Oggi parliamo con l’autore Domenico Varì. Puoi dirci com'è nato questo progetto?
Certamente. Il libro è nato senza che me ne accorgessi davvero.
Mi è venuta la necessità di raccontare ai miei nipoti il mondo che avevo vissuto quando ero al loro posto
È interessante. Puoi spiegarci meglio questa necessità?
Sì, in tutti questi anni ho pensato a come lasciare in eredità il mondo che avevo vissuto, con i suoi personaggi, luoghi, la scuola e gli amici. Non riuscivo a farlo perché loro erano presi dal loro mondo, molto diverso dal mio, pieno di oggetti tecnologici che, oltretutto, io non capivo. Infatti, molte volte chiedo il loro aiuto per farli funzionare.
Quindi ha deciso di raccontare tutto attraverso questi racconti?
Esatto. I miei nipoti sono la cosa più bella che ho e che mi aiutano a motivarmi a vivere a lungo. Questi racconti, in forma di strane favole, li lascio in eredità a loro. Li avranno per un tempo breve anche i miei amici e, se ne hanno voglia, i loro figli e nipoti.
Che bell'idea! E come si è sentito durante il processo di scrittura?
È stata una gioia per me riannodare i fili di tante vite che ho vissuto e rammentare pezzi di vita non dimenticati, ma lasciati in un angolo buio della memoria. Tutti i personaggi che vengono ricordati e che mi frullano in testa sono la mia vita o parte della mia vita, ma anche parte di molte vite.
È davvero un bel modo di preservare la memoria. C'è un aneddoto particolare che vuole condividere?
Sì, l'altro giorno ho incontrato un nipote di una delle persone che nomino in un racconto. Mi ha salutato e mi ha detto: "Quella persona che tu nomini in tale racconto è mio padre. Purtroppo era morto, anche volendo non poteva raccontargli niente".