le sue conseguenze. Andare più a fondo su un problema serio non è semplice perché parlare di un dato problema significa dover analizzare l'operato di tutti quelli che hanno contribuito a produrlo. Un aneddoto? C'è un'infinità di aneddoti che, come una rete invisibile, tiene insieme i vari pezzi. Uno di questi è stato certamente il fatto di vedere l'ambiente in cui ho vissuto e vivo cambiare a causa del cosiddetto sviluppo economico. Non vedere più il mare limpido che bagna la mia città è una perdita incolmabile. Vi sono, tuttavia, ancora delle persone più anziane che mi hanno assicurato che, nella loro infanzia, il mare limpido lo era per davvero.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Ho la sensazione che gli argomenti trattati e i problemi esposti abbiano un'altra versione dei fatti. Fisicamente il libro ha un aspetto e una cura maggiori grazie al prezioso lavoro di chi ha collaborato per renderlo presentabile al probabile lettore che lo sceglierà.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
L'ho fatto leggere ad alcuni amici che mi hanno dato impressioni diverse. Un amico lo sta ancora leggendo. Un'amica, titolare di una libreria, lo considera un libro su argomenti specifici che non mancano di attirare l'attenzione dei lettori. Il tempo dirà il resto.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
È un traguardo bellissimo. È la dimostrazione che il pensiero può essere veicolato nei modi più belli e stimolanti che anche la tecnologia ci consente. Credo che al riguardo siamo sulla strada giusta e che il "pensiero critico" da ora in avanti avrà qualche "chance" in più.