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22 Mag
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Intervista all'autore - Rosanna Lacopeta -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittrice?
Sono una persona che ha sempre amato le storie. Le storie che mi hanno raccontato o letto i miei genitori e mio nonno quando ero piccola, quelle che inventavo io mentre giocavo o viaggiavo guardando il paesaggio dal finestrino,
quelle che ho sempre letto fin da ragazzina e quelle che ho sempre visto nei film, e ora anche nelle serie, mi hanno permesso di sognare, di fantasticare, di confrontarmi con personaggi che mi hanno indicato la via, di dare un senso alle cose. Mi hanno spronato a creare storie tutte mie. Scrivo storie da quando ero una ragazza, da quando ho preso coscienza che potevo farcela, ma ho sognato di diventare una scrittrice fin da bambina. La mia città, Matera, ha sempre avuto ai miei occhi quel fascino incantato che ha stimolato la mia fantasia, tanto che le mie storie hanno sempre scene ambientate sulla Murgia e nei rioni antichi dei Sassi.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Durante l'estate, quando ho due mesi di libertà, scrivo tutti i giorni, di pomeriggio, una o due ore. Nel resto dell'anno lavoro e, visto che gli impegni aumentano, impongo a me stessa di ritagliarmi almeno due ore un pomeriggio alla settimana, quello in cui sono più libera. Se capita di saltare anche quel pomeriggio, mi sento frustrata e meno energica nell'affrontare il resto della settimana perché scrivere è il mio carburante, la mia valvola di sfogo, il mio senso. Scrivo di pomeriggio perché sono una persona che crede fermamente nel motto "prima il dovere e poi il piacere" e, pertanto, mi dedico al mio piacere dopo i vari impegni della giornata.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
I miei autori contemporanei preferiti sono tanti e sono tutti italiani, sebbene abbia amato anche tanti romanzi stranieri. Sono Elena Ferrante, Margaret Mazzantini, Niccolò Ammaniti, Silvia Avallone, Alessandro D'Avenia, Sandro Veronesi, Lorenzo Marone, Marilù Oliva, Lidia Ravera, Paolo Giordano. Tuttavia quello che metterei al primo posto è Andrea De Carlo perché è stato il mio amore giovanile, in quanto i suoi romanzi mi hanno insegnato, quando ero una studentessa universitaria, a credere in me stessa e nel potere della creatività.
 
Perché è nata la sua opera?
La mia opera è nata perché in quella fase della mia vita mi mancava una persona che avesse i miei stessi interessi, le mie passioni, il mio modo di essere. Quando mi manca qualcosa nasce dentro di me una storia che me la dia e, mentre la scrivo, quel bisogno si placa. Ecco perché ho inventato una storia d'amore tra anime gemelle che, però, non è solo una storia d'amore. È anche una storia di riscatto per quei ragazzini che, nelle scuole, vivono ai margini perché sono sensibili, sognatori, semplicemente unici. E io sono una professoressa di lettere alle medie, che si rivede in questi ragazzi e che ha sentito un altro bisogno: quello di dare voce ai miei piccoli-grandi alunni.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Il contesto sociale ha influito senz'altro nella mia formazione letteraria perché mia madre maestra mi portava da scuola i libri di fiabe che mi hanno fatto sognare da bambina. Sia lei che mio padre (artista e professore di arte, prima di diventare bancario) leggevano molto da giovani e io ho ereditato i loro libri. Ora la mia professione di insegnante mi fa conoscere scrittori per ragazzi che scrivono libri che, in realtà, sono dei gioielli anche per gli adulti.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Scrivere per me è sia evadere dalla realtà perché mi consente di vivere esperienze che non ho vissuto, che un modo di raccontare la realtà in quanto le situazioni inventate si intrecciano a quelle che invece ho vissuto. Le storie che scrivo mi permettono di sognare, di fantasticare, di mettere da parte i problemi quotidiani e quelli del mondo in genere, ma, nello stesso tempo, fanno sì che io possa far conoscere ai lettori la realtà che mi circonda, quella della scuola, dei docenti, dei bambini che diventano adolescenti, di una cittadina di provincia dell'Italia meridionale. Soprattutto scrivere è per me trasmettere agli altri quello in cui credo fermamente: il potere delle storie.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
In quello che ho scritto c'è molto di me, anche se la storia è un'invenzione. Nei due protagonisti, Doriana e Arturo, ci sono molti lati del mio carattere, così come negli altri personaggi ci sono caratteristiche proprie di persone che ho conosciuto durante la mia vita. Nessun personaggio, però, è la copia di qualche persona realmente esistente, compresa me stessa, perché, se non inventi un po', che gusto ci sarebbe? In realtà io ci sono soprattutto nei valori che voglio comunicare.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Preferisco far leggere i miei romanzi quando sono stati già pubblicati.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Non l'ho fatto ancora leggere a nessuno, tranne qualche brano a mia figlia che è la mia fan numero uno.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Spero proprio di no perché, dal mio punto di vista, rinunciare al cartaceo sarebbe triste ed esecrabile, visto che il libro non è solo una storia, ma è anche un pezzo della propria vita, un oggetto caro, con i suoi colori, odori, consistenze.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
L'audiolibro è un grande aiuto per tutte quelle persone che hanno disturbi specifici dell'apprendimento e, quindi, fanno fatica a leggere. Ma anche per chi ha problemi di vista. Un giorno, se non dovessi più vedere bene, a causa dell'età, so a chi mi devo rivolgere, o meglio a cosa.

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