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BookSprint Edizioni Blog

20 Ago
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Intervista all'autore - Marilisa Lasorsa

1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?

Sono nata e cresciuta a Corato, un paese della meravigliosa Puglia. A Corato si vive bene, è un paese tranquillo. La mia famiglia vive qui da generazioni. Ciò che amo del mio territorio è la Murgia con le sue distese di rocce e cespugli. Adoro le nostre campagne, le distese di grano e l'argento delle foglie d'ulivo.



2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?

“Il piccolo principe” Perché in quel libro c'è tutto ciò che bisogna sapere per vivere: c'è l'amore e questo è spiegato con semplicità e onestà. Io credo che gli adolescenti abbiano bisogno, più di ogni altra cosa, di sapere cosa sia l'amore per un altro essere. Io ho letto “Il piccolo principe” a 26 anni e ho pensato subito "perché non l'ho letto prima?". Che sia questo o qualsiasi altro libro, è bene che gli adolescenti leggano testi di qualità, perché il rischio è che si abituino alla mediocrità. Devono leggere testi belli, scritti bene, affinché producano a loro volta una letteratura di un certo livello. Spesso si crede che alcuni testi siano troppo difficili per loro e si cerca di proteggerli da alcuni argomenti, ma è confrontandosi con qualcosa di più grande che si cresce e si imparano le cose o, magari, si impara a riconoscere di non sapere.



3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ e-book?

Trovo sia triste. L'atto del leggere non riguarda solo gli occhi e l'indice di una persona: l'atto del leggere coinvolge l'olfatto ed il tatto, oltre che la vista. Un libro non si legge soltanto: si vive. Si sottolinea una frase particolarmente intensa, si annotano i pensieri a margine, si piega l'angolo della pagina per ricordare, ci si attacca sopra un post-it. Un libro vive anche dopo che lo si è letto e, fin che morte non ci separi, ce lo ritroviamo davanti su di uno scaffale, lo prendiamo, lo spolveriamo, lo sfogliamo velocemente ed esso rivive. I ricordi riaffiorano. L'occhio cade su quella frase sottolineata, su una dedica scritta in prima pagina da una persona che non vediamo da anni. I libri vivono. E, quando noi moriamo, i nostri cari li ereditano e se ne prendono cura al posto nostro. I libri sono oggetti inanimati con un'intensa storia da raccontare e custodire.



4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?

Io amo scrivere. Ho imparato a scrivere e a leggere a 3 anni, senza l'aiuto di nessuno; a 6 anni scrivevo poesie alla luna; a 9 racconti sulla morte... Ed eccomi qui, a 27 anni, a leggere le mie frasi da qualcosa di diverso rispetto alla solita agendina che ho in borsa. La scrittura nella mia vita c'è sempre stata. Ma non come una fedele compagna di vita: la scrittura è un'amante. Di quelle amanti che cominciano con l'essere un passatempo e finiscono, senza che tu te ne renda conto, col diventare un'esigenza. Così cerchi di tenerla nascosta più che puoi, di tenerla per te, e poi la vuoi così tanto e così intensamente che finisci per ritrovarti con lei tra la gente, mani nelle mani, labbra nelle labbra, come se tutto il resto non esistesse. Ci siete tu e lei ... E al diavolo il resto!



5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?

Sembra sciocco e allo stesso tempo sinistro, ma da un po' ho la sensazione che la mia vita debba finire prima del tempo e volevo lasciare qualcosa di me alle persone che amo. Non l'ho fatto per gloria né per denaro... L'ho fatto affinché ad alcuni rimanga un pezzo di me. Per la memoria, insomma, come gli antichi greci.



6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?

Nessuno. Non ho messaggi da trasmettere. Dell'arte ho una concezione gadameriana: è chi fruisce dell'opera d'arte che dà significato a questa. Si instaura un circolo ermeneutico in cui la parte attiva è proprio il lettore. A volte l'opera d'arte trasmette messaggi che l'autore ignorava o, al contrario, il messaggio che l'autore voleva trasmettere non raggiunge alcun destinatario. Il lettore fa esistere e regala senso ai miei versi.



7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?

Da bambina volevo fare la scrittrice. Il sogno è rimasto tale. L'aver pubblicato una manciata di poesie non fa di me una scrittrice, non come io intendo l'essere una scrittrice. Forse un giorno realizzerò il mio sogno... Fino ad allora la mia vita sarà incompleta, mancherà di qualcosa.



8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?

No.



9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?

No.



10. Il suo autore del passato preferito?

Da piccola ho letto "Le metamorfosi" di Apuleio e questo testo mi è rimasto nel cuore.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Non sono nessuno per esprimere giudizi, ma credo che l' audiolibro costringa il fruitore in una sorta di passività. Io credo che l'audiolibro possa trascinare ulteriormente l'uomo verso l'analfabetismo. I nostri ragazzi non sanno scrivere, fanno errori grammaticali anche gravi e se li portano avanti per tutta la vita. L'unico antidoto a questo degrado è la lettura. Attraverso la lettura possiamo correggere i nostri errori, non attraverso l'ascolto.



 

 

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Giovedì, 20 Agosto 2015 | di @BookSprint Edizioni

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