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14 Feb
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Intervista all'autore - Pina Blasi Gaudio

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?

Non è mai facile parlare della propria vita, soprattutto se il percorso è lungo, complesso e articolato. Ho vissuto a Cosenza ed ho trascorso il periodo universitario a Napoli, dopo aver insegnato con passione per un decennio, ho affiancato mio marito in un’esperienza imprenditoriale ed abbiamo gestito con passione una Casa di Cura privata, di cui eravamo proprietari. Credo che la cosa migliore che io e mio marito abbiamo fatto, nonostante alcuni anni difficili, è stata seguire durante la crescita i nostri figli. Sono diventati infatti due uomini capaci di affrontare la vita lontani dalla nostra città, liberi dagli “intrallazzi” e quindi moralmente forti. Non ho la presunzione di definirmi una scrittrice, posso solo dire di essere una donna che ama descrivere immagini, sensazioni, emozioni e pezzi di vita.



2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?

Solitamente preferisco scrivere al risveglio nelle prime ore del mattino.



3. Il suo autore contemporaneo preferito?

Tra i contemporanei mi ha molto colpito un giovane autore svizzero, Joël Dicker, in particolare il suo romanzo “La verità sul caso Harry Quebert”, in cui si intrecciano con ritmo incalzante storia d’amore e thriller.



4. Perché è nata la sua opera?

Inizialmente scrissi un racconto che rimase chiuso nel cassetto, per il desiderio di fermare sulla carta il “Piccolo Mondo Antico” dove ho trascorso l’infanzia ed alcuni periodi della giovinezza. Dopo molti anni, sentii l’esigenza di riprendere quel racconto e narrarne il prosieguo; in corso d’opera, mi ha stupito il fatto che alcuni nuovi personaggi mi abbiano suggerito le loro storie, come animati da vita propria.



5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?

Molto, perché vivere in un ambiente acculturato, induce a leggere, cercando di trovare nei libri e nella cultura, delle risposte ai nostri “perché”.



6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?

Scrivere per me è un modo per raccontare la realtà, non escludo che in alcuni momenti, a livello inconscio, abbia avvertito la necessità di scrivere anche per evadere dalla realtà.



7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?

Per quanto riguarda la storia non c’è alcun riferimento ad accadimenti reali della mia vita, credo comunque di ritrovare, o forse è meglio dire di aver “trasfuso”, in Lisa il mio modo di sentire e di essere di quando ero giovane.



8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?

Se per stesura si intende la fase creativa nessuno, per quanto riguarda altri aspetti meramente tecnici (es: trascrizione in formato elettronico e fotografie) mi sono stati di valido aiuto mio marito e i miei figli.



9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?

A mio marito.



10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?

Credo di no, perché a mio avviso il fascino del libro cartaceo, non potrà essere mai sostituito completamente da altre forme di lettura.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

L’audiolibro è decisamente un ottimo strumento, perché permette alle persone ipovedenti di usufruire delle opere letterarie; potrebbe essere inoltre gradevole per tutti, se non si corresse il rischio di “assopirsi”, come succede ai bambini quando viene loro letta una fiaba prima di addormentarsi.

 

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