4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Direi un amore innato. Ho imparato a leggere e a scrivere in stampatello a quattro anni, tanto mi affascinava la parola scritta. Già in seconda elementare mi dilettavo a scrivere qualche paginetta. Avendo letto “Piccole Donne”, libro che ho adorato, provavo a scriverne il seguito... per non dovermi separare dalle 'personagge' della famiglia March.
5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Il desiderio di costruire una storia in cui realtà e fantasia si contendessero la scena, creando sconcerto non solo nel lettore, ma anche nel protagonista, la cui voce narrante condivide con chi legge dubbi e timori. È anche una voce ironica, però, che sa far sorridere. Volevo una storia ricca di sfumature e di emozioni.
6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Più che un messaggio, un incoraggiamento a non aver paura della diversità e ad accettarsi come si è. Questo in primis. Segue l'avvertimento che gli adulti, solo perché tali, non sono necessariamente affidabili, e che la famiglia deve comunque essere un luogo di confronto e un punto di riferimento irrinunciabile.
7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Come dicevo prima, ho sempre avuto il desiderio di esprimermi scrivendo, fin da bambina. Lo facevo essenzialmente per me, però. È stato solo in età adulta, quando ho cominciato a insegnare (insegno Lettere in una scuola media), che ho preso coscienza della mia voglia di scrivere per qualcuno, in particolare per i ragazzi. Così sono nati i miei primi libri.
8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Scrivere un libro è già di per sé un piacere, dall'inizio alla fine. Che dire di più?
9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
No, quando mi metto a scrivere so che porterò a compimento il lavoro. Ci sono stati dei rallentamenti, ma non ho mai pensato di non terminarlo. Lo dovevo a Giulio, il mio protagonista.
10. Il suo autore del passato preferito?
Anche qui c'è l'imbarazzo della scelta... i russi, i francesi. Un nome solo mi lascerebbe troppi sensi di colpa. Posso però dire che, quando avevo circa quattordici anni, ho letto “L'urlo e il furore” di William Faulkner e quel libro ha rivoluzionato il mio modo di concepire la struttura narrativa di un testo.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Tutto il bene possibile. La lettura è un bene prezioso, anche se vicaria. Penso a chi, per svariati motivi, non ha la possibilità di farlo, ma anche a chi viaggia molto in auto. Un'idea bellissima!