3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ e-book?
Sono favorevole fino ad certo punto nella sostituzione del libro cartaceo con l'ebook. Ben venga per preservare e rendere fruibile un libro alla maggior parte di persone che magari fisicamente non possono averlo. Ma quando si può, si deve comprare il libro, sentirne il peso, odorarne le pagine, toccarlo, insomma sentirlo come una presenza e non solo come una voce. Io amo tutto quello che è scritto. mi perdo nel leggere anche piccoli giornalini di paese o semplici brochure, faccio attenzione all'impostazione, alla grafica, ai colori. Ad un innamorato della carta stampata non si chiedere di sostituirlo con l'e-book!
4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
L'ispirazione a scrivere qualcosa è il classico colpo di fulmine, quando sì è convinti di avere trovato la storia giusta, la parola illuminate. Ma dopo questo momento estatico non bisogna sottovalutare il lavoro e quindi la ponderazione che per giorni, mesi, anni può accompagnare lo scrittore sino alla stesura finale. Un grande della letteratura italiana, Vittorio Alfieri, divideva in tre fasi i momenti che portano alla realizzazione del libro: ideare, stendere e verseggiare. In queste tre azioni c'è il colpo di fulmine che consiste nell'ideazione ma dopo questa deve essere confortata dal momento della riflessione e del lavoro paziente di rifinitura.
5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Con questo libro “Lame di buio dal passato” ho voluto cimentarmi con un genere di più ampio respiro che sviluppasse vicende diverse che si intersecano tra loro. Ma al di là di questo credo che il vero motivo per cui si scrive un libro è perché si crede di avere dentro qualcosa di particolare, di originale di cui si sente quasi il bisogno fisico della condivisione. Diceva Pirandello quando accudiva la moglie malata ed era impedito dall'uscire di casa : la vita si vive o si scrive. Ecco nella mia vita ci sono stati momenti in cui ho dovuta viverla anche intensamente ed altri dove sono stato costretto a scrivere ovvero ho avuto la possibilità di fermarmi e fare un quadro della mia vita che ho affidato alle pagine di questo libro.
6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Si tratta di un invito a compiere un simbolico viaggio alla scoperta o riscoperta dei nostri sentimenti più veri che spesso viviamo distrattamente senza dare loro l’importanza che meritano. Spesso distratti dalle incombenze della quotidianità ci trasciniamo lasciandoci vivere senza assaporare a fondo il vero sapore della nostra vita. Ecco un messaggio che invita alla riflessione, al reset mentale, potrei anche dire alla meditazione perché diversi personaggi del romanzo portano avanti tesi di filosofia esistenzialista su cui il lettore meno distratto potrà confrontarsi.
7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Posso affermare senza presunzione che io sono nato scrittore perché sin da piccolissimo ho sempre avuto il piacere di mettere su carta quelli che potevano essere i miei sentimenti, le emozioni, gli amori, le avventure più originali. Crescendo ho cominciato a dare dignità artistica ai miei scritti componendo poesie, testi di canzoni, racconti. Certamente gli studi universitari hanno rafforzato in me la passione per la lettura e quindi per la scrittura. Perché non si può scrivere se non si è infaticabili lettori. A me leggere è sempre piaciuto sin da quando ho imparato a riconoscere le parole. Non ho mai considerato la lettura un'attività faticosa da cui fuggire anzi per me spesso è il sale della vita.
8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Certamente. Riguarda proprio la nascita del libro. Ero studente del quinto liceo e dopo avere studiato ed amato Pirandello avevo di deciso di cimentarmi nella composizione di un atto unico da potere rappresentare in classe. Composi così “Delirio d'amore” che è poi stato integrato nel romanzo che ho pubblicato. Ricordo che le prime lettrici sono state le mie compagne di classe che tra una lezione e l'altro ( a volte durante la lezione) leggevano avidamente quella strana storia d'amore.
9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
Non è che mi fossi mai posto il problema di finire il libro perché per scrivere è stato ed è un atto liberatorio e catartico che in certi momenti ti obbliga a mettere nero su bianco i tuoi pensieri, le tue emozioni. Devo invece dire che mi è quasi dispiaciuto mettere la parola fine al romanzo perché mi ero in qualche modo affezionato ai vari personaggi. Ma alla fine ha prevalso il desiderio di condividere con gli altri la mia visione del mondo e perché no, fare innamorare anche loro dei miei personaggi.
10. Il suo autore del passato preferito?
Beh, ad un docente di letteratura italiana è difficile fare questa domanda perché salvo rarissime eccezioni ho amato e amo ogni autore della letteratura. Dovendo proprio scegliere direi Giacomo Leopardi per la poesia e Luigi Pirandello per la prosa. Sono autori che hanno trattato tematiche molto diverse ma che in egual modo mi hanno affascinato e hanno contribuito alla mia crescita personale e culturale.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Molto interessante però da usare non in sostituzione del libro stampato. Soprattutto le nuove generazioni scrivono male, e questo lo noto da docente. Se togliamo loro anche il confronto con la carta stampata presto avremo una generazione di persone che non saprà neanche più tenere la penna in mano. Quindi l'audiolibro può essere un supporto che completa lo studio di un'opera ad esempio imparando la giusta intonazione da dare alle frasi per evitare una lettura piatta e banalizzante.