Quello che mi affascina è il presente, questo istante stesso in cui sto scrivendo queste parole. L'attimo fuggente: questo è quello che più mi interessa. Un momento infinitamente piccolo e infinitamente grande che ci porta da passato a futuro in modo costante. Un attimo che c'è sempre e svanisce subito. A questo si collega il dire da dove vengo. Non vengo, non vado sto qui con me costantemente. La verità è ambigua e il dire da dove vengo è pura utopia: non lo so nemmeno io. Il passato non riesco a raccontarlo. E' pura finzione. Il futuro non lo conosco: è un'altra illusione. Il presente è l'unico luogo di cui so dire veramente, senza ambiguità...forse so dire. Scrivere per me è un modo di esprimere il vuoto totale che ci circonda, l'illusione di questa vita tra un infinito nulla passato un infinito nulla futuro. Scrivere per rappresentare la felicità di questo magico stato illusorio, scrivere per raccontare dell'unica cosa che vale e che ha senso: l'amore. Il resto è non senso.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non c'è un momento preciso, non posso dire quando è il momento di scrivere. Una giornata è fatta di 101.000 battiti circa in questo frangente di tempo arriva quel battito che accende la fiamma, genera l'ansia di produrre senso, di chiarire i pensieri in qualcosa di più denso e concreto che è la scrittura. Ogni fottuto attimo della vita è il momento giusto per iniziare a scrivere ma sempre dopo un'emozione, dieci emozioni, cento emozioni e sempre prima di provarne un'altra ancora. Per scrivere bisogna cogliere l'attimo, passato il quale tutto svanisce anche la voglia di farlo.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Uno solo è difficile anche se sopra a tutti ci metto Milan Kundera ma mi coinvolgono anche Andrea De Carlo e Chuck Palahniuk oppure dal passato Kafka, Pirandello, Svevo. Per la poesia metterei insieme Vasco Rossi, Ada Merini e Pablo Neruda. Tra i cantautori c'è tanta poesia interessante. Mi piace ascoltare le canzoni italiane che contengono tanta ottima scrittura.
4. Perché è nata la sua opera?
Per amore. Un amore difficile, a volte incomprensibile, sofferto, maturo ma infantile. Contraddittorio. Come la vita. Cinzia mi ha tolto il fiato, mi ha dannato all'eterna insoddisfazione. Mi ha fatto vedere il paradiso e me lo ha tolto dalle mani. Io ci ho messo del mio per perderlo: lì in mezzo ci stanno tutte le "PAROLE INUTILI" che ho composto mentre vivevo quelle emozioni. Proprio questo doveva essere il titolo del libro poi cambiato in "Infinito finito".
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
È come chiedere quanto l'acqua dipende dalla sua fonte. Non ho alternative: la mia fonte è il contesto sociale nel quale vivo, ho vissuto, vivrò. Questo sono e non potrei essere altro: sono il prodotto interno lordo del mio contesto sociale. Il DNA ha fatto il resto.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Scrivere scarica adrenalina. Scrivere è un atto creativo, è la produzione dell'anima di cui non è certa l'esistenza e solo con atti creativi (scrittura, danza, architettura, pittura, musica...) si cerca di scoprirne il volto. Il volto oscuro dell'anima. Un volto che non esiste mai tranne poi vederne le tracce sulla neve, come le impronte dello Yeti, grazie all'opera creativa di un qualche folle artista. Io mi sento folle ma non artista. O forse mi sento artista ma non folle abbastanza. La realtà è impossibile da raccontare perché la realtà non esiste. Viviamo una infinita finita illusione e con lo scrivere si cerca di metterla nero su bianco ma è completamente inutile. Tutto con il tempo svanisce nel nulla perché siamo nulla.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
100%.
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Cinzia F. Senza di lei non esisterebbe il libro. Magari esisterebbe un romanzo che ho iniziato prima di conoscerla e interrotto perché le emozioni che raccontavo in quel libro erano cambiate. Dentro quest'opera c'è una donna ma c'è soprattutto il rapporto uomo e donna che genera scintille: fuochi d'artificio ed esplosioni di guerra. C'è il pensiero profondo dell'esistenza, c'è l'amore che esalta e uccide. C'è un viaggio sulle montagne russe. Si sale e si scende e poi si lascia la carrozza, forse.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Cinzia F. non poteva che essere così. Ogni poesia è stata scritta per lei e a lei invita ancora prima che pensassi a metterle insieme scritte sulla carta. Sono tutte nate sul telefonino e inviate via sms. Quando ho generato la prima copia e a lei che l'ho donata. Ripeto: non poteva che essere così. Chi però lo leggerà potrà ritrovarsi, perché l'amore, quando è descritto senza farsi condizionare da questa abusata parola, ha dentro di sé la sete dell'esistenza, il sapore del viaggio, il tutto unito nell'unico, l'essenza dell'essere umano. Ci si ritrova per forza, anche se non ci si riconosce.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?
Sì e no. Come il futuro della radio non è stata la televisione. Di certo l'e-book è il futuro ma i libri di carta ci saranno sempre.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Per la poesia gli audiolibri hanno preso il sopravvento e sono i cantautori: ci hanno aggiunto anche la musica. Per i libri, gli audiolibri sono i film a cui hanno aggiunto anche le immagini. Tutto può andare bene, sono amante delle infinite frontiere e del perenne viaggio di Ulisse alla ricerca dell'ignoto ma Penelope esisterà sempre e alla fine, come succede ad Ulisse, mi piace tornare da lei.