1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere è, innanzitutto, un modo per conoscere me stesso. Attraverso la scrittura i pensieri e le idee, che nascono come impressioni vaghe, prendono corpo e diventano reali. In questo modo acquistano consistenza e possono essere esaminati, compresi e poi utilizzati nella vita quotidiana; senza la scrittura quello che penso e che provo sarebbe solo una sensazione momentanea che domani sarebbe già dimenticata.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Il protagonista pensa come me e si comporta come farei io. Naturalmente il contesto e gli avvenimenti non hanno riscontro in quella che è la mia vita reale, ma le reazioni di fronte agli eventi sono quelle che, probabilmente, avrei io stesso, dallo sgomento iniziale all'interesse per la nuova vita da affrontare, dalla curiosità per il mondo circostante alle scelte operate solo quando pressato dalle circostanze.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Sono innamorato di Pompei da quando ero bambino, visitai gli scavi per la prima volta a dieci anni e ci sono tornato non so più quante volte.
Volevo parlare di Pompei senza scrivere uno studio scientifico ma anche senza creare l'ennesimo feuilleton campato in aria e ambientato in una città irreale che niente ha a che vedere con quello che è stata davvero Pompei.
La scrittura di Iunilla è stato per me un modo di calarmi nella vita quotidiana della città, di mescolarmi ai suoi abitanti, molti dei quali conosciuti attraverso i graffiti murali, e di ridare loro vita per qualche istante, mostrandoli per quello che probabilmente sono stati.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Inizialmente pensavo a un titolo che descrivesse in qualche modo il viaggio nel tempo del protagonista maschile.
Quando però il libro ha cominciato a prendere corpo mi sono reso conto che la figura più importante per il protagonista era quella di Iunilla, la ragazza che lo accoglie, lo aiuta a inserirsi nella Pompei antica, lo ama senza riserve e gli fa scoprire il vero se stesso.
Intitolare il libro Iunilla è stato la conseguenza logica di questa constatazione.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Domanda difficile, sono moltissimi i libri che per me sono stati significativi.
Dovendone portare un solo con me, penso che porterei I Promessi Sposi, per un'infinità di motivi.
È un libro che ho studiato a scuola e che, naturalmente, ho odiato per questo; poi l'ho ripreso in mano in età matura ed ho scoperto che contiene un universo intero, è la più perfetta descrizione dell'uomo, dei suoi vizi e delle sue virtù che sia mai stata scritta. Per questo vorrei tenerlo accanto a me.
6. Ebook o cartaceo?
Sono un tradizionalista, perciò dico cartaceo. Adoro maneggiare i libri, sfogliarli, annusarli. L'odore della carta stampata mi inebria.
D'altro canto mi rendo conto che, se dovessi tenere in casa tutti i libri che vorrei, mi occorrerebbe una reggia. Perciò mi sono convertito all'ebook, in un tablet posso conservare un'intera biblioteca, senza contare i siti di lettura online. E posso portare tutti i miei libri con me ovunque vada.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Fin dai tempi della scuola, chi leggeva i miei scritti mi ripeteva che scrivevo benissimo e che avrei dovuto fare lo scrittore, così posso dire di aver covato l'idea da sempre.
E proprio perché sapevo che, prima o poi, l'avrei fatto, non mi decidevo mai a iniziare.
Ormai in pensione, con tanto tempo libero davanti e la necessità di occuparlo in modo proficuo, un giorno mi sono detto che era arrivato il momento di scrivere.
Ho cominciato un passo alla volta, una pagina oggi, una domani, in mezzo tanto studio, e il libro ha iniziato a prendere forma.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Ho letto moltissimi romanzi storici e, se c'è una cosa che non sopporto, è la loro mancanza di realismo storico. Così, come ho detto prima, dal mio amore per Pompei è nata la voglia di raccontare questa città straordinaria e di farlo con leggerezza ma, nello stesso tempo, con rigore scientifico.
In fase di impostazione della struttura, ovviamente, mi sono trovato di fronte alla scelta riguardo al modo in cui il protagonista veniva proiettato nell'anno ‘79. L'escamotage usato prevalentemente da romanzi di questo tipo è quello dell'uso di una macchina del tempo che, però, non esiste ed avrebbe reso grottesco il racconto fin dall'inizio.
Dopo lunga riflessione, mi sono ricordato di una visita agli scavi nella quale, andando a curiosare dappertutto, avevo immaginato di sprofondare in un locale sotterraneo, di perdere i sensi e di risvegliarmi nella città antica.
Così ho deciso di lavorare su questa soluzione che, anche se non scientifica, gioca sull'illusione che le porte del tempo possano esistere veramente e sfrutta la sospensione dell'incredulità nel lettore meglio di quanto farebbe una ancor più irrealistica macchina del tempo.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Durante la scrittura il romanzo appartiene a chi lo scrive, è una parte della sua anima, può essere modificato, corretto, riscritto mille volte.
Una volta che è diventato un libro, appartiene al mondo, è un'entità che si separa dallo scrittore ed è pronta ad andare in giro per il mondo.
Ecco, la sensazione prevalente è la soddisfazione di aver portato a termine il lavoro accanto alla consapevolezza che, ormai, non mi appartiene più. Posso solo augurargli di avere fortuna e di essere in grado di regalare qualche ora piacevole a chi lo leggerà.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Mia moglie, che ha seguito con curiosità da lontano il mio lungo lavoro di scrittura.
Quando il libro è finito ho dovuto farglielo leggere immediatamente.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
La storia dell'uomo si basa sulla continua evoluzione. Se così non fosse vivremmo ancora nelle caverne e non conosceremmo la scrittura.
Il libro, nella storia dell'umanità, ha assunto molte forme, dal volumen antico fatto di papiro arrotolato ai codici miniati del medioevo, per arrivare poi alla stampa su carta e alla forma attuale.
Il passo successivo è stato l'ebook che permette di portarsi dietro un'intera biblioteca in pochissimo spazio.
Adesso stiamo affrontando una nuova sfida, la lettura ovunque .... senza leggere, ma ascoltando il libro. Nato per i non vedenti, è un mezzo straordinario per tutti, che permetterà di raggiungere quelle persone poco amanti della lettura in sé ma che, di fronte al semplice ascolto, potrebbero scoprirsi maggiormente interessate.