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09 Mag
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Intervista all'autore - Daniele Antonio Cutrì

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono calabrese, risiedo da sempre a Gioia Tauro, che ho lasciato saltuariamente solo per studiare Scienze Politiche a Roma. Non ho ancora deciso di diventare scrittore. Ma sentirmelo dentro, direi che me lo sento da tanti anni.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Nella vita faccio altro, sono un commercialista. Diciamo che il Covid-19 mi ha dato il tempo a disposizione per scrivere quando volevo, e non solo qualche ora, la sera, in ufficio, quando rumori, clienti e colleghi non ci sono.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Amo profondamente un libro: "Cent'anni di solitudine" di Gabriel Garcia Marquez. Poi, leggendo di tutto, e leggendo molto, dovrei fare diversi nomi: Wilbur Smith, Donato Carrisi, Sveva Casati Modignani, e ci stiamo frequentando anche con Zafon.
 
4. Perché è nata la sua opera?
Perché avevo bisogno di dirmi quanta qualità possiede la vita. A modo mio, con un linguaggio che da semplice diventa, come facesse un viaggio, più denso, più significativo, più rilucente.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Nella formazione letteraria poco, le dirò. La mia è una Regione che va bella dritta, testarda e testona, guarda poco alla bellezza che ha intorno, ed alla cultura che il bello sprigiona. Tuttavia, non sarei quello che sono, senza il mio contesto. Esso è mattone della mia esistenza, prima di tutto.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
A mio parere è un modo di raccontare la realtà. Che, alle volte, può anche essere evasivo.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Io sono nei miei personaggi. Sono nella indolenza emotiva di Accipitro, e nella briosa empatia di Tràssilo. Sono in quelli che loro incontrano. E, a volte, mi pare pure di spuntare da una qualche frasca nascosta del racconto.
 
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Lucia, la mia futura moglie. Essere l'Amore della vita di qualcuno fa fare uno scatto avanti impensabile. E ti porta a tirare fuori la parte migliore di te stesso. E, se ne hai, anche dei tuoi talenti.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
L'ho dato a tanti. Ma i primi a finirlo sono stati mia figlia Cristiana e mia nipote Veronica, entrambe diciassettenni. Hanno detto che dovevo pubblicarlo, e mi sono lasciato convincere.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Io credo di sì. Anche se non conquisterà me, amo troppo l'odore della carta e la consistenza del libro. Ma la praticità dell'ebook è imbattibile, una sfida impari di tecnologia e progresso. Mi abituerò.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Questo è un esperimento che adoro. L'audiolibro può rilanciare il modo definitivo l'ascolto di una storia. Perché è ascoltando una storia, tante storie, che creiamo una cultura, una società civile.
 
 
 
 
 

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