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BookSprint Edizioni Blog

23 Mar
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Intervista all'autore - Peter Amighetti

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?

Durante la stesura delle poesie presenti in “Nero”, ero in un periodo di totale depressione per svariati motivi. Mi sono buttato prima sul fumo e poco dopo sull'alcol, per cercare di anestetizzare il mio cervello dalla sofferenza e dalla non voglia di vivere. Quindi direi che la stesura delle singole poesie di “Nero” è stata un ergastolo con torture, che mi ha spinto ha riversare la disperazione e la sofferenza nei versi liberi che ho composto. L'ultimo periodo invece, dalla conclusione del periodo di depressione e la chiusura definitiva di “Nero”, ovvero il momento in cui ho deciso che le successive poesie che avrei scritto non avrebbero più fatto parte di “Nero”, è stato caratterizzato, e lo è tuttora, da un'allegria di fondo e da una spensieratezza mai provata. Spero un giorno di poter pubblicare una nuova raccolta ma dai toni decisamente più allegri.




2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?

Non saprei bene come rispondere. Se per realtà si intendono le azioni e le vicissitudini di tutti i giorni, risponderei che non c'è neanche un grammo di mia vita personale nelle poesie. Ma se per vita reale intendiamo i moti d'animo, il mutamento delle emozioni, le notti insonni a pensare al senso della vita, allora dovrei rispondere che il libro è la fotocopia della mia vita reale. Non c'è un solo aneddoto o azione a cui si faccia riferimento nelle poesie, che sia accaduta nella realtà, o quasi, più che altro il mio stile di scrittura mi porta ad inventare, o creare, delle situazioni, degli ambienti immaginari, che con colori e sensazioni rispecchino perfettamente quello che è il mio stato d'animo.



3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.

Spero di non sembrare troppo crudo e sboccato nel linguaggio se dicessi che scrivere le opere di “Nero” è stato un po' come vomitare dopo un'intensa serata alcolica. Non vorresti, perché ti senti in colpa con te stesso per come ti sei ridotto, ma il tuo corpo ti dice che per il tuo bene devi vomitare, e dopo starai meglio. Le poesie presenti in “Nero” sono così: un vomito emotivo che mi è servito a valvola di sfogo per prima toccare il fondo e poi poter risalire.



4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?

È stata piuttosto semplice. Cercavo un titolo semplice e conciso che esprimesse a pieno il mio periodo di depressione e la mia vita ridotta ad autolesionismo con fumo e alcol. “Nero” mi è sembrato il titolo più adatto sia perché è un colore cupo e triste, ma anche perché la maggior parte del tempo, durante il periodo di depressione, la passavo durante le ore notturne, nei bar o a spasso a scrivere.



5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?

Su un'ipotetica isola deserta passerei ore a parlare di società intesa come città e lavoratori con Allen Ginsberg, ma anche Jack Kerouac non mi dispiacerebbe affatto. Ma se dovessi scegliere un libro non esiterei: Smith & Wesson di Baricco.



6. E-book o cartaceo?

Credo che su questa tematica non cambierò mai idea: cartaceo tutta la vita. Sono una persona molto semplice e direi "acustica", nel senso che sono molto terreno, sì mi interessa la tecnologia, ma le cose semplici e belle della vita sono quelle che tocchi con mano e assapori con tutti i sensi: la ruvidezza delle pagine, il profumo dei libri quando si sfogliano velocemente dall'inizio alla fine e poi, oggettivamente, la bellezza dell'oggetto "libro" in sé e la bellezza di una grande libreria piena di volumi.



7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?

Non mi è mai neanche balenata l'idea di diventare scrittore fino a due anni fa circa, quando partecipando a vari concorsi letterari ho notato che il mio stile e la mia poetica cominciava a piacere non soltanto ai pochi conoscenti a cui avevo fatto leggere solo qualche poesia. Da lì mi si è insinuato in testa il tarlo della scrittura, e che forse nel 2017 ci fosse ancora qualcuno interessato alla poesia.



8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?

L'idea di per sé è nata praticamente da un giorno all'altro quando ho deciso di chiudere il capitolo cupo e depresso della mia vita. Mi sono messo al computer ed ho riunito in unico file word tutte le poesie del periodo cupo, ho salvato il file in una cartella e l'ho messa da parte per non pensarci più. Da lì ho iniziato a scrivere con un "mood" diverso, più allegro e spensierato. Credo che l'aneddoto più interessante sia proprio la nascita delle prime poesie. Quasi 5 anni fa non avevo neanche in mente di diventare un poeta. Durante un viaggio notturno in aereo di ritorno dalle vacanze, con la musica nelle orecchie (in particolare gli Alt-J, andate ad ascoltarveli!) mi sono venute spontanee e naturali le mie prime quattro poesie, nell'arco di meno di un'ora. Tutto è iniziato da lì.



9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?

Devo infinitamente ringraziare Vito in persona e a tutta la Booksprint in generale per questa grandissima opportunità che mi hanno offerto.Dal punto di vista emotivo pensavo che riprendendo in mano le poesie del periodo cupo della mia vita mi sarei di nuovo depresso, invece è stato un approccio piuttosto distaccato, come fosse un prodotto d'industria. Ovviamente sono contento che esca un libro a nome mia, anche se tratta di un "me" vecchio e sepolto.



10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?

Non credo che ci sia stata una "prima" persona vera e propria: quando ero in vena mandavo a parenti e conoscenti qualcuna delle ultime poesie che avevo scritto ma la questione finiva lì. Non c'è stato un "primo lettore" come ci può essere per un romanzo.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Non sono molto informato a riguardo, ma da un punto di vista teorico sono molto favorevole: porterà la letteratura a tutta quella parte di pubblico che per cause di forza maggiore non può leggere. Credo non ci sia cosa più bella vedere come la tecnologia ed il progresso possano portare l'arte in generale a sempre più pubblico, a cui prima l'arte era preclusa.

 

 

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