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23 Lug
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Intervista all'autore - Άγγελος Σονάυπαρ

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?

Per me scrivere vuol dire fermare il tempo per poterlo riprendere di tanto in tanto. Mentre scrivo sento come un fiume che scorre veloce e che non riesco a fermare. Scrivere su una tastiera mi aiuta a non perdere i pensieri (vado più veloce) ciò succede, invece, se uso la penna. Se l'argomento mi interessa in modo particolare sarei capace di scrivere per ore, anche 12 pagine senza fermarmi. Sono felice senza orgoglio ma come leggessi di un'altra persona. Emozioni? Mi domando perché tante emozioni non sono così comuni o, per lo meno, perché tanti hanno paura di esprimerle? Ciò indipendentemente da una pubblicazione. Mentre scrivo trovo affascinante scoprire che, in quel “sacco” delle conoscenze acquisite o innate, c'era tanto che era in attesa di venire a galla.




2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?

Molto è reale ma non in quelle dimensioni. Quando hai un ideale da raggiungere lo vedi sempre oltre le tue forze ma non devi sminuirlo altrimenti ne realizzi sempre meno. In questo poema c'è di me, dei miei compagni di viaggio, dei miei educatori e... l'esempio ineguagliabile di Chi (Gesù) mi ha voluto su questa strada.



3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.

All'inizio solo voglia di mettere in versi i pensieri del momento. La poesia ti permette di vincere ogni rispetto umano e di vederti in una dimensione di felicità semplice ma indescrivibile. Forse anche la voglia di tracciarmi una strada e tratteggiare uno schema da seguire con la consapevolezza che la vita ti costringe o ti richiede spesso di ribaltare tutto ciò che una penna aveva tracciato in antecedenza. Ora ho uno struggente desiderio di richiedere al mondo fiducia in quest'essere fragile, tanto fragile più del cristallo quale può essere un sacerdote, ma che è indispensabile perché gli uomini non sciupino la vita pensando di realizzarla senza rapportarsi costantemente a Dio.



4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?

Ho scelto in 15 secondi (chiaramente non li ho contati). Dopo aver chiesto ad un mio amico di dattilografare quanto avevo scritto con penna, alla sua domanda: "Che titolo vuoi dargli?" Confesso che non ci avevo pensato perché mi ero ripromesso di farlo alla fine ma ... in un attimo ho detto: "È stupendo l'Amore!".



5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?

Devo confessare che ho un brutto vizio: non cercare mai di memorizzare l'autore del libro che leggo, eccetto quelli imposti a suo tempo dalla scuola. Come argomento di lettura, su un'isola deserta porterei come primo libro l'Odissea e si comprende il perché leggendo quest’opera. Sceglierei senz'altro argomenti sulla natura scritti anche con finalità scientifica. Tra questi non mancherebbe qualche libro sull'astronomia. Porterei anche opuscoletti speculativi di vario genere. Li leggerei tutti contemporaneamente col proposito di terminare la lettura al ritorno. Buona parte del tempo lo riserverei ad una lettura meditativa su ciò che mi circonda e ce ne sarebbe da vendere...



6. E-book o cartaceo?

Risposta secca: Cartaceo. Il digitale è un utile supporto nel viaggio o per rigustare ciò che hai provato col cartaceo. Il tatto è indispensabile per appropriarsi del fascino che il libro trasmette.



7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?

Ho sempre scritto per me e per gli altri. Quanti files memorizzati sull'hard disk! C'è anche qualcosa di prosa in cantiere ma il tempo è tiranno. Ci sono delle priorità nella vita cui non bisogna sottrarsi. Se qualcuno accetterà questo primo lavoro dato al pubblico, forse una spinta in più per un'altra pubblicazione l'avrò. Altrimenti me la godrò nel mio silenzio.



8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?

A questa domanda credo che si possa trovare una risposta già nella prefazione del libro stesso e mi fermerei lì.



9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?

Non orgoglio per esserne l'autore ma speranza che qualcuno ne voglia trarre profitto. Questo poema è una ode o un inno a Colui che amo sopra ogni cosa. Far conoscere la persona amata è sempre uno dei più alti sentimenti genuini dell'animo umano. Penso sempre che molti, per tanti motivi, leggono una o due pagine e poi dicono: non mi interessa. Poesia? Bah! Religione? Utopia. Mi auguro tanto di aver torto.



10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?

L’ho dato in primo luogo ad un mio confratello eremita. Poi al vescovo dove risiedo



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Magnifica idea specie per i non vedenti ma anche, a seconda dell’argomento, aiuto per poter riflettere in un modo diverso. Quante conferenze ho riascoltato nel buio della notte!



 

 

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Giovedì, 23 Luglio 2015 | di @BookSprint Edizioni

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