2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non ho un momento particolare in cui preferisco scrivere, scrivo se ho tempo e se sono inspirato a farlo. Preferibilmente credo di avere scritto maggiormente nelle ore serali, tardo pomeriggio o dopo cena.La mattina lavoro quasi sempre, non ho mai sperimentato la scrittura mattutina!
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Direi Umberto Eco per “Il Nome della Rosa”, ma devo confessare di non essere mai stato un gran lettore. Tendo a leggere libri storici, ultimamente soprattutto quelli legati alla storia della navigazione, della vela...
4. Perché è nata la sua opera?
È nata perché ho voluto fissare sulla carta (verba volant..) alcuni ricordi che fanno parte della mia vita, avvedo recentemente subito un grosso fascino dal tempo che passa, che per me è piuttosto misterioso. A volte penso al passato e lo rivedo come un presente, d'altra parte gli istanti che compongono il tempo sono tutti attaccati l'uno all'altro. Il libro è nato così come inizia, guardavo fuori dalla finestra durante una giornata nebbiosa, ho colto la similitudine tra la nebbia, che sbiadisce gli oggetti, con il tempo che sbiadisce i ricordi. Da lì sono partito a scrivere.Poi alla fine mi sono ritrovato a fare qualche considerazione sulla vita.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Penso in tutto, credo di essere ovviamente figlio del mondo, delle idee e persone che ho frequentato, dei fatti cui ho assistito, degli studi fatti, dei professori di scuola che ho avuto. Non a caso dedico anche al mio prof. di italiano e latino il libro.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Credo sia entrambe le cose. Evasione perché quando scrivo sono soltanto io, non sto parlando con nessuno se non con me stesso, sto ascoltando solo il mio cervello, è come se finalmente potessi dedicarmi solo ai miei pensieri. D'altra parte scrivo di cose reali, mi rifaccio a fatti avvenuti, magari talvolta "romanzandoli", anche se in questo libro credo di essere stato abbastanza fedele a quello che penso sia la realtà. In un precedente libro, non ancora pubblicato, lavoro di fantasia anche se le idee mi vengono comunque dal mondo reale. Ho notato che scrivere mi induce ad approfondire, studiare. In questo libro per esempio, trovandomi a narrare di come io ho vissuto la vicenda del rapimento di Aldo Moro, mi sono trovato a leggere tutte le lettere che scrisse dalla sua prigionia, cosa che non avevo mai pensato di fare prima.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
In questo libro c' è buona parte del Luca degli anni che furono. Ora ho 52 anni, nel libro sono un ragazzino.
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Ho avuto l'incoraggiamento della mia compagna Marta ed il parere positivo della mia amica Bianca, che mi hanno dato fiducia. Mentre scrivevo pensavo spesso al mio caro professore Adriano Menegoi, che ora purtroppo non c'è più. Anni fa lo incontrai e gli manifestai un certo disagio nell' aver scelto un mestiere lontano dagli studi umanistici e lui mi disse "scrivi!" Così, seppur a distanza di dieci anni, l'ho fatto.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Alla mia compagna Marta, lo ha letto in corso d'opera, poi a Bianca.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?
Penso di no, almeno non esclusivamente; chi ama i libri di solito vuole tenerli nello scaffale, anche se ovviamente il costo ridotto e la possibilità di portare con se centinaia di libri in un tablet offre enormi vantaggi pratici.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Vedo positiva la colonna sonora, non a caso ho citato una canzone di Francesco de Gregori, ma in generale per me la lettura è anche silenzio.