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BookSprint Edizioni Blog

18 Apr
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intervista all'autore - Antonio Ciccarino -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
La mia opera è nata per caso, la passione per la scrittura invece ce l’ho dai tempi della scuola.
La molla mi è scattata grazie a un concorso letterario avviato nel mio paese prima del periodo pre-Covid, a cui si partecipava con Aneddoti e Racconti cilentani. Personalmente ho partecipato con diversi racconti e a varie edizioni. Nell’edizione del 2019, con un racconto Noir tra verità e fantasia, mi sono classificato 3°. Quell’ultimo posto sul podio è stato determinante perché ha fatto scattare in me una molla che non mi aspettavo: quella di scrivere un libro, un romanzo. L’ambientazione l’avevo sotto gli occhi: Centola, il mio paese. Il genere scelto è un giallo investigativo, che attraverso le varie fasi delle indagini, mi ha dato la possibilità di far conoscere in maniera indiretta il territorio in cui vivo da sempre: Il Cilento per l’appunto.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Per ragioni di lavoro e impegni di famiglia, purtroppo è poco il tempo che mi riesce di dedicare alla scrittura, cerco allora di sfruttare ogni momento libero, come l’attesa per il pranzo, il dopo pranzo e la sera prima di cenare. Ho tentato di proseguire anche nel dopo cena ma sono stato costretto a cedere alla stanchezza, e alla comodità del divano…
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Come appassionato di storia, leggo molti libri o romanzi sia di storia antica che contemporanea, in particolare sul secondo conflitto mondiale e sulla resistenza. Leggo quindi libri di Primo Levi, Carlo Levi, Fenoglio, Calvino, Mario Rigoni Stern, ecc..
Gli autori da cui ho tratto e traggo maggiormente ispirazione per le mie storie, sono altri e di tutt'altro genere. Fra questi: Francesco Guccini, Antonio Manzini e Andrea Camilleri.
Del primo amo le atmosfere create dai suoi racconti, ambientati fra i boschi nell’appennino emiliano, così diversi dai paesaggi del Cilento, ma accomunati dall'asprezza del territorio e per gli esseri che li popolano cinghiali, volpi, merli, folletti). Di Manzini apprezzo la spontaneità del suo personaggio, Rocco Schiavone delle sue battute rudi e schiette, ma anche delle persone di cui il vicequestore si circonda. Bellissime poi sono le descrizioni che Manzini fa dei paesaggi della Valle d’Aosta, e delle circostanze in cui Schiavone, nel corso delle indagini viene a trovarsi. Di Andrea Camilleri infine, apprezzo i dialoghi in dialetto siciliano dei suoi personaggi.
 
Perché è nata la sua opera?
Dopo aver letto romanzi ambientati nelle zone più svariate d'Italia (nelle Langhe, in Salento, in Barbagia, in Sicilia, ecc.), desideravo ambientare un romanzo nel Cilento, terra meritevole come le altre di essere menzionata, anche se soltanto in un romanzo di fantasia.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Ho passato da un pezzo i 50 anni, vissuti interamente nella terra dove sono nato: il Cilento. Per una mia precisa e sofferta scelta fatta molti anni fa, sono rimasto nei luoghi della mia nascita. Questa resilienza ha inevitabilmente finito per condizionare lo stile della mia scrittura, fatta di personaggi un po’ al margine della società, che come per il Verismo vengono trasformati in perni centrali del racconto.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Le due cose sono entrambi vere. Scrivere, effettivamente mi dà la possibilità di evadere facendomi manipolare vicende e personaggi a mio piacimento. Allo stesso tempo però, descrivo la realtà sia del presente che quella del passato, facendo risaltare gli aspetti che ritengo più opportuni.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Dal mio punto di vista, quando si scrive un romanzo fatto di personaggi inventati, finisce inevitabilmente che questi in qualche modo ci rassomigliano e che vengano inconsciamente accostati a persone che conosciamo, o che abbiamo conosciuto. In conclusione, credo che una parte di me è facile riconoscerla nei miei personaggi.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
In verità ho ascoltato il parere di molti, per primo quello dei miei familiari, ma nessuno è stato fondamentale, poiché avevo già in testa una mia idea.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Al momento, nessuno a parte me e l'Editor ha letto il romanzo. Mi auguro che in futuro, il libro possa essere apprezzato da molti.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Ni, penso che l'ebook sia ormai già a tutti gli effetti entrato a gamba tesa nelle nostre realtà. Credo sia molto comodo soprattutto per chi legge o viaggia tanto, costano meno e non occupano uno spazio fisico nelle nostre case. Lo ritengo quindi valido, in futuro avremmo sempre più lettori digitali, ne sono sicuro. Non credo però che la maggior parte dei lettori abbandoni il cartaceo, anch'io lo preferisco per diverse ragioni, tra cui la bellezza di poter sfogliare e tenere in mano un libro (e soprattutto non ha bisogno di caricatori!)
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Gli audiolibri sono indubbiamente molto comodi, basta infatti premere il tasto play e ascoltare il libro scelto. Personalmente non li preferisco, amo leggere i libri cartacei e non posso farne a meno. Ammetto di riuscire a concentrarmi e a immergermi totalmente solo con un libro di carta fra le mani ma questo è solo il mio parere. Non so dire se possono rappresentare la nuova frontiera della lettura ma sono senz'altro utili a molti.

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