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20 Giu
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Intervista all'autore - Tiziana Miceli

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?

Sono nata nel 1959, e da subito sono stata una bimba poco "accolta". Forse è stato in quella consapevolezza che si è sviluppato il mio "sentire" oltre modo la vita, le situazioni, le persone. Ho una sensibilità che mi porta a soffrire per le ingiustizie, anche quelle patite da altri. Io non ho deciso di comporre, credo che queste cose non si decidano, ma ho sempre saputo che avrei scritto... Mi sarebbe piaciuto scrivere un romanzo, ma non possedendo il dono della narrazione e non avendo sufficiente fantasia per produrre qualcosa che comunque sia naturalmente credibile, ho lasciato perdere questo tipo di scrittura. Ho iniziato a scrivere versi nel 1978 a 19 anni. Età in cui ci si comincia a fare delle domande, a percepire il mondo.Poi, dopo anni di stand-by altri versi sono venuti a "trovarmi", forti, dirompenti, perché per me è stato così: non ho decido di comporre, ma sono i versi che tutt’ ora mi vengono a cercare, molto spesso di notte, o in momenti in cui sono concentrata dentro me stessa.



2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?

Come ho detto prima, non c'è un momento in cui io decido di scrivere, di mettermi a tavolino. Anzi, paradossalmente quando mi è capitato di farlo, ho sempre prodotto cose che non hanno avuto seguito. C'è un impulso irrefrenabile che arriva, silenzioso ma potente. Ovviamente io scrivo poesie, per uno scrittore di prosa credo le cose siano assolutamente diverse.



3. Il suo autore contemporaneo preferito?

Amo gli scrittori italiani, e parlo di romanzieri. Margaret Mazzantini, per esempio. Altri li ho abbandonati come Andrea De Carlo e Niccolò Ammaniti ma dei quali ho letto tutto. Ora amo particolarmente Gianrico Carofiglio di cui sto leggendo l'ultimo romanzo. Paradossalmente non ho molta dimestichezza con i poeti... Anche se ovviamente, parlando di contemporanei non posso non citare Alda Merini che amo profondamente per la sua capacità di rendere le cose terrene poesia.



4. Perché è nata la sua opera?

Il mio libro è nato un po' per gioco, spinta da conoscenze di Facebook, luogo dove io pubblico i miei versi. Chi li leggeva mi ha incitata a renderli pubblici, e così ho fatto. Mi sono fatta un regalo.



5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?

Non credo di avere particolari formazioni letterarie, io "viaggio a pelle".



6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?

Scrivere per me, è una necessità. Un bisogno primario, un modo per vivere e sopravvivere. Senza questa valvola che è la scrittura, sarei molto più triste, arrabbiata e peggiore. È come quando si ha sonno e non si può dormire. Senza la scrittura impazzirei.



7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?

Chi scrive romanzi deve avere molta fantasia e una buona capacità elaborativa. Chi scrive poesie scrive di se'. Con la poesia non si può parlare di alcun altro che di se stessi, delle proprie emozioni del proprio vissuto e di come gli occhi guardano il mondo.



8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?

Si, per la stesa del mio libro ho avuto un amore ispiratore. Amore al quale sono dedicati la maggior parte dei miei versi, amore che si è dissolto.



9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?

L'ho letto io.



10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?

No, o per lo meno, mi auguro che non sia così. C'è una magia particolare nello sfogliare un libro. L'e-book non dà alcuna sensazione in merito.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Stessa cosa che ho scritto per l'e-book.

 

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Lunedì, 22 Giugno 2015 | di @BookSprint Edizioni

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