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BookSprint Edizioni Blog

06 Ott
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Intervista all'autore - Guido Pallotti -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Come vedete dalla data di nascita sono piuttosto vecchio, sono nato a tempo per subire la guerra e non pochi mesi dopo ch'era finita sono andato a scuola per iniziare la prima elementare,
questa è stata la mia infanzia, trascorsa a Genova, mia città natale dove ho sempre vissuto, fino ai 25 anni a Sampierdarena e dal 1964, anno in cui mi sono sposato a Cornigliano, Queste due delegazioni ricorrono sempre nei miei romanzi, infatti in quello in oggetto il protagonista, Duedenari è nato e vive a Cornigliano dove è commissario nel 6° distretto di Polizia. L'attività lavorativa l'ho svolta dal 1960 al 1998 alle Poste, facendo la trafila da portalettere a capo reparto. Sono uno dei fondatori del mensile il Corniglianese, giornale sul quale scrivo di sport, tengo una rubrica in lingua genovese e sono spesso presente su quella "Come eravamo" con dei racconti dei tempi passati. Non ho deciso di diventare scrittore, mi son trovato con molto tempo e un computer a disposizione e ci ho provato.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Quando sono impegnato nella stesura di un romanzo lo vivo in continuazione, registro ciò che mi viene in mente in qualsiasi luogo mi trovo e qualsiasi cosa stia facendo e appena posso trasferisco gli appunti su un file di word. Ciò che scrivo l'ho rimuginato a lungo e sottoposto a continue variazioni.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Sono onnivoro in fatto di letture, dico Jo Nesbo ma solo perché quest'estate ho fatto indigestione dei suoi romanzi.
 
Perché è nata la sua opera?
Bella domanda... se dicessi non lo so? Mi piace molto scrivere racconti e spesso ho pensato che attorno a un racconto si può intrecciare un romanzo, come fare rotolare una palla di neve su un prato per farla aumentare di volume.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
È tutto basato sulla vita che ho vissuto, i luoghi sono reali, i personaggi se pur inventati sono credibili perché li estrapolo da persone che ho davvero conosciuto. Durante la pubertà, insieme ad altri amici squattrinati come me, passavamo le serate raccontandoci storie che avevamo sentito da altri, specialmente adulti e la memoria mi ha aiutato a tirare fuori dai suoi anfratti aneddoti che neppure ricordavo d'averci immagazzinato.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Senz'altro un modo per raccontare la realtà presente e passata, nei miei scritti faccio spesso riferimento a personaggi realmente esistiti e a fatti accaduti.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Di me c'è molto, se non proprio in questo, in quello che proporrò in seguito, ne approfitto per dire che mi trovo bene a collaborare con Book Sprint e che è positivamente impressionante il modo in cui mi seguono, consigliano in un contatto quotidiano.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Per la stesura no, mi sono basato molto sui miei ricordi la vita vissuta insieme ai miei amici e conoscenti, Il paesino di Bergassana dove praticamente inizia la vicenda è lo stesso dove con due coppie di amici abbiamo fatto costruire una casa per le vacanze, come narro nel romanzo. Per le correzioni mi è stata senz'altro di grande aiuto l'amica, professoressa di lettere, Irene Chiozza.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
La prima stesura, vecchia di più di 10 anni e stampata su fogli A4, al dottor Marangon, addetto stampa della mia squadra del cuore, la Sampdoria, al quale avevo regalato il mio primo romanzo "Niña", che gli era piaciuto. Non avevamo però potuto commentare il nuovo romanzo dato che si era trasferito a Firenze e c'eravamo persi di vista.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Ho usato l'ebook e non mi è dispiaciuto l'ho ritengo però oggetto di pirateria editoriale, appartenendo però al passato preferisco il piacere tattile che mi dà la carta stampata. So però che la sopracitata professoressa Chiozza ne è entusiasta e ho conosciuto una dottoressa che mi ha detto che lei scarica i romanzi sul cellulare e li legge nei ritagli di tempo, per esempio alle fermate dei bus.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Non l'ho ancora sperimentato, però una volta, purtroppo per un breve lasso di tempo e tramite l'autoradio, avevo ascoltato la lettura di una parte di un romanzo e mi era piaciuto.

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