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BookSprint Edizioni Blog

12 Feb
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Intervista all'autore - Anna Ackermann -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittrice?
Sono una docente in pensione. Solamente da pochi mesi ho smesso di praticare la professione e devo ammettere che mi mancano molto i miei studenti, i momenti in cui entravo in classe, i loro sguardi, le loro domande, le loro battute.
Mi mancano anche gli scontri, che qualche volta mi mettevano in difficoltà, ma non ho mai sentito nei loro toni astio o qualsiasi altro sentimento negativo e ho un bellissimo ricordo di quegli anni trascorsi con loro. Io sono nata a Bolzano, ma ho vissuto praticamente a Torino e nella cintura della città. Non c’è stato un momento in cui io abbia deciso di fare la scrittrice, ho incominciato a scrivere in un momento difficile della mia vita e, poi, ho capito che era come immergersi in un mondo tutto mio, dove nessuno poteva interferire o farmi soffrire e da allora ho continuato e, molto probabilmente, sebbene io speri di sbagliarmi, scrivere dà molto più a me che ai miei lettori.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
La sera è sicuramente il momento in cui il computer ed io troviamo la massima sintonia. Incomincio a navigare su internet per informarmi su quanto accade nel mondo e inevitabilmente, poi, mi ritrovo a rileggere quello che ho scritto il giorno precedente e la storia continua, quasi per magia. Scrivere, per me, è rilassante ed è come vivere in un’altra dimensione e mi dà una pace incredibile. Un po’, come spero, accade a coloro che leggono un libro e si immergono nella storia, affezionandosi a qualche personaggio che più li rappresenta e vivono le sue avventure.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Sicuramente mi piace molto la scrittrice Isabel Allende sia per la varietà di tematiche che esplora e sia per il modo genuino con cui affronta gli argomenti legati alla spiritualità, alla condizione delle donne e alla giustizia sociale
 
Perché è nata la sua opera?
Mi sono sempre chiesta se poteva esistere la quinta dimensione, cioè quella dove gli esseri, privi di massa, non avrebbero subito gli effetti dei campi gravitazionali. Una dimensione al di fuori delle limitazioni di spazio e tempo. Sono laureata in matematica e ho insegnato fisica per diversi anni e ho imparato che tutto ciò che ci circonda non è mai completamente giustificato e ciò lo rende, ai miei occhi, avvolto da un alone di mistero, che mi affascina parecchio. Mi sono accaduti, poi, nel corso della mia vita, alcuni eventi che mi hanno lasciata molto disorientata e ai quali solamente la fede ne poteva dare un significato e, debbo riconoscere, tutt’altro che razionale. Mi è stato chiesto tante volte se ho fede: ritengo che ci siano tanti stadi e tanti modi di avere fede. Mi permetto di affermare, senza ovviamente sembrare un dispensario di verità, cosa che nego assolutamente, che ognuno di noi abbia fede in qualcosa. Mi rifiuto di credere in alcune affermazioni come, ad esempio: “Io non credo a nulla”. Tutti abbiamo dentro di noi una sorta di religione, di regole di vita che ci legano a quanto riteniamo sacro o divino. Io credo nell’esistenza di un mondo parallelo, dove la giustizia e l’amore non sono solamente parole e dove potrò rivedere le persone che ho perso. Questa convinzione mi ha aiutata a superare diversi momenti crudi della mia vita e penso, che anche solamente questa dia molto valore a ciò che noi crediamo. Non sono una cristiana praticante e mi danno molto fastidio alcune regole, che trovo assurde, come la virtù della castità, che viene richiesta ai preti cattolici e tante altre richieste che preferisco non menzionare e che, a mio avviso, allontanano i giovani dalle religioni invece che avvicinarli.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Parecchio. Ognuno di noi riflette il contesto sociale che ha vissuto e che lo ha formato. Io sono sicuramente il frutto di una famiglia e società patriarcale dalla quale ho cercato di fuggire e credo di esserci riuscita. Oggi la condizione della donna è decisamente migliorata, ma di lavoro ce ne è ancora da fare, basta sentire ciò che accade nel mondo per capire che siamo ancora molto lontani per raggiungere la vera uguaglianza fra uomo e donna
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Per me, è sicuramente un modo per evadere la realtà, ma nei miei romanzi c’è molta realtà. Io racconto, romanzando, episodi di vita che ho visto e a volte vissuto anche in prima persona. Spesso ci si stupisce come la realtà superi la fantasia e come sia crudele o bellissima. Io vivo i miei romanzi, che io stessa mi emoziono e li rivivo, quando li rileggo.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
In ogni libro c’è sempre molto di noi o come vorremmo essere. Sicuramente riusciamo a descrivere meglio le emozioni che abbiamo provato o che abbiamo vissuto per mano di altri o che sentiamo comunque dentro di noi. Io credo nell’esistenza di una altra dimensione o forse è talmente forte il desiderio che ci possa essere, perché rifiuto l’idea che la nostra esistenza si limiti a quella attuale e ciò mi porta a credere che ci sia.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Mia nonna materna è stata fondamentale in questo mio romanzo, perché è con lei che ho vissuto qualche esperienza particolare e per me molto importante, perché ha cambiato il mio modo di concepire la vita. Ero molto piccola, quando è morta, ma io l’ho sentita presente e accanto a me in tanti momenti difficili e mi ha ispirata molto nella stesura di questo romanzo.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Mia mamma ha letto capitolo dopo capitolo e ha visto crescere e realizzarsi questa storia, che spero riesca ad allietare e magari a dare forza a chi si trova in momenti di disagio. Riuscire a convivere con il dolore o con la malattia è una forza che pochi hanno, ma che si può imparare.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
L’ebook rappresenta una risorsa importante e dà la possibilità, anche a coloro che per svariati motivi non possono acquistare o semplicemente portarsi in vacanza un numero discreto di libri, di avvicinarsi a più letture. Come ho già detto altre volte, l’odore e il rumore delle pagine che si sfogliano è qualcosa a cui non si vorrebbe rinunciare e io, personalmente, se posso, preferisco il cartaceo
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
L’audiolibro, come tutte le risorse che sono nate per ottimizzare e invogliare le persone alla lettura, rappresenta, sicuramente, un passo avanti della tecnologia che, però, non potrà mai sostituire il libro cartaceo che invita il lettore ad una sua interpretazione, che viene meno nel momento in cui viene letto da un altro. Senza, poi, tener conto del fatto che al lettore venga a mancare la possibilità e il tempo di immedesimarsi e magari rileggere, alcuni passi che ritiene più significativi o più toccant
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