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BookSprint Edizioni Blog

31 Ott
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intervista all'autore - Paola Viva -

Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere è sopravvivenza.
La mia vita non è la mia vita senza la scrittura.
È una necessità.
A tratti, una dipendenza.
È esorcizzare.
E metabolizzare subito dopo.
È catarsi.
E, contemporaneamente, completa e profonda libertà.
Quando scrivo, creo una dimensione.
Quella dimensione è puramente e ingenuamente personale.
È la mia dimensione.
 
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Ogni singolo aspetto di questo libro è specchio fedele della mia realtà quotidiana. I "Pensieri disordinati" di una diciassettenne che si rende conto di non essere poi così sola in questo viaggio. Pensieri che accomunano ognuno di noi, in maniera diversa, almeno una volta nella vita. Mi piace pensare che gli Artisti vivano così profondamente ogni aspetto della propria vita da farla diventare, involontariamente e quotidianamente, arte.
Viva e pura.
 
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Scrivere "Pensieri disordinati" è stato mettermi completamente a nudo.
Rendermi Vulnerabile.
Disordinata.
E tremendamente attuale.
Ha significato trovare un ordine in quel disordine.
Cadere.
Toccare completamente il fondo.
E poi rialzarmi.
E ricominciare da zero.
 
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stessa per deciderlo tra varie alternative?
Devo e voglio essere sincera, è stata particolarmente semplice.
Sin da piccola, mi è sempre stato detto di essere molto disordinata.
Forse anche un po' distratta.
Confusa.
E sempre curiosa.
Poi sono cresciuta.
E dentro di me è rimasta questa bambina che perde continuamente qualsiasi cosa.
Scarpe.
Borsa.
Voglia.
Tempo.
Amici.
Occasioni.
Ma che ha sempre quegli occhioni scuri che hanno voglia di crederci.
Nelle seconde possibilità.
Nella vita.
E nell'amore.
E così, quel disordine è diventato il mio punto di forza.
E, da qui, "Pensieri disordinati".
 
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
"100 stanze mai aperte" della mia meravigliosa e incredibile amica e scrittrice Federica Santuccio.
Lei è semplicemente una forza della natura.
Penso l'anima più pura e forte che conosca.
L'amore in carne ed ossa.
E così, la sua scrittura, esattamente come lei, diviene profondità.
Un posto sicuro in cui rifugiarsi e, allo stesso tempo, evadere.
In cui conoscere e conoscersi.
In cui imparare ad amare.
E ricomporre i pezzi.
 
Ebook o cartaceo?
Su questo aspetto, purtroppo o per fortuna, sono molto tradizionale.
La sensazione che regala il cartaceo non ce la dà il digitale.
Il rumore quando si sfogliano le pagine.
Il profumo di un libro nuovo.
La carta ingiallita delle vecchie edizioni.
Ci sono cose che il digitale non potrà mai eguagliare.
 
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittrice?
Non penso ci sia stato un vero momento in cui ho capito avrei fatto la scrittrice.
Mi piace pensare (e lo dico piuttosto spesso) che io abbia imparato prima a scrivere e solo dopo a parlare.
La scrittura è il modo più fedele e personale che conosco di relazionarmi con il mondo.
Mi sento estremamente grata ogni volta che ci penso.
 
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Ricordo esattamente il momento in cui ho pensato "Ok, questo diventerà un libro."
Avevo avuto una giornata particolarmente pesante, purtroppo gli attacchi di panico in quel periodo non mi davano tregua.
Decido di riprendere in mano la mia scatola dei ricordi e di dare un'occhiata.
E trovo bigliettini sparsi di qua e di là.
Disordinati, appunto.
Li raccolgo e decido di leggerli tutti.
Dal primo all'ultimo.
Poi controllo diari.
Quaderni.
Note sul telefono.
E trovo di tutto.
Mi rendo conto che la cosa migliore da fare sarebbe stata cercare di trovare un po' di ordine in quel completo disordine.
E da lì, nasce "Pensieri disordinati".
Per cercare di rimettere insieme quei pezzi che in questi ultimi anni ho lasciato per la strada.
"Di qua e di là".
 
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Questo è il mio quarto libro, ma ogni volta la sensazione non cambia.
È vedere un sogno realizzato.
Salire un altro scalino.
E farmi un enorme regalo.
È darmi un abbraccio fortissimo e sentire di essere un po' più completa.
 
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
La mia migliore amica, Giada.
Purtroppo siamo lontane e non ci vediamo spesso, ma lei è stata e rimarrà per sempre la mia persona.
È la mia anima gemella.
Questa è probabilmente l'unica cosa di cui sono completamente convinta.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Seppur (come detto prima) estremamente legata al cartaceo, penso che l'audiolibro rappresenti una dimensione alternativa in cui continuare a raccontarci storie. E ritengo che la funzione dell'arte sia esattamente questa. Non esiste arte se non c'è condivisione.
Mi auguro che questa nuova frontiera ci regali tante sorprese!

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