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31 Ott
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Intervista all'autore - Nicola Calemme

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono napoletano anche se vivo in Sardegna da più di 20 anni. Scrivere è sempre stato per me il modo più facile per comunicare, per esprimere le mie sensazioni, le emozioni ed anche un modo per parlare a me stesso. Scrivo praticamente da sempre ma senza aver mai avuto la necessità, la voglia o forse il coraggio di condividere col mondo esterno questa mia voglia di raccontare, coraggio che ho trovato nello scrivere i racconti della mia raccolta.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non c'è un momento in particolare. La mia è una scrittura estemporanea e istintiva che nasce dalle emozioni del momento.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Amo in particolar modo il teatro, i dialoghi e l'ironia, ed essendo estremamente legato alla mia terra ed alla sua cultura Eduardo, Viviani, De Crescenzo, Pazzaglia hanno sempre avuto un posto di rilievo nelle mie letture, ma amo la lettura a 360 gradi per cui i grandi classici come "Il Maestro e margherita" di Bulgakov, "Delitto e castigo" di Dostovskij piuttosto che autori contemporanei come Ken Follet riempiono la mia libreria.
 
4. Perché è nata la sua opera?
i miei racconti nascono dall'Amore per la mia città e dalla voglia di raccontarne la semplicità, la quotidianità. Raccontare la napoletanità che non scade nella "napoletaneria" fatta di luoghi comuni. La mia raccolta nasce dalla voglia di raccontare la Napoli che mi piace, una Napoli esiste nell'animo di chi la ama.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Sicuramente molto se per contesto sociale ci si riferisce alla cultura, alle persone che mi hanno insegnato ad amare un certo tipo di cultura fatta di bellezza a tutto tondo dall'arte visiva, alla prosa, alla musica.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Scrivere, per me, è un modo di raccontare la realtà attraverso la fantasia. È mettere su carta le emozioni, rendere concrete, tangibili le nuvole di fantasia che affollano la nostra mente.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
La mia raccolta non ha nulla di biografico nel senso stretto del termine eppure ha tutto di me. I personaggi dei miei racconti, com'è normale che sia, vivono del mio modo di ragionare, reagiscono alle loro storie secondo il mio modo di vedere le cose.
 
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Mia moglie per avermi incoraggiato a scrivere ed a cercare di pubblicare i miei racconti.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
In generale alla mia famiglia ma devo ringraziare la maestra di mio figlio che ha accettato di leggere i miei racconti dandomi il primo giudizio da lettore vero, e bontà sua è stato un giudizio positivo.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Probabilmente sì, ma io resto legato al cartaceo. Un libro è per me qualcosa di animato, ed è una sensazione che un e- book non mi sprigiona. Amo rileggere i libri, prendere appunti, sottolineare passaggi, vedere la carta ingiallirsi e sentirne il profumo che nella mia mente cambia da scena a scena, da parola a parola. Per me, l'e book resta troppo impersonale.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
È fondamentalmente un’idea che mi piace, mi affascina ma che potrebbe limitare un po’ la fantasia del lettore. Certo sentire ad esempio Camilleri leggere una sua opera, oppure De Crescenzo mi porta ad essere pienamente favorevole ad un audiolibro. Forse, a mio parere, dipende molto dalle capacità interpretative di chi narra.
 
 
 

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