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BookSprint Edizioni Blog

29 Dic
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Intervista all'autore - Mariagrazia La Rosa

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?

Sono nata a Milano nel 1955, sono cresciuta negli anni del “boom” e della speranza. Ho frequentato il liceo classico negli anni ’70, poi ho scelto la facoltà di Chimica e subito dopo la laurea sono stata chiamata da una grande azienda di informatica. Mi sono occupata di informatica per più di trent’anni con impegno, soddisfazione e curiosità, svolgendo attività commerciali che attraverso gli incontri con le persone hanno reso il mio lavoro sempre diverso e appassionante. L’impronta “umanistica” è rimasta viva in me: nel tempo libero mi piace scrivere piccole composizioni, e ogni anno partecipo ad un concorso letterario in cui ho vinto diversi premi. L’idea di scrivere un libro è sempre stata un sogno nel cassetto, ma gli impegni e la preoccupazione di non riuscire a portarlo a termine mi hanno sempre trattenuta dal farlo.

L’occasione è venuta da una circostanza importante della mia vita. Infatti ho avuto il dono di una bella famiglia e ho due figli, uno naturale e uno adottivo. L’adozione è un desiderio nato nel mio cuore ai tempi del liceo (insieme a quello di scrivere un libro!), un cammino d’amore reciproco di cui però è difficile immaginare tutte le possibili implicazioni e problematiche. Come mamma adottiva, confrontandomi con altre mamme adottive, ho incontrato situazioni che mi hanno spinta a prendere carta e penna per dare voce a queste storie “di gioie e dolori”. Così è nato il “nostro” primo libro. Le storie continuano, quindi potrebbe essere il primo di una serie… chissà, forse ho trovato davvero quello che voglio “fare da grande”…



2. Il suo autore contemporaneo preferito?

È una giornalista e scrittrice italiana, Brunella Gasperini, deliziosa nella semplicità dello scrivere, profonda nel racconto dei sentimenti e già così “avanti” negli anni ’70 riguardo al pensiero e alla condizione femminile. Una giornalista che attraverso la “posta del cuore” ha raggiunto le persone anche più semplici con i suoi messaggi su tutte le questioni sociali più importanti; e una scrittrice arguta che con la leggerezza delle sue opere ha scosso la mia anima di adolescente e poi di donna, regalandomi lezioni di tolleranza ed emozioni indimenticabili. Ricordo in particolare il suo primo libro che ho letto, “Fanali gialli”, una pittura della periferia milanese e dei caratteri di adolescenti e genitori che negli anni del liceo mi aveva incantata e commossa. E ricordo la sua teoria del “lato in fiore”, il buono che c’è in ogni persona: una grande lezione di accoglienza e di rispetto.



3. Perché è nata la sua opera?

È un’opera scritta a molte mani, e raccoglie le testimonianze di adozioni vissute tra grandi difficoltà, inaspettate dagli stessi genitori adottivi. Parliamo di comportamenti oppositivi, aggressività, problemi psichiatrici e giuridici, dipendenze da alcol e droga, gravidanze precoci e nipotini da proteggere… un universo di fatiche che i genitori adottivi si trovano a volte sulle spalle, retaggio dell’abbandono e dei traumi passati. Di queste fatiche si parla poco volentieri, soprattutto per proteggere i figli; e i genitori si sentono spesso inadeguati, vengono giudicati, si vergognano di chiedere aiuto. Questo libro nasce proprio con l’obiettivo ambizioso di squarciare il velo su questo lato oscuro dell’adozione, su quello che nessuno racconta. È una testimonianza avvincente e reale che vuole far conoscere questo mondo “di gioie e dolori”: per informare chi non lo conosce, per aiutare chi ne ha bisogno, per sensibilizzare le istituzioni e suggerire nuovi spunti e strategie di supporto a queste famiglie. Inoltre, molti genitori di adolescenti (e oltre) anche non adottati attraversano momenti di difficoltà; i figli sono esposti a incontri e ad un nuovo bombardamento mediatico che non li proteggono dai rischi e dalle devianze; le tentazioni, le dipendenze, l’inesperienza, il miraggio dei guadagni facili fanno sì che nessun giovane sia al sicuro. Molti genitori, adottivi ma anche non, si trovano a sperimentare situazioni che mai avrebbero immaginato per la propria famiglia. Questo libro dunque è per tutti: perché’ si incominci a capire che questi genitori non sono inadeguati, ma anzi eroici, e per trasformare il giudizio in accoglienza e rispetto. Per conoscere meglio il libro: www.mammemad.webs.com



4. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?

Il contesto sociale è sempre riflesso in quello che scriviamo. In questo caso, il libro è scritto a molte mani (anzi “a molte voci”), e si può trovare l’influenza dei vari contesti in ciascuna delle testimonianze. Le mamme sono tutte diverse tra loro per provenienza, famiglia, storia personale… le pagine sono quindi variegate dall’intreccio delle voci, ognuna con le sue peculiarità e i suoi colori. Volutamente non sono intervenuta e non ho uniformato in nessun modo gli stili e le emozioni che ciascuna delle protagoniste trasmette. In sottofondo c’è la motivazione comune che ha spinto queste mamme all’adozione, il desiderio di accogliere un bambino rimasto solo; c’è l’aspettativa di formare una famiglia “normale” e lo stupore per le difficoltà inaspettate; e c’è il disagio per sentirsi incompresi da un contesto sociale che non conosce e giudica.



5. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?

È certamente un modo per raccontare la realtà. Parliamo di storie vere, vissute sulla pelle di figli e genitori, che le mamme raccontano senza veli in prima persona, e che ho voluto raccogliere proprio perché’ le sento così vere e vicine. Ho cercato di trasmettere le loro emozioni e di rappresentare nel modo più possibile aderente alla realtà la loro fatica, il loro coraggio, e soprattutto la loro speranza. Perché’ il libro parla di fiducia e di speranza, di strategie per affrontare la crisi, di come “attraversare l’inferno portando i figli in braccio per salvarli”. Undici esperienze reali, che rappresentano le molte altre battaglie che ogni giorno tante famiglie adottive combattono.



6. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?

Come dicevo sono mamma naturale e adottiva. Ho soltanto raccolto le storie, ma il tessuto comune è quello della scelta adottiva e condivido, se non problemi così gravi, molte emozioni e motivazioni di queste mamme. Conoscerle mi ha permesso di approfondire alcuni aspetti caratteristici dei bambini adottati, come il disturbo di attaccamento, che è descritto nel libro e sul quale è riportata anche una piccola ricerca in Appendice. Dalle testimonianze riportate nel libro ho capito che si possono presentare situazioni anche molto gravi, che la chiave di volta è sempre in mano ai figli e il cambiamento deve incominciare dentro di loro; ma che è importante non cedere le armi e mantenere sempre accesa la speranza. È un’esperienza di cui farò tesoro per cercare di prevenire i problemi più gravi, e nel caso per aiutarmi ad affrontarli.



7. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?

Naturalmente sono state fondamentali le mamme che hanno scritto le loro testimonianze, mamme coraggiose e bravissime scrittrici, che ringrazio per avermi permesso di raccogliere le loro storie e le loro conversazioni. Ringrazio anche la mamma che ha fondato il Forum nel quale le mamme si sono conosciute e hanno potuto confidarsi liberamente. Nel libro c’è un’introduzione emozionante che racconta come è nato questo luogo di scambio di esperienze, questo luogo di disperazione e di speranza. Fondamentale la mia famiglia, che mi ha compreso, sostenuto e ispirato nella fatica letteraria. Importantissimo poi il contributo di mia cugina Margherita (Margo’ Volo), attrice e mamma, che rappresenta fatica e coraggio nell’espressione intensa della copertina… e che sta curando la realizzazione dello spettacolo teatrale ispirato al libro, che andrà in scena a Milano, al Teatro Spazio Avirex Tertulliano dal 24 al 28 maggio: http://www.spaziotertulliano.it/Spazio_Tertulliano/mad.html



8. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?

La prima persona che ha letto le bozze, capitolo per capitolo man mano che il libro si componeva, è stata la mia amica “libraia”… la chiamo così perché’ ha una lunga esperienza nell’editoria; voglio ringraziare anche lei per i suoi preziosi consigli, soprattutto nella fase di scelta dell’Editore. Tra i primi a leggere qualche capitolo della prima bozza cartacea è stato anche mio figlio adottivo; è stato interessante, ed emozionante, commentare insieme a lui alcuni passaggi. Gli regalerò il libro per Natale, e spero che possa essere per lui occasione di riflessione e spunto per aprirsi e affrontare, insieme o per conto suo, i suoi fantasmi e le difficoltà di giovane uomo dalla storia complicata.



9. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?

La mia storia professionale nel settore dell’informatica mi rende naturalmente aperta all’universo digitale e ai nuovi mezzi di comunicazione. Da diversi anni utilizzo un e-reader, che ha liberato le mie valigie di vacanza dal peso di numerosi libri. Non avrei mai scelto una proposta editoriale che non prevedesse anche la conversione in e-book. Devo dire tuttavia che ricevere la prima bozza del libro “in carta e inchiostro”, è stata un’esperienza estremamente emozionante. Devo anche dire, per l’esperienza dell’ultima fase di correzione, che leggere il libro in formato elettronico non è la stessa cosa che nel formato cartaceo. Il libro cartaceo da’ un riscontro fisico di respiro alla narrazione che “non passa” nel formato elettronico. Questa almeno è la mia impressione, non so quanto oggettiva o viziata da un fatto culturale di affezione al formato cartaceo. La risposta è quindi sì, l’e-book è un canale di diffusione strategico, estremamente comodo, di costo ridotto e di largo impiego soprattutto in certe situazioni (viaggi, letture serali)… non sostituisce però l’efficacia della lettura tradizionale, perché’ secondo me non trasmette per intero l’atmosfera, le emozioni e il ritmo della narrazione.



10. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

L’audiolibro è un’invenzione straordinaria nella sua semplicità, comodissimo per riempire con storie e conoscenza le situazioni più varie, i tempi morti di viaggio, di attesa in coda, … tutto il tempo inutile della nostra vita. Il tempo è la nostra risorsa più preziosa, e utilizzarlo per nutrire il cervello mentre le mani sono impegnate è un’idea fantastica! In Italia è molto poco diffuso, e devo dire che io stessa, per quanto lo trovi un’ottima idea, non l’ho mai utilizzato. Per me valgono anche tutte le considerazioni che ho già esposto, di affezione alla lettura nel formato in carta e inchiostro. Penso in definitiva che anche questo sia un formato destinato a diffondersi, e che entrambi, l’e-book e l’audiolibro, siano canali editoriali in crescita, ciascuno con le proprie caratteristiche e particolarmente adatti ad utilizzi specifici. Credo comunque che il libro cartaceo, con le sue caratteristiche di familiarità, immediatezza e respiro narrativo, oltre all’importante proprietà di conservarsi meglio nel tempo rispetto al formato elettronico, sopravvivrà’ ancora a lungo… perderà qualche quota di mercato… ma infine forse non tramonterà mai.

 

 

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