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02 Ago
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Qualità di un libro: decide il lettore o l'esperto?...

Qualità di un libro: decide il lettore o l'esperto?... © Olivier Le Moal

Si sente spesso parlare i critici di buoni libri, ma che magari nessuno compra, o di successi letterari che vengono tenuti poco in conto dagli esperti. A chi tocca il compito di decidere se un libro è un buon libro?

Negli anni della crisi economica e del quinquennio più nero per le vendite in libreria dei romanzi, è necessario fare affidamento su libri che siano di un livello qualitativamente elevato e che, contemporaneamente, riescano a far presa sul pubblico a tal punto da garantire, all’editore e alla casa editrice, almeno la copertura delle spese per la pubblicazione dell’opera. Il successo stesso degli ebook e del self-publishing pongono sempre più la questione di elevare l’aspetto qualitativo dell’offerta editoriale, ma in questi stessi anni, però, emerge sempre più la discordanza tra quelli che sono i pareri dei cosiddetti “critici”, rispetto a quelli che sono i gusti del pubblico. Un pubblico che, ovviamente, è meno esigente dei primi sotto certo aspetti (grammatica, sintassi, tematiche affrontate), ma che vuole storie vere, verosimili e intriganti, che lo facciano evadere dal contesto sociale un po’ troppo degradato e assuefatto da stereotipi e cliché troppo ben annidati nel nostro stile di vita.

Mi riferisco ai successi come, ad esempio, quelli della trilogia delle sfumature oppure al libro di Melissa P. (“100 colpi di spazzola”), nonché ai tanti ricettari di cuochi televisivi e simili.
Tutte opere che di certo non hanno interessato la simpatia della critica, ma che altrettanto certamente hanno garantito la sopravvivenza di molte librerie e del fenomeno editoriale stesso, con picchi di vendite molto alti.
Libri che sono stati, quindi, apprezzati dal pubblico, voluti dagli editori, ma bocciati dagli esperti.
Chi ha ragione? Chi, tra i tre soggetti dell’editoria mondiale, può vantare il diritto/onere di asserire se un libro è buono o non merita di essere chiamato come tale?
Per quanto riguarda gli editori, il loro ruolo era, è e resterà fondamentale perché rappresentano il filtro tra ciò che è un semplice manoscritto e che resterà chiuso, come un sogno, nel cassetto e ciò che invece potrà arrivare sul mercato e tra le mani dei lettori. Il loro compito è dunque gravoso, ma necessario, per evitare spiacevoli esperienze ai lettori.
Sono molti, invece, i casi, anche al di fuori della letteratura, in cui i critici sono stati spesso contestati. Basta ricordare i “fallimenti” musicali (se così vogliamo chiamarli) di Vasco Rossi, Mia Martini, Zucchero e quanti altri al Festival di Sanremo. Giunti ultimi o comunque non vincitori con capolavori della musica italiana, e che poi hanno sbancato alle vendite non con un solo album, non con un solo pezzo, ma con decine di brani e canzoni che hanno senz’altro migliorato il livello qualitativo della nostra musica.
Allora, dunque, non è la critica che può valutare il livello di un’opera? Sembrerebbe di no, ma di certo, se esistono degli esperti, è sempre giusto affidarsi ai loro consiglio. Tanto poi, si sa, l’abbaglio è dietro l’angolo… e i gusti sono gusti.
Resta valida, ad ogni modo, la strada che porta a dire che “il pubblico è sovrano”, perché alla fine va avanti e viene premiato chi riesce a fare colpo davvero sulle persone, chi arriva alla loro anima e… al loro portafoglio, sbancando il botteghino.

 

 

 

Venerdì, 02 Agosto 2013 | di @Dario D’Auriente