1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere è per me un'attività naturale quasi necessaria alla mia esistenza. Fin dall'adolescenza la scrittura è stata congeniale alle mie fantasie cosmogoniche, oppure rifugio da una realtà che non aderiva al mio mondo.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
C'è molto di me in questo libro. I personaggi in fondo non sono altro che le cento me unificate in una unica essenza umana e spirituale, tuttavia fragile e forte, una donna, insomma.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Questo in definitiva è il racconto romanzato di una parte delle mie radici, alle quali al tempo della stesura volli dare voce e dignità, facendole affiorare dal passato e riscattandole, senza confinarle nella rassegnazione.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
La scelta del titolo è stata semplice e naturale, coincide con il nome della protagonista. Non ho avuto dubbi e meno che mai ripensamenti.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Nell'isola deserta porterei con me un libro di Lucio Anneo Seneca, “L'Arte di vivere a lungo”, ovvero "De brevitate vitae”. Questa sorta di manuale di vita mi conforta nella idea che mi sono fatta di un certo stile di vita, così come l'ho appreso dall'insegnamento del mio maestro tibetano Namkai Norbu.
6. Ebook o cartaceo?
Certamente cartaceo, è rassicurante stringere un libro tra le mani invece di un tablet.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Ho scritto molto e di tutto nella mia vita, diari intimi, alimentazione, paleoantropologia, storie e racconti vari, tristi e umoristici. Scrivevo per me, non sapevo di essere e non mi ritenevo una scrittrice. Ora forse superando la timidezza e l'orgoglio, lo sono.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Negli anni ottanta sembrava già tramontata l'era del "tutto è possibile" tuttavia avevo un ricordo nitido dei mitici anni cinquanta, quando il mondo intero, uscito dalla tragica esperienza della guerra, si avventurava verso un futuro radioso. Questo mi spinse ad evocare quel mondo.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Vedere il mio lavoro diventare libro è una buona soddisfazione.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
La prima persona a leggere il mio libro è stata una mia giovane amica napoletana.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
L'audiolibro è una buona maniera di raccontare come una volta per trasmissione orale, così come facevano le nonne del passato.