4. Perché è nata la sua opera?
Come dicevo il Piano di Dio per il nostro tempo è uno dei miei "pensieri del giorno". Quando l'ho finito di scrivere mi sono reso conto della sua importanza, in quanto conteneva alcune importanti intuizioni che lo rendevano un'opera unica: ritenevo che tutti avessero il diritto/dovere di conoscere alcuni aspetti essenziali che spiegassero il perché della venuta della Madonna a Medjugorje. Il libro è di poche pagine proprio perché non vuole disperdere l'attenzione del lettore su aspetti non essenziali in modo da dare un messaggio chiaro ed univoco. In questo si differenzia dai libri di Padre Livio sullo stesso argomento, che, pur concordando con le mie conclusioni, appare molto dispersivo e non offre la stessa chiarezza di messaggio che ha il mio libro
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Il libro è frutto della mia conversione a Medjugorje. Devo ringraziare Paolo Brosio che ha organizzato un incontro con i veggenti di Medjugorje a Monza, cui ho partecipato, che è stato fondamentale per poi decidere di andare in pellegrinaggio a Medjugorje. Tutti quelli che hanno diffuso la conoscenza del fenomeno di Medjugorje, in particolare Paolo Brosio e Padre Livio, hanno in qualche modo contribuito alla scrittura del libro.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
E' un modo per raccontare la realtà, anche quando si tratta di una realtà con presenze sovrannaturali, come quelle della Madonna.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Di me c'è soprattutto la grande fede che traspare dagli scritti, in particolare dalla dedica iniziale a Maria e nelle preghiere finali. Anche le intuizioni avute sul fenomeno di Medjugorje sono assolutamente personali, anche se, dopo averle scritte, ho avuto il piacere di vederle confermate in un libro di Padre Livio dal titolo l'"Avvenimento del secolo".
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
L'ho scritto anche nei ringraziamenti finali. Parlando con un mio caro amico ho ricevuto una delle intuizioni di cui parlavo, proprio nei giorni in cui stavo scrivendo il libro.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Al titolare della copisteria che me ne ha rilegate alcune copie cartacee da regalare agli amici nel natale 2016, prima che il libro venisse pubblicato.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Probabilmente si, ma non me lo auguro. Una copia cartacea invoglia a rileggere i libri quando è passato un po' di tempo, a riprenderli in mano e sfogliarli, a trasmetterli a nipoti e pronipoti. E' un po' come le foto che adesso teniamo tutti nel computer. Alla fine viene a mancare la bellezza di sfogliare un album di foto cartacee e c'è il rischio di perdere tutte le foto (ora anche i libri), con la perdita degli archivi.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
E' una bellissima iniziativa, soprattutto per quanti non hanno una facilità di lettura. Credo avrà un buon successo.