1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Occorre subito un distinguo: scrivere può essere poesia, aforisma, riflessione o, piuttosto, come in questo caso, una serie di racconti o un romanzo; la differenza sostanziale (e con effetti pratici assai importanti) sta nei tempi di scrittura, molto veloci nei primi casi, ben più lunghi nei secondi. Ciò dipende dal fatto che, mentre una poesia, per esempio, nasce spontanea "da un moto dell'animo" ed è quasi già lì, pronta per essere espressa con termini che la rendano "una musica di parole", un romanzo o un racconto necessitano di una organizzazione preventiva, che ne pianifichi, lunghezza, soggetto, protagonisti, forma narrativa e, soprattutto, "ragione" dell'opera... Un lavoro non da poco e che impone tempi che non possono essere compressi e che difficilmente sono inferiori ad un anno solare.
L'emozione è di capire e di farmi capire...
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Non poco... C'è uno dei racconti, in particolare, nel quale mi metto a nudo con un coraggio che, francamente, non credevo di possedere... Più in generale, ogni protagonista dei diversi racconti racconta uno "spicchio" della mia personalità e credo che questo sia naturale per chi scrive e, fortunatamente, inevitabile...
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
La molla iniziale è stata quella di "smascherare" la natura ferina che scorre sotto traccia nella società che viviamo e, quindi, in ciascuno di noi... Non credo che la "civiltà" che vantiamo sia molto più che uno strato di bella vernice sopra una superficie assai ruvida e primordiale... Mi interessava metterlo in evidenza per amor di verità.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
La cosa più facile tra tutte è stata proprio la scelta del titolo: la mia idea di "umanità" è talmente distante dalla realtà della vita da rendere automatico intitolare questa raccolta "Racconti dis-umani"...
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Portare un solo libro su un'isola deserta è terribilmente rischioso... Potrei portare un libro con migliaia di pagine scritte in caratteri minuscoli (a patto di aver gli occhiali da ipermetrope!) per non correre il rischio di finirlo troppo in fretta...
Scherzi a parte, forse porterei un libro di Asimov, tutto il ciclo della Fondazione, per esempio: mi assicurerei molto da leggere e molto su cui riflettere: la sua teorizzata "Psicostoria" credo sia una delle più affascinati e verosimili intuizioni in merito alla possibilità di poter prevedere i comportamenti sociali umani... P S se fossi certo di restare sull'isola poche ore, andrebbe benissimo "Tre camere a Manhattan" di Simenon.
6. Ebook o cartaceo?
Prima non c'era scelta, oggi c'è e questo è molto positivo. Personalmente credo che nulla possa sostituire il fascino della carta stampata... il gusto di sfogliare le pagine... tornare indietro a rileggere un passaggio... mettere le "orecchie" ad una pagina di particolare interesse... Ripeto, però, che poter scegliere è un bene prezioso e, dunque, viva questa possibilità in più!
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Avvenne una ventina di anni fa: sentivo un irrefrenabile impulso di mettere nero su bianco tutto quel che pensavo del mondo, della vita, del passato, del presente e del futuro possibile... Allora ero convinto che il mondo andasse alla deriva e servisse un cambiamento radicale per tornare a farlo girare nel suo giusto verso...
Oggi continuo a pensarla così, con una punta in più di pessimismo ma sono stato felicemente sorpreso di assistere, di recente, all'esplosione del "fenomeno" Greta Thunberg: una ragazzina di sedici anni che parla con la saggezza di un filosofo e la grinta di un leader... Forse il suo Asperger non è estraneo alle sue capacità del tutto fuori del comune ed è un'altra cosa che me la rende ancora più cara... una cosa che condividiamo...
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Dalla frustrazione di toccare con mano i limiti del dialogo tra le persone: si può andar d'accordo con tutti o quasi, a patto di non mettere in discussione l'interesse personale di ciascuno perché, in quel caso, cessa ogni dialogo e viene fuori solo l'istinto dell'animale in pericolo... Di aneddoti ne avrei a centinaia e sarebbe impossibile raccontarli, diciamo solo che i rapporti umani non sono mai stati, per me, una "passeggiata di salute"!
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Una bellissima sensazione: scrivere è, come del resto dipingere o comporre musica (e, comunque "creare" qualcosa), un modo di comunicare: se è vero che si scrive per se stessi (indubbiamente) è altrettanto vero che, sapere che altre persone possano "leggerti"... è un modo bellissimo per entrare in contatto con gli altri ed aprire un "dialogo intimo" con ciascuno... Un antidoto alla solitudine... Sia leggere che scrivere!
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Mia figlia: con le sue spiccate capacità critiche e analitiche, ha fatto la radiografia del mio libro e poi mi ha consegnato un "referto" confortante!
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Sono un patito degli audiolibri narrati, da ormai molti anni, alle ore 17:00 su un'emittente radiofonica nazionale pubblica... Grazie a quell'appuntamento giornaliero ho "letto" decine di libri, ascoltandoli dalla voce di bravissimi lettori in grado, con la loro voce impostata e i loro toni attoriali, a far tornare gli adulti "bambini che ascoltano una fiaba"!