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27 Mag
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Intervista all'autore - Gian Francesco Camoni

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?

Mi chiamo Gian Francesco Camoni, ho 64 anni, sono a nato a Pistoia dove attualmente risiedo. Sono un ingegnere elettronico da qualche anno in pensione, sposato con Licia e ho due figlie anche loro sposate e un figlio che per il momento vive in casa con noi. Ho deciso di diventare scrittore a seguito di una curiosa circostanza. Nel dicembre del 2012 una delle figlie, piuttosto impressionata, mi mostrò una foto che aveva scattato nel suo appartamento, dove compariva una misteriosa quanto inquietante mano monca appoggiata sulla spalla del marito. Come un esperto mi ha successivamente spiegato, si trattava solo di un singolare effetto di sovrapposizione d’immagine avvenuto nella memoria digitale della macchina.

Spinto da mia moglie, provai a imbastire un breve romanzo giallo intitolato “La mano”, che prendeva spunto da questo fatto, che scrissi nel giro di una ventina di giorni e successivamente feci stampare. Ho dedicato il libro a Stefano Turchi, nipote di mia moglie ed ex calciatore che nel 2005 ha contratto la sclerosi laterale amiotrofica o SLA. L’idea e il libro piacquero a Stefano che ne ha distribuite diverse centinaia di copie alle persone che sostengono la Onlus da lui creata per aiutare le persone invalidate da questa malattia. La facilità che avevo nello scrivere e inventare le situazioni ed i personaggi mi ha convinto a riprovarci pochi mesi dopo e da allora non ho più smesso. In conclusione ad oggi ha già stampato otto romanzi, tutti sul genere “giallo”.

 



2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?

Nell'arco della giornata aiuto mia moglie a disbrigare le faccende domestiche e a curare i nostri tre nipotini. A parte i mesi invernali per il resto dell’anno curo insieme a mio cognato un podere dove coltiviamo olivi, viti e molte specie di verdure e non manco mai di disputare un’ora di tennis la domenica mattina. Se si aggiunge a tutto questo che non sono un appassionato di computer, dedico alla scrittura solamente un’ora dopo pranzo e altrettanto tempo prima di andare a letto.



3. Il suo autore contemporaneo preferito?

Non ho un autore contemporaneo che prediligo e in genere le mie letture preferite, a parte le riviste di divulgazione scientifica, sono i romanzi giallo/thriller.



4. Perché è nata la sua opera?

Perché lo scrivere, da un iniziale passatempo, si è trasformato in una vera passione. Provo una grande soddisfazione a descrivere il carattere dei personaggi evidenziandole pregi e difetti, i luoghi delle azioni e soprattutto la trama nella quale cerco di depistare il lettore dalla soluzione, spargendo falsi indizi e descrivendo situazioni ingannevoli. È come se ogni volta sfidassi chi legge a capire chi è il colpevole non prima dell’ultima pagina.



5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?

Credo poco, anche se poter condurre una vita tranquilla dal punto di vista affettivo ed economico, avere intorno persone che mi vogliono bene e sono sempre pronte a dare un consiglio o un’idea da sviluppare, mi abbia aiutato molto a formarmi in questa attività.



6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?

Per quanto mi riguarda, nei miei libri cerco di romanzare la realtà perché bastano i telegiornali per raccontarci quella raccapricciante e purtroppo vera che insanguina quasi tutti i nostri giorni. Mi sforzo di fare delle forzature, descrivere situazioni al limite per dare sempre al lettore la possibilità di credere che quello che sta leggendo sia pura opera di fantasia.



7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?

Sono una persona un po’ presuntuosa, per cui tendo a esprimere un giudizio sui temi sociali che tratto, mescolandoli alla trama vera e propria. La violenza sulle donne, i rapporti coniugali, le tendenze sessuali sono argomenti scottanti sui quali ognuno ha, ovviamente, un suo parere personale. Senza voler influenzare il lettore, tengo a dare anche il mio nascondendolo nelle affermazioni dei miei personaggi.



8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?

Sicuramente mia moglie quando mi ha convinto a scrivere il primo libro. “Mi hai sempre detto che ti sarebbe piaciuto scrivere un romanzo” mi disse. “Perché non provi?” Posso inoltre sempre contare sul suo aiuto anche nei momenti nei quali mi sembra di non avere più idee o strappo per l’ennesima volta un capitolo che non mi piace e mi riprometto di smettere di scrivere e dedicarmi alle parole crociate.



9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?

A mia sorella che ha corretto tutti i miei romanzi sia dal punto grammaticale che da quello dell’organizzazione e della fluidità della trama. È un’accanita lettrice, conosce bene l’italiano per il lavoro che ha svolto e non mi risparmia critiche costruttive stante l’ottimo rapporto che ci lega. La mia istruzione prettamente scientifica mi aveva fatto abbandonare l’uso di un italiano scritto corretto e dopo la correzione del primo libro, piena zeppa di sottolineature rosse, ho dovuto, con molta umiltà, rileggermi tutta la grammatica.



10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?

Naturalmente. L’e-book sarà la nuova forma di scrittura del futuro, anche se, come sempre, occorre fare delle precisazioni. I costi ancora non competitivi del lettore elettronico, la diffusione scarsamente capillare dei testi digitali e la naturale preferenza di molti lettori a sfogliare le pagine e sentire il peso fisico del libro tra le mani, renderà lenta la diffusione degli e-book che comunque, a mio avviso, sostituiranno il testo cartaceo.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Sicuramente un’alternativa interessante, al momento indirizzata soprattutto a coloro che presentano alcune disabilità e a coloro a cui costa fatica anche leggere.

 

 

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Lunedì, 29 Maggio 2017 | di @BookSprint Edizioni

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