2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Di notte, oppure la mattina presto. Meglio ancora se fuori il tempo è uggioso o piove.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Ce ne sono diversi, Graham Hancock, Isabelle Allende, Mauro Corona, Paolo Choelo, G.G Marquez, John Grisham; ne potrei elencare tanti altri, ma su tutti, adoro Conrad. Ho letto tutti i suoi libri.Conrad diceva che la parola scritta ha il potere di far ascoltare, far sentire, far vedere, ed è quello che io provo quando leggo le sue opere,
4. Perché è nata la sua opera?
Ho voluto semplicemente raccontare una storia d'amore (ovviamente di fantasia).L'amore, pur nelle sue infinite sfaccettature, rimane sempre immutabile e antico. Fa parte del nostro essere. Muore e rinasce, proprio come nella storia di questo mio libro che è somigliante ad altre mille e mille storie d'amore. Perché è nata? Più che un motivo preciso è stata una necessità. Il personaggio di questo libro mi si è rivelato all'improvviso, prepotente e bisognoso di rappresentarsi. L'incipit? ''Dolfo seduto su un sasso, osservava il suo gregge...'' Non ho potuto più fermarmi, il resto è venuto da solo.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Ha influito moltissimo. Sono nata nel 1945 e quando cominciai a rendermi conto del contesto in cui vivevo eravamo già negli anni cinquanta. Anni duri, dove ognuno cercava di risollevarsi da una guerra appena finita come meglio poteva.. La normalità della vita si respirava tra le macerie. La vecchia generazione rimaneva ferma, la nuova avanzava con una forte voglia di riscatto. Io nel mezzo, osservavo, ascoltavo, incameravo. Ho avuto anche la fortuna di incontrare persone che hanno in parte influenzato la mia formazione letteraria.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Scrivere, secondo me, è una forma d'osservazione dell'anima che ci permette così di vedere e percepire ciò che nella realtà appare scontato, ci sfugge o che, il più delle volte, evitiamo di comprendere. Dunque sì, scrivere può essere anche un'evasione dalla realtà, senza per questo dimenticarci di trasportare nei nostri scritti tutto ciò che essa rappresenta.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Abbastanza direi. Penso che ogni autore, in ogni suo scritto, metta qualcosa di sé, se non altro le proprie emozioni che, per certi versi, sono il punto chiave della nostra capacità di comprensione.
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Sicuramente le persone che vivono e fanno parte della mia vita. Familiari e amici.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Le prime persone sono stati i miei figli e mio marito. A loro devo molto, se non altro, gratitudine per la capacità che hanno dimostrato nel sostenermi, dandomi la forza per andare avanti.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?
Purtroppo sì. Col ritmo frenetico della vita moderna non si ha più molto tempo da dedicare alla lettura, e se l'e-book serve a fare in modo che si possa continuare a leggere senza togliere niente al resto, ben venga. Io sono all'antica e ci tengo a dirlo, amo il cartaceo. Amo l'odore dei libri, specie se sono molto vecchi; leggerli è un'emozione impagabile.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Se non ci sono problemi di tipo fisico, un libro è meglio leggerlo e viverlo con le proprie emozioni.