1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Mi chiamo Denise e ho 18 anni, da poco compiuti. Vengo dal Veneto, da Portogruaro precisamente, un comune abbastanza grande della città metropolitana di Venezia. Sono una studentessa e ho appena terminato il quarto anno dell’Istituto tecnico con indirizzo turistico del paese in cui abito. Mi piace studiare, ma soprattutto leggere e l’idea di cimentarmi in questa esperienza di scrittrice è nata per caso. Durante il lockdown dell’anno scorso mi sono avvicinata alla piattaforma social di narrativa digitale Wattpad e ho deciso di mettermi alla prova, spronata anche dall’insegnante di italiano che mi reputava all’altezza di questa impresa. Ho iniziato a scrivere quasi per gioco, nel mese di maggio, pubblicando un po’ di capitoli alla volta, anche se la trama del mio libro era bene impressa in testa.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Scrivo soprattutto alla sera, quando vado a letto. Scrivere e leggere sono due attività per me rilassanti. Ritagliarmi un po’ del mio tempo per fare qualcosa che mi piace lo ritengo molto importante e utile per “stare bene con se stessi”, una sorta di appagamento emotivo.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Direi Rossana Campo affiancata da Irene Cao. Adoro la loro semplicità nello scrivere ma nello stesso tempo anche l’attualità dei temi affrontati. L’ironia affiancata alla drammaticità, le due cose che ci sono proprie e che dovremmo usare spesso. La finzione che sa diventare realtà grazie ad un tratto di penna.
4. Perché è nata la sua opera?
Il mio libro nasce come voglia di raccontare qualcosa che continuavo a tenermi dentro, un mix di sentimenti ed emozioni ma anche di delusioni e di incomprensioni. Un modo di eliminare quella sorta di emarginazione che molto spesso si prova. Sono stata e ritengo di esserlo tutt’ora oggetto di bullismo a seguito della morte di mio fratello, dovuta a una mielodisplasia fulminante. Ho toccato con mano cosa si prova a venire considerata una diversa, una “speciale” in senso negativo, in quanto ragazza che ha conosciuto l’esperienza del dolore e della morte in diretta. Aggiungiamoci pure l’essere molto brava a scuola…
Se sommiamo le due cose viene fuori l‘identikit di una persona da evitare in quanto lontana dai canoni abituali. Una persona che deve frequentare solo chi ha avuto la stessa esperienza, che è inferiore, che fa paura, che non può essere amata dal ragazzo più bello della scuola, che deve essere emarginata. Questo libro è una sorta di esortazione ad essere sempre se stessi, a mostrarsi per quello che si è senza alcuna paura di essere etichettati, ad osare, a pretendere il meglio; solo così gli obiettivi desiderati verranno raggiunti. “Never give up”, mai arrendersi, come fa la protagonista della storia.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Direi abbastanza. Ho una mamma insegnante e un papà con il giornale sempre in mano. Leggere e scrivere sono due azioni che ho sempre visto compiere quotidianamente. L’essere impegnata nel sociale mi ha aiutato ad essere più aperta mentalmente, a comprendere e ad accogliere meglio le persone evitando ogni sorta di pregiudizio.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Secondo me un modo per raccontare la realtà dal proprio punto di vista. Una forma di riflessione personale su quanto accade intorno.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
La storia del mio libro è inventata anche se, ci ho messo parecchio di me.
Sensazioni, spaccati di qualche esperienza vissuta in prima persona che ha lasciato un segno indelebile su di me, persone incontrate, emozioni…
Tutte cose che ho rielaborato seguendo il mio cuore e la mia testa.
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Direi mia mamma che mi ha sempre sostenuto e appoggiata.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
La mia prima lettrice è stata una carissima amica di famiglia, che ha saputo riconoscere in Desirée quella parte di Denise nascosta che voleva affiorare.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
La scrittura segue il passo dei tempi e pertanto si è digitalizzata pure lei. Per noi nativi della terza generazione è più facile scaricare o leggere online un testo che comprarne uno cartaceo. Tuttavia, nonostante la tecnologia, la carta continua ad esercitare il suo fascino indiscusso. Il toccare con mano le pagine rende il libro più vivo e vissuto. Cartaceo e digitale possono convivere tranquillamente ed essere usati a seconda delle diverse esigenze.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
È uno strumento attivo in grado di dare voce a quanto scritto, un modo per fare inclusione, per arrivare a tutti. Ascoltare una storia, una poesia, un capitolo procura le stesse emozioni di leggerlo, amplificate dalle emozioni espresse dalla voce, dalla sua intonazione. Permette a tutti di sognare, di volare con la fantasia, semplicemente immedesimandosi in quanto sentito.