1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere è libertà, quando scrivo mi lascio trasportare, faccio in modo che ciò che ho dentro esca da solo: scrivo con la biro, butto giù le idee velocemente, senza punteggiatura e poi piano piano aggiusto. È un po’ come disegnare un quadro e, lentamente, il paesaggio appare. Lascio decantare lo scritto per qualche giorno, poi rileggendo avviene la magia: mi sembra che io e lo “scrittore” siamo due persone diverse.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
In questo libro racconto fatti successi ad altre persone, ma fra le pagine c’è anche qualche frammento che mi appartiene.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Sono state informazioni che ho raccolto in un arco di tempo di circa venti anni, parlando e facendomi raccontare dai “protagonisti” le varie vicende che poi ho cercato di mettere su carta.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
La scelta del titolo è venuta fuori per caso, quasi me lo avesse inviato il “protagonista”, purtroppo non più tra noi. un giorno, infatti, stavo salvando il suo numero di telefono nella mia rubrica e dalle prime lettere del suo nome e del suo cognome (Jeff Norton) è uscito il titolo: Juliet November.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Porterei, sicuramente, con me i libri del critico d’arte “Philippe Daverio”. sono un grande appassionato della materia e lui ne era un gigante.
6. Ebook o cartaceo?
Ebook è il futuro, io sono per il cartaceo. Quando osservo e studio un libro da scegliere: lo tocco, lo accarezzo, lo annuso, guardo con attenzione la copertina, leggo il retro e osservo l’interno.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Ho sempre scritto per me, non avrei mai pensato di pubblicare, poi per l’incoraggiamento di mio figlio ho preso la decisione di diventare scrittore a tutti gli effetti. Sono al lavoro sul seguito e su due nuove opere.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Ho raccolto racconti per vent’anni, poi ho deciso di dedicarli ad un amico mancato (anche lui narratore), immaginando, che tutte le memorie fossero sue. Dieci anni prima che pubblicassi, un amico, dopo aver letto la bozza, mi disse: “Fossi in te pubblicherei.”
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Dopo aver letto la pubblicità dell’editore Vito Pacelli, presi coraggio e gli telefonai. Grazie a lui la “creatura” ha cominciato a crescere come un figlio. È stata una bellissima esperienza.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Il primo lettore della “brutta” del libro è stato mio figlio e, in seguito, ha spinto perché pubblicassi.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
È sinceramente una buona idea, soprattutto per chi non può vedere o più semplicemente, per chi per lavoro o per poco tempo, non ha modo di dedicarsi alla letteratura.