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BookSprint Edizioni Blog

09 Giu
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Intervista all'autore - Susanna Cappellini

1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?

Sono nata a Livorno, città sanguigna di mare e di vento, ma per qualche anno ho vissuto a Padova, l'altra città che porto nel cuore, discreta ed elegante. Tornata in Toscana da adolescente, non me ne sono più staccata.



2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?

Più di uno, ovviamente. Consiglierei, tra i tanti, “Le ceneri” di Angela di Mc Court, romanzo crudamente poetico, e “Il giovane Holden” di Salinger, classico intramontabile.



3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ e-book?

Sinceramente ne sono dispiaciuta. L'e-book è di certo pratico e conveniente in molte circostanze, ma non potrei mai fare a meno del libro cartaceo. Non riesco proprio a immaginare un mondo privo di librerie: vere, non virtuali.



4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?

Direi un amore innato. Ho imparato a leggere e a scrivere in stampatello a quattro anni, tanto mi affascinava la parola scritta. Già in seconda elementare mi dilettavo a scrivere qualche paginetta. Avendo letto “Piccole Donne”, libro che ho adorato, provavo a scriverne il seguito... per non dovermi separare dalle 'personagge' della famiglia March.



5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?

Il desiderio di costruire una storia in cui realtà e fantasia si contendessero la scena, creando sconcerto non solo nel lettore, ma anche nel protagonista, la cui voce narrante condivide con chi legge dubbi e timori. È anche una voce ironica, però, che sa far sorridere. Volevo una storia ricca di sfumature e di emozioni.



6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?

Più che un messaggio, un incoraggiamento a non aver paura della diversità e ad accettarsi come si è. Questo in primis. Segue l'avvertimento che gli adulti, solo perché tali, non sono necessariamente affidabili, e che la famiglia deve comunque essere un luogo di confronto e un punto di riferimento irrinunciabile.



7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?

Come dicevo prima, ho sempre avuto il desiderio di esprimermi scrivendo, fin da bambina. Lo facevo essenzialmente per me, però. È stato solo in età adulta, quando ho cominciato a insegnare (insegno Lettere in una scuola media), che ho preso coscienza della mia voglia di scrivere per qualcuno, in particolare per i ragazzi. Così sono nati i miei primi libri.



8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?

Scrivere un libro è già di per sé un piacere, dall'inizio alla fine. Che dire di più?



9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?

No, quando mi metto a scrivere so che porterò a compimento il lavoro. Ci sono stati dei rallentamenti, ma non ho mai pensato di non terminarlo. Lo dovevo a Giulio, il mio protagonista.



10. Il suo autore del passato preferito?

Anche qui c'è l'imbarazzo della scelta... i russi, i francesi. Un nome solo mi lascerebbe troppi sensi di colpa. Posso però dire che, quando avevo circa quattordici anni, ho letto “L'urlo e il furore” di William Faulkner e quel libro ha rivoluzionato il mio modo di concepire la struttura narrativa di un testo.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Tutto il bene possibile. La lettura è un bene prezioso, anche se vicaria. Penso a chi, per svariati motivi, non ha la possibilità di farlo, ma anche a chi viaggia molto in auto. Un'idea bellissima!


 

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Venerdì, 09 Giugno 2017 | di @BookSprint Edizioni

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