2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Di reale ci sono dei riferimenti ai luoghi, qualche ricordo di quando ero bambino, alcune persone protagoniste di particolari situazioni realmente vissute. Per il resto è una storia d'amore assolutamente inventata.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
È banale ma direi MOLTO. Dopo aver pubblicato il diario sul mio cammino a Santiago de Compostela, ho voluto mettermi alla prova scrivendo un racconto e ne ho scritti tre. Questo è quello che ho sentito più mio, al quale ho voluto dedicare una attenzione particolare, andando a frugare in lontani ricordi mescolandoli poi con una realtà in parte inventata. Una sfida con me stesso. Questa sfida per me è stata molto importante. Ai lettori il giudizio se sono riuscito o no a vincerla suscitando in Loro almeno qualche emozione.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
È stata una scelta difficile che si è articolata man mano con il progredire del racconto. Volevo che il titolo fosse breve e significativo, che quella unica parola racchiudesse l'essenza del racconto e non è stato facile. Il titolo alla fine l'ho deciso dopo l'ennesima rilettura, una settimana prima di darlo alle stampe. Sono convinto che sia quello giusto.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
La prima edizione de "Il gabbiano Jonathan Livingston" di Richard Bach. Lo scrittore certamente Paulo Coelho.
6. E-book o cartaceo?
Amo scrivere con la penna stilografica con il pennino largo e molte parti dei racconti le scrivo con la matita HB/2. Adoro il profumo di carta stampata che si sente nelle librerie. Mi piace vedere il variopinto colore dei dorsi delle copertine, sfogliare i libri e andarli a cercare dopo anni. Devo comunque accettare il progresso anche se a malincuore. Si è capito che sono per il cartaceo?
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Sinceramente non ho mai pensato ad una carriera. Mi piace scrivere come dipingere o andare in moto o in montagna. Le carriere si iniziano quando si è giovani ed io alla mia età, dovrei già essere a fine carriera! È solo un passatempo, una gratificazione anche solo scrivere e portare a compimento l'idea.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Nasce dalla domanda: "Quanta gente torna nella propria città dopo tanti anni e vive le profonde emozioni dei ricordi con nostalgia, amarezza anche con rabbia o con lo sgomento difronte a ciò che non c'è più, come è accaduto a me?" Questa domanda me la sono posta mentre in auto tornavo a casa provando una commozione che cresceva via via che mi allontanavo dalla mia vecchia città nella quale avevo trascorso una giornata girovagando da solo, senza una meta precisa, spinto da una strana curiosità alla ricerca di ricordi più o meno confusi, mescolando realtà e fantasia. Ecco è da questo pensiero che mi è venuta la voglia di trasmettere e condividere quello che avevo provato e darlo ad altri affinché possano riconoscere nel mio racconto le loro emozioni, finalmente nella lettura vedere espresso ciò che hanno provato e che non hanno potuto o saputo esprimere. Chi non ha perduto un amore, un affetto, chi non ha nostalgia delle proprie radici? Ho cercato attraverso le mie parole, di dare loro voce in questo racconto.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
È certamente una forte emozione anche perché ci si trova a tenere nelle mani la fatica, i dubbi, le speranze di mesi se non di anni di lavoro e vederli condensati "lì dentro". E' come conquistare una vetta, è vincere una sfida. È dimostrare di essere stato capace di trasformare idee creando emozioni e ritrovarle in qualche cosa di tangibile in un libro, anzi "Il Mio Libro".
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Una carissima amica che stimo molto e del cui giudizio mi fido moltissimo. Appassionata lettrice e divoratrice di libri, competente e soprattutto estremamente severa nel dare giudizi.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Ricordo le fiabe sonore degli anni ’66/70 di quando mia figlia era piccola, incisi su sottili dischi a 45 giri corredati da grossi albi illustrati da coloratissime figure. Ecco il punto: quelle belle musiche, le voci narranti ascoltate da sole, se non ci fosse stato il libro, avrebbero raccontato storie incomplete, tanto che una volta smarrito l'albo, quella favola non la si ascoltava più. Sfogliare anche poche pagine, leggere, osservare i colori, guardare le lettere, pronunciarle vuol dire trasferire emozioni. Comunque lo trovo senza dubbio un validissimo aiuto per chi non ha la fortuna di poter leggere o di sfogliare un libro. Dalle innovazioni, ad ogni modo, c'è sempre qualche cosa di buono da apprendere. Forse oggi, ci sarà già qualcuno che fa jogging ascoltando l'Amleto! Possibile che non si abbia più il tempo e la voglia di sfogliare due pagine?!