2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non ho un momento particolare. La notte no. Neanche da giovane riuscivo a studiare di notte. Quello è il tempo per sognare cose inverosimili. Durante il giorno arrivano il ricordo, il rimpianto, l'amore per chi non c'è più, le visioni appannate della mia Firenze di una volta e allora scrivo.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Non ho un autore preferito in particolare, ma sono molto interessata ai libri di Piero e Alberto Angela che ci fanno conoscere in modo reale ciò che non conosciamo dei nostri luoghi e costumi. Poi leggo ciò che capita. Preferisco storie vere.
4. Perché è nata la sua opera?
Per uccidere una depressione a cui sono immune, ma che si presenta talora alla finestra della mia tarda età sotto forma di solitudine forzata dall'impossibilità di seguire velocemente i giovani che corrono incontro al loro futuro.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Ho vissuto in una famiglia colta, frequentato un collegio importante che mi ha portato alla maturità classica. La Facoltà di Medicina aveva allora molti studenti miei coetanei che si interessavano di arte e letteratura. Intorno alla mia casa fiorentina e a quella attuale ho sempre avuto giardino, verde, fiori, fontanelle con i pesci. Gli animali mi sono stati compagni di vita. Tante rondini sotto i miei tetti.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
È un'evasione. Scrivere per fuggire il rallentamento progressivo della vecchiaia attraverso i racconti della realtà.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Tutto.
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Nessuno. Non volevo sembrare presuntuosa. Non mi sopravvaluto. Offro quello che ho.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Ai miei figli.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?
Non saprei dire.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Penso che perda un po’ di significato. Credo sia giustificato solo per i non vedenti.