1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Eh! La mia vita... ho solo 19 anni, eppure non so da dove cominciare! Sono nata in una città della Puglia, Martina Franca, che quest’anno ho dovuto abbandonare per intraprendere il mio percorso universitario a Bari, capoluogo pugliese. Sono una ragazza molto timida e introversa nelle relazioni, ma solo all’inizio, fino a quando non ho un’idea chiara di chi mi sta di fronte.
Quando però capisco di potermi fidare, o comunque conosco chi mi sta vicino, mi mostro per quella che sono: affettuosa e sensibile. Credo che il bisogno di scrivere sia nato proprio a causa del mio carattere introverso: avevo bisogno di una valvola di sfogo libera, senza giudizi, senza pretese e aspettative. Quindi non ho mai pensato di diventare una scrittrice, neanche ora mi ritengo tale, ma forse inizio a sperare di poterlo diventare.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Proprio in base a quanto ho precedentemente detto, non ho un momento in cui mi dedico alla scrittura: scrivo quando sento di dover dire qualcosa, di voler immortalare qualcosa. Infatti, una delle mie più grandi paure di sempre è stata quella di non essere ricordata. Mia madre mi ricorda che da piccola scrivevo le mie iniziali ovunque mi trovassi, affinché chi passasse di lì poteva sapere che anche io ero stata in quel luogo (sulla scrivania della mia adolescenza, sul tavolino in salotto, sulle spazzole...: ero una peste). Da un po’ di anni ho deciso di non personalizzare più gli oggetti in casa, ma di conservare i miei pensieri in quaderni che conservo ancora.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Non ho un autore preferito, mi piace cambiare, provare di tutto. Sicuramente però un posto privilegiato è occupato da W. Whitman, il mio primo amore.
4. Perché è nata la sua opera?
Questo libro non è nato con l’intenzione della pubblicazione, c’era il sogno, ma nulla di programmato. Ho collezionato tutti i miei pensieri sulle note del cellulare, che trasferivo meticolosamente sul pc (sempre per la paura di poter perdere e quindi dimenticare tracce di me). Poi un giorno, mentre facevo scorrere la home di Facebook, mi apparve il link di questa casa editrice. Ho colto la palla al balzo, ma senza aspettative. Poi mi ricontattarono e da quel giorno è nata questa fantastica collaborazione con persone favolose, quelle della BookSprint.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Tanto! Devo ringraziare di cuore innanzitutto i miei genitori, che non mi hanno mai negato l’acquisto di tutti i libri che desideravo, anche quando non c’era più spazio nella libreria, anche quando ci trovavamo in periodi di condizioni economiche non ottime; un altro importante grazie lo dedico alla professoressa del liceo, che ho stimato sin dal primo giorno, a lei che mi ha fatto appassionare alla poesia senza che ne fosse consapevole, tramite i suoi post che leggevo sui social, i laboratori scolastici di scrittura creativa e il film “L’Attimo fuggente” che ci fece vedere sempre in ambito scolastico e che da quel giorno rivedo almeno una volta l’anno, per ricordarmi della bellezza della poesia.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Entrambi: spesso la realtà, soprattutto in passato, l’ho vissuta come una costrizione per il mio essere, una prigione da cui potevo appunto evadere almeno per qualche istante tramite la scrittura; col tempo, poi, ho scoperto che la realtà che mi circondava, poteva essere una ricchezza e un qualcosa di unico, se ci si soffermava sugli attimi, su tutto ciò che ci passa accanto e che trascuriamo, incuranti della sua preziosità. Così ho iniziato a raccontare e a descrivere non solo i miei stati d’animo, ma anche il Mondo attorno a me: partivo da questa osservazione/ descrizione per poi parlare di me e così ho scoperto di non essere sola, ma che tutto fa parte di un insieme più grande, in cui tutto ha un senso.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
C’è il mio mondo, almeno in parte, quello che conosco e sono in grado di descrivere e raccontare. Spesso mi sento dire “vorrei entrare nella tua testa, per sapere cosa stai pensando in questo momento “. Questo libro offre uno scorcio dei miei pensieri, dei miei sentimenti ed emozioni.
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Non c’è un protagonista in questa raccolta di pensieri/poesie: ci sono io e tutto ciò che mi circonda. Perciò fondamentale è stato l’insieme delle coincidenze (stati d’animo interni e situazioni esterne), ma per fare dei nomi, mi sento di dover parlare della mia famiglia, della mia professoressa e delle mie amiche più strette: le persone che mi sono rimaste accanto, che mi hanno amata e sostenuta in qualsiasi momento e circostanza, anche in alcune davvero negative. Quindi ringrazio il mondo che mi ha ispirata, il mio essere sensibile che lo ha colto e le persone che non mi hanno abbandonata.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
La prima è stata la mia professoressa. Leggeva i miei pensieri perché volevo che conoscesse la vera Monica, quella sensibile (e non solo la studentessa perfetta e rigorosa del liceo).
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Sono giovane, sì, ma per me la lettura è qualcosa di sacro e tradizionale! Non si può sostituire il piacere dello sfogliare un libro, dello stringere tra le mani pagine che hanno una loro storia e identità.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Rappresenta un significativo passo avanti, che permette a tutti di conoscere e appassionarsi alle storie e alle vite raccolte nei libri.