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05 Apr
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Intervista all'autore - Giuseppe Campisi

1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono nato a Palermo dove ho portato a termine i miei studi laureandomi in Giurisprudenza, conseguendo l’abilitazione all’esercizio della professione legale e dove oggi lavoro quale dirigente amministrativo in un ente pubblico.

I miei studi universitari e i successivi approfondimenti giuridici mi hanno portato ad apprezzare lo studio del diritto vivente, per ovvie esigenze professionali, e del diritto romano per la conoscenza di quelle radici “costanti” in ogni ordinamento giuridico che suole definirsi moderno.

 

2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Sono consapevole che la materia potrebbe apparire ai più ostica, ma con le opportune modalità divulgative consiglierei la lettura del famosissimo discorso che Piero Calamandrei, uno dei padri della Carta, tenne davanti agli studenti della Cattolica di Milano il 26 gennaio 1955 inaugurando un ciclo di sette lezioni sulla Costituzione.

Da tale discorso traspaiono i pericoli di una visione che presume la neutralità etica nelle norme legali e l’impegno invece per un recupero dell’etica cristiana adattata alle esigenze del pensiero laico, onde evitare che possano ripetersi nella storia altri processi sinedriti o pilateschi .

 

3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
Pur avendo una visione romantica della lettura che si alimenta anche del contatto fisico con il testo, ritengo che i due sistemi di diffusione del pensiero possano coesistere anche se, per alcuni testi, per la peculiarità degli argomenti trattati, il supporto cartaceo rimane il veicolo privilegiato di diffusione.


 

4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Per la peculiarità degli argomenti che ho trattato, riflessioni giuridiche ecc., la stesura dei miei testi nasce solo da una riflessione continua spesso animata da esigenze non solo meramente speculative ma anche pragmatiche; infatti l'operatore del diritto deve dare risposte concrete ai bisogni del cittadino nel rispetto in ogni caso dell'interesse pubblico e della legalità .


 

5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
“Quid est veritas ?”


É l’interrogativo senza risposta di Ponzio Pilato.

Un sostanziale silenzio, seppur in presenza di diversi tentativi di risposta, si ha alla domanda sulla ricostruzione della cosiddetta verità processuale nelle vicende giudiziarie di Gesù : a questa verità io ho tentato di avvicinarmi il più possibile, esaminando l’“imputato GESU” , il Suo tatticismo processuale e la Sua drammatica strategia difensiva.

 

6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Non fermarsi mai all’apparente semplicità di un testo, laddove il significato concettuale, spesse volte attinto con un approccio intuitivo, nasconde invece diversi significati che solo un serio studio filologico può svelare; del resto la filologia, come argutamente sostenuto da Luciano Canfora, è la più eversiva delle discipline, perché basata sull’indipendenza del pensiero e sul diritto alla verità .


 

7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Per le ragioni sopra esposte essa si è sviluppata nel corso della mia formazione culturale.


 

8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Nessun episodio in particolare, se non le letture rituali della passione nelle varie liturgie religiose durante le quali mi sono sempre posto diversi interrogativi su vari aspetti laici della vicenda processuale.


 

9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
NO.


 

10. Il suo autore del passato preferito?
Ovviamente, Piero Calamandrei …


 

11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Ottima iniziativa divulgativa anche se l’approccio naturalmente intimo che nasce dalla lettura suggerisce delle emozioni e delle riflessioni che il mero ascolto potrebbe non suscitare.

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Giovedì, 05 Aprile 2018 | di @BookSprint Edizioni

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