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28 Giu
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Intervista all'autore - Emanuele Colangelo

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?

Per prima cosa mi viene spontaneo dire che scrivere per me è molto terapeutico, perché quando dedico tempo alla scrittura, la mia creatività riceve intense iniezioni di stimoli, e quando ciò accade, mi sento su di morale, smetto di pensare ad altro, riuscendo a chiudere i problemi e le preoccupazioni in un cassetto. La scrittura inoltre è un grande mezzo di sfogo, di apertura e di sperimentazione, ovviamente, le emozioni variano a seconda del contesto e della situazione che si sta descrivendo, ad esempio a volte mi elettrizzo, mi sento euforico e pieno di energie, altre invece mi imbarazzo, altre volte ancora sono triste e inquieto, è come se entrassi in una vera e propria connessione simbiotica con i miei protagonisti, arrivando perfino a provare sensazioni inedite, perché grazie alla libertà di espressione creativa, attraverso i personaggi e le storie che creo, seppur in modo astratto, riesco a sperimentare emozioni mai vissute prima.



2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?

Essendo principalmente un romanzo di genere urban fantasy, la maggior parte è tutto frutto dell'immaginazione, ma sarei un bugiardo se dicessi che la mia vita reale non è presente in esso, perché c'è, soprattutto le parti più negative, purtroppo. Ovviamente tutto il soprannaturale è in parte inventato e in parte tratto da miti e leggende, magari fosse il contrario, mentre molti stati d'animo li ho descritti con grande facilità, poiché li ho conosciuti davvero in prima persona, infatti io e Dylard siamo alquanto simili, abbiamo le stesse speranze, gli stessi sogni, le stesse ambizioni... ma anche i nostri problemi privati spesso presentano delle analogie, solo che io ora sono più maturo, essendo più grande d'età, ma anche Dylard ha acquisito la stessa maturità e la acquisirà sempre di più, con la differenza che io ho fatto una strada, mentre lui ha avuto la fortuna do fare un percorso diverso. Le città sono tutte fittizie, ma molti luoghi esteticamente sono ispirati a posti realmente esistenti, anche per alcuni personaggi ho preso spunto dalla realtà, ma non tanto, e solo per qualche aspetto caratteriale, gli antagonisti in particolare. Sinceramente gli unici personaggi che nascono al cento per cento dalla fantasia, senza alcuna minima radice reale, sono proprio Lyndon e la sua famiglia, ma d'altronde la perfezione si trova solo nei libri, nei film e in qualsiasi altra opera di fantasia, mentre è ardua da trovare nella realtà.



3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.

Per la prima volta mi sono messo seriamente alla prova. Ci tengo a precisare che prima di essere scrittore io ero, anzi sono tuttora un lettore, io nasco come fan, ma non mi sono mai limitato solo a leggere, poiché da ogni libro e da ogni autore ho sempre cercato di trarre insegnamenti tecnici su come strutturare i capitoli, su come riuscire a descrivere persone e ambienti così bene da dimenticarsi della realtà che ci circonda e sentirsi immerso completamente nella storia che si legge, ma imparo anche a come far esprimere le emozioni in modo forte, da creare un legame empatico con tra personaggio e lettore. Scrivere quest'opera per me ha senza dubbio significato il passaggio da lettore a scrittore.



4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?

Non è stato affatto difficile, per esperienza credo che un titolo debba essere breve, semplice e indicativo, così si può accendere di più la curiosità del pubblico, inoltre in inglese è facile e veloce dare nomi attraenti. The Fairy One in italiano si può tradurre con: Quello favoloso, oppure: Colui che è da favola, in riferimento ad entrambi Dylard o Lyndon e alle loro specialità.



5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?

Solo uno? Se è così sarebbe difficile scegliere, se potessi ne porterei "almeno" qualche decina... Io adoro Jennifer Armentrout e Lisa Jane Smith, anche loro come me sono autrici di urban fantasy che amo molto, da cui ho imparato tanto, mentre tra gli autori di generi realistici, adoro Nicholas Sparks e il suo immenso romanticismo pieno di colpi di scena, poi c'è Ethan Day un autore forse non molto conosciuto in Italia, poiché per ora quasi tutti i suoi libri sono tutti in inglese, uno in particolare si intitola: Love me Tomorrow, un libro che rileggerei infinite volte, poiché nei protagonisti ho trovato molte similitudini caratteriali con Dylard e Lyndon. inoltre apprezzo anche Erika L. James e Anna Todd, due autrici che hanno riscosso grande successo grazie al loro stile anticonformista e anticonvenzionale, che secondo me ha rivoluzionato il mondo della letteratura contemporanea.



6. E-book o cartaceo?

Cartaceo, senza dubbio. L'e-book può rivelarsi un'idea pratica quando si va di fretta o si hanno problemi di spazio, ma non potrà mai sostituire il cartaceo, a chi legge solo e-book, consiglierei di comprare sempre anche una copia fisica, perché il libro vero e proprio è più importante ed imponente, e poi fa anche collezione ed esposizione, l'e-book alla fine riduce il libro ad essere una delle tante applicazioni nei dispositivi digitali.



7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?

Io mi considero un'artista completo, so recitare, disegnare, mi piace la moda e sarei anche versatile a cantare e ballare in particolare nei musical. Scrivere mi è sempre piaciuto sin da quando avevo sei anni, ovvero l'età in cui ho imparato a farlo, italiano e inglese erano le mie materie preferite, mi piacevano i dettati, fare i riassunti e le copie, di mio pugno erano i compiti in classe, temi che riscuotevano particolare attenzione e apprezzamenti. Da ragazzino mi dilettavo a buttare giù recensioni e impressioni su film che guardavo, inoltre, ogni volta che ne sentivo il bisogno, scrivevo pagine di diario, dove mi aprivo sfogandomi e lasciandomi andare a confidenze personali. Il sogno di riuscire a scrivere e pubblicare un romanzo vero e proprio, l'ho sempre avuto, ma per molti anni l'ho tenuto da parte, un po' perché non avevo idee chiare sul tipo di storie da raccontare, un po' perché non consideravo la scrittura una priorità, avendo anche altre ambizioni, ma in tutto questo non ho mai smesso di leggere. Purtroppo gli altri sogni, tra cui recitare, si è rivelato un percorso più duro da intraprendere, mentre lavorare nel mondo della moda, a causa di priorità del mio privato, non ho potuto nemmeno trovare modo di provarci, quindi alla fine ho deciso di gettarmi nella scrittura, che ho trovato più facile e favorevole, e magari chissà, potrà rivelarsi un trampolino di lancio, che un giorno mi potrà aiutare ad aprire anche altre porte.



8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?

Come ho già detto in una risposta precedente, io e il protagonista di nome Dylard, abbiamo in comune un background che è stato causa di difficoltà e sofferenze, personalmente io ho superato e ancora oggi combatto le sfide quotidiane della vita contando principalmente solo su me stesso e le mie forze, mentre Dylard invece ha avuto la fortuna di essere meno solo, una fortuna che ho voluto io fortemente, perché nonostante io sia un ragazzo forte che riesce a cavarsela da solo, non riesco a fare a meno di chiedermi come sarebbero andate o andrebbero le cose se la mia vita fosse stata diversa, a volte provavo anche rabbia, sentivo un desiderio di rivincita. Purtroppo nella vita reale si è in balia delle onde non c'è nulla di sicuro o prestabilito, invece nelle opere di fantasia non è così, i personaggi hanno un autore che può farli soffrire, ma sono fortunati perché possono anche avere tutto, in modo garantito, ecco perché ho deciso di scrivere questo romanzo, io ho avuto delle sfortune, ma sulla carta ho potuto decidere una storia diversa e fare in modo che almeno ai miei personaggi andasse meglio, questa è già una rivincita, chi non vorrebbe avere un Lyndon nella propria vita? Inoltre essendo uno dei generi che amo di più, volevo che il mio primo libro fosse un urban fantasy, quindi ho dovuto riflettere molto su come riuscire ad concatenare realismo e surrealismo, una delle difficoltà maggiori è stata decidere cosa o chi avrebbero dovuto essere i protagonisti, dato che i vampiri e altre creature erano state già sfruttate moltissimo, temevo di diventare ripetitivo, mentre io volevo essere più originale, raccontare qualcosa di nuovo. La mia scelta ricadde sui folletti, ma non ne ero ancora convinto, finché facendo ricerche su internet, lessi la descrizione dei Daoine Sidhe, a quel punto era scacco matto. Le fonti di ispirazione di The Fairy One sono tante, ma le maggiori sono: The Vampire Diaries e la serie TV Charmed, conosciuta in Italia come: Streghe, proprio come nel mio libro, in queste due serie c'è molta magia, ma anche sentimentalismo, in particolare raccontano anche loro di rapporti fraterni molto intensi, inoltre la magia elementale utilizzata dai miei personaggi, è ispirata ai poteri utilizzati dalle protagoniste del fumetto W.I.T.C.H. ma sono presenti anche numerosi omaggi e spunti tratti da vari anime giapponesi, insomma, qualche richiamo qua e là accompagnano personaggi e trama inediti, che spero verranno apprezzati dagli young adults che nell'ultimo decennio ha amato vampiri, licantropi, angeli caduti e alieni, ebbene al loro pubblico vorrei dire che da oggi in poi ci sono anche i folletti in versione sexy.



9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?

Sinceramente, sono mesi che mi sto dando pizzicotti sul braccio, perché non capisco se sia solo un sogno o se stia accadendo per davvero... scherzi a parte, provo un grande senso di soddisfazione, di appagamento e anche di sollievo, perché quando guardo il mio libro, sono felice e sollevato che almeno un sogno della mia vita sia riuscito a realizzarsi.



10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?

Non lo ha letto ancora nessuno, almeno non integralmente, alcuni membri della mia famiglia per ora hanno letto solo i primi capitoli.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Sinceramente non ho mai provato, perché credo che l'audiolibro allontani un po' il lettore da quella che è la magia vera e propria della lettura, negli audiolibri ci sono voci predefinite, invece è più bello che ogni lettore si immagini nella propria testa le ipotetiche voci dei personaggi, ma tutto sommato non la trovo affatto una cattiva idea, soprattutto per i bambini in età prescolare che ancora non hanno imparato a leggere, oppure per gli adulti non vedenti, ma anche per gli studenti di lingua straniera, ascoltare un libro in un'altra lingua sicuramente aiuta ad imparare la pronuncia.

 



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