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19 Dic
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Intervista all'autore - Gian Battista Festari

1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?

Sono nato a Marano Ticino , un paese atipico del Piemonte e della provincia piemontese (Novara) perché molto ha risentito della vicinanza e quindi dei contatti con la sponda lombarda del fiume Ticino: infatti solo il fiume ci divide. Credo che tale vicinanza abbia influito sull' evoluzione di entrambe le popolazioni perché anche le persone che sull' altra sponda del fiume sono radicate hanno, fra le loro tradizioni, chiare influenze nostre. In età da scuola secondaria sono entrato in collegio, mai accettato, per diverse ragioni pratiche. Questa esperienza prolungatasi fino alla maturità liceale ha inciso profondamente sulla mia formazione ed evoluzione favorendone l' aspetto introspettivo ma anche la tendenza alla solitudine intesa come libertà.



2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?

Personalmente mi sono nutrito di poesia nell' accezione classica di tale modo o meglio mondo espressivo. Credo fermamente infatti che questo linguaggio sia l' evoluzione del discorsivo e del narrativo: inteso come esercizio a togliere elementi non indispensabili all' espressione e come metodo sia per ricercare sia per ricreare, anche attraverso l' evocazione e la condensazione, concetti, sensazioni e sentimenti altrimenti difficilmente esprimibili con altrettanta potenza: naturalmente a patto di riuscire ad arrivare a tale levatura che io considero l' eccellenza dell'espressione. Questo sottintende che ,personalmente, sono certo di non esserci ancora arrivato ma anche che non ho perso né la speranza né la voglia di provarci.



3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ e-book?

Che non sia dispersivo quanto l' audiolibro. Sarà abitudine ma leggere mi aiuta a concentrarmi molto più che ascoltare .



4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?

La scrittura mi è naturale: non l' ho mai sentita arrivare e credo proprio che mai mi lascerà. Tra amore e ponderazione però esistono distanze colmabili non totalmente e solo a caro prezzo .



5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?

La voglia, naturale anche quella, di esprimere quello che sento e che penso. Esercizio praticato anche nella quotidianità con effetti spesso negativi. Viviamo in un momento storico nel quale buonismo, ipocrisia, tolleranza, sostenibilità e potrei proseguire ancora per molto… hanno superato ciascuno i propri limiti razionali proiettandoci in scenari che hanno evidenze di tragicità tanto peggiori quanto più ci ostiniamo e ci ostineremo a non vedere o voler vedere, per miseri interessi personali o di piccoli gruppi, che, predicando la socialità, di fatto, ne perseguono la negazione ostentando chiaramente una intima condizione di frustrazione palese nell'affanno ansiogeno di affermare, ad ogni costo, la propria supremazia o quantomeno visibilità.



6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?

L' invito al ritorno introspettivo e alla sua frequentazione supportati e volti dalla e alla semplicità dei concetti e dei principi fondanti; sperando di riuscire anche a far passare un messaggio critico ma soltanto perché mirato a pungolare.



7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?

La scrittura è sempre sogno, almeno in parte , ma è e deve essere percorso di conoscenza mirata alla coscienza di se stessi, della società e del momento nel quale viviamo.



8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?

Le prime critiche e i primi pungoli a renderlo pubblico: ma sempre conservando l' autocritica, che spero di aver perseguito a sufficienza.



9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?

No anche perché non l' ho mai considerato un termine semmai una partenza.



10. Il suo autore del passato preferito?

Neruda, Ungaretti e molti altri ma anche molti grandi dell' antichità.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Come già affermato in precedenza lo ritengo meno incline alla concentrazione: soprattutto in poesia e quindi dispersivo. Ma non escludo che possa essere utile o congeniale alla nuove generazioni.

 

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