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10 Mar
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Intervista all'autore - Marco Mitidieri

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?

Dipende molto da ciò che ho intenzione di scrivere. In breve direi che è un'operazione taumaturgica, un atto di psicomagia. È la trasformazione di un vissuto, più o meno reale, dal concetto alla forma. Più che a un'emozione penserei a un vero e proprio stato di illuminazione.



2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?

Molto, forse tutto.




3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.

Ha significato, e ancora significa, che il mio pensiero non accetta una visione precostituita del mondo in cui viviamo. Ma soprattutto che non è vero che la creazione di un'altra società è impossibile perché inconciliabile con l'istinto umano, questa è un'ideologia falsa e volgare.



4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?

La scelta è avvenuta prima che cominciassi a scrivere il testo. Il titolo ha rappresentato una sorta di monito costante per le pagine a seguire.



5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?

Beh, se decidessi di vivere in un'isola deserta mi piacerebbe ridere e far festa. Probabilmente porterei con me Fiesta di Ernest Hemingway.



6. E-book o cartaceo?

Per come la vedo il mezzo conta poco. L'importante è leggere, sempre e ovunque.



7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?

Non l'ho deciso. Ma mi viene in mente una frase di William Azlitt: "Gli unici scrittori impeccabili sono quelli che non hanno mai scritto". E io non sono per nulla impeccabile!



8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?

Ero a casa di amici, due fratelli, laureati senza lavoro. Faceva freddo e non pagavano le bollette da mesi. Cominciarono a litigare, entrambi senza saperne il motivo. Poi si calmarono e rimasero a fissare una pubblicità di prodotti per il corpo in tv. In quell'istante compresi che nessuno dei due aveva colpe, eppure se le attribuivano.



9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?

Non sono mai stato un estimatore del termine soddisfazione. Ma credo sia quello che si prova: una grande soddisfazione.



10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?

La mia ragazza, alla quale devo moltissimo.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Come detto in precedenza non è importante il mezzo. L'arte è sempre figlia di un'epoca specifica e la tecnologia deve supportare il suo ampliamento, persino il suo miglioramento. Trovo che sia utile e piacevole nei lunghi viaggi.

 

 

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