1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Il mio nome è Gennaro, ma come già accennato sulla copertina del libro sono più comunemente conosciuto come Rino.
Sono un ragazzo di ventotto anni che, appena terminati i propri studi, ha deciso di cominciare a farsi conoscere ammezzo di scritti e, nel contempo di fare conoscere le conoscenze acquisite durante gli studi.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Considerando che la mia giornata è quasi tutta occupata dal lavoro che svolgo, gli unici due momenti che risultano essere a mia disposizione sono le prime ore del giorno. La mattina, anche molto presto, appena sveglio, credo sia il momento migliore per far parlare la propria testa.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Ho sempre considerato la lettura un qualcosa di superfluo. Tuttavia, durante la fase di lockdown che tutti abbiamo, ahimè, dovuto vivere, ho riscoperto il valore della lettura. Questo è avvenuto sia per l'apertura mentale che dona, sia per la voglia di immergersi in qualcosa che ci stacca, momentaneamente, dalla realtà, sia anche per sentire l'odore della carta stampata.
Ho un genere di preferenza un po’ particolare, nel senso che mi piace leggere saggi relative a tematiche attuali, politica, diritto, economia, pubblica amministrazione.
4. Perché è nata la sua opera?
La mia opera nasce da un fattore molto semplice: la passione di scrivere di un argomento quasi sconosciuto ai molti. Oggi si tende a fare propaganda politica, il mio saggio nasce proprio dalla consapevolezza di fare conoscere ai "molti" le reali dinamiche che esistono rispetto proprio al rapporto tra gli ordinamenti di cui si parla (quello italiano e quello europeo).
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Direi molto. L'università, oltre a regalare momenti di divertimento, la nascita di nuovi hobbies, nuovi amici e/o colleghi, riesce a creare i presupposti per garantire a chi la frequenta una formazione tale da influire sul modo di vedere la vita.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Può essere entrambi, oserei dire. Dipende cosa s'intende scrivere. Nel mio caso, certamente, risulta essere un modo per raccontare la realtà. Come detto precedentemente, la mia intenzione è quella di fare conoscere i reali meccanismi di funzionamento di un rapporto che, agli occhi dei molti, grazie agli slogan politici, risulta essere oscuro.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Il saggio pubblicato, nonostante parli di un argomento concreto e reale, non romanzato o, all'apparenza, non caratterizzato da sentimento, dice molto di me. In realtà, lo scritto è proprio frutto di una passione nata tra i banchi dell'Università, grazie al mio Maestro. Ergo, credo ci sia molto di me, del mio modo di essere, di pensare e, nella parte finale, di agire in determinati contesti.
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Certamente, l'amore per la materia di cui ho scritto lo devo tutto al modus operandi, come dicevo prima, del mio Maestro.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A nessuno in particolare.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
L'ebook rappresenta una grandissima evoluzione nel mondo dell'editoria e nel mondo dei lettori. Certamente la funzionalità di questa metodologia di lettura può risultare di estrema rilevanza. Tuttavia, per rispondere direttamente alla domanda, no, non credo. Il lettore, nella maggior parte dei casi, preferisce il libro cartaceo. Anche io sono così.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Questa volta sarò più diretto nella risposta. Il libro si legge, non si ascolta.
L'audiolibro può essere un'alternativa, ma non una valida alternativa allo sfogliare la pagina appena terminata, piuttosto che mettere il segno dove si è arrivati e personalizzarlo a proprio gusto. Cliccare il tasto pausa non è la stessa sensazione.