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BookSprint Edizioni Blog

17 Apr
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Intervista all'autore - Giuseppina Cuddé

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Figlia di genitori Italiani emigrati in Svizzera, sono nata e cresciuta a Ginevra fino a quasi la maggiore età. Anni difficili, poiché vissuti lontani dalla famiglia, in ottimi collegi svizzeri che mi hanno ben formata sul piano educativo e culturale. Diciamo che mi sono stati trasmessi quegli insegnamenti e valori necessari, fondamentali per uno sviluppo attento, accurato ed armonioso della mia persona in tutti i suoi aspetti.
Conseguo la Licenza pedagogica il cui percorso completo in Italia, presso l'Istituto Maria Ausiliatrice di Caltagirone in provincia di Catania con il "Corso integrativo" che mi consente la iscrizione presso l'Università di Lingue e Letterature Sraniere Moderne di Catania con specializzazione in "Letteratura comparata" e corso quadriennale di Lingua e civiltà francese. Ancor prima di laurearmi, ma con tutti gli esami sostenuti e previsti dal mio percorso di studi e con data stabilita per Esami di Laurea, insofferente, inquieta nella nuova realtà che non sento mia, poiché molto distante da me, per alleggerire l'espressione in "usi e costumi", decido di spiccare il volo fuori dall'Italia. Giovane donna, assai razionale, non parto all'avventura. Partecipo ad un Concorso alla Orientale di Napoli per l'insegnamento nella scuola francese. Selezionata, il Ministero dell'Istruzione francese, mi convoca per un corso di formazione pedagogica presso l'Accademia di Grenoble. Anche lì, superati gli esami, la mia destinazione è Lione, la meravigliosa città dell'edilizia che molto ha risentito del Rinascimento italiano, della seta la cui lavorazione del tessuto avviene ancora, oggi, nel quartiere la Croix Rousse dove abitavo e dove il grande Molière ha rappresentato per ben dieci anni prima di diventare il drammaturgo di Luigi XIV di Francia. Lì, nella Grande Rue de la Croix Rousse, ancora immagini di Guignols che testimoniano della sua presenza in questa città e del suo apprendistato come drammaturgo. Vivo serenamente, autonoma in tutto, finché il distacco dalla famiglia si fa risentire in maniera forte. Torno in Italia. Pertanto, faccio l'impossibile per lavorare, per sentirmi sempre autonoma, indipendente. Inizio ad insegnare, Lingua e civiltà francese, presso un istituto religioso assai noto di Catania e, nel contempo, lavoro alla ricerca universitaria presso la Fondazione Verga di Catania, dove attingo il massimo delle informazioni a me necessarie ricavate da l'illustrazione Italiana, rivista di cultura e attualità. Tema: Il Teatro parigino, attraverso l'Illustrazione Italiana, tra il 1880 e il 1890. Questo lavoro meticoloso di lettura e di scrittura, mi ha aiutata a migliorare la mia conoscenza della lingua italiana oltre ad essere un vero toccasana nell'esercizio della scrittura. Sempre inquieta, mi iscrivo all'Università di Ginevra in Filologia romanza, ma ben presto abbandono perché mi rendo conto che sto percorrendo troppe strade parallelamente e che potrebbero non darmi tutti i frutti sperati. Punto sulla stabilità all'insegnamento, anche se la mia grande passione per nuovi orizzonti da scoprire non mi abbandona mai. In verità, mi sarebbe piaciuto pilotare aerei, ma i miei studi mi hanno portato da altra parte e assai diversa. La mia vita si ferma. Conosco il mio lui con il quale camminiamo, professionalmente, su sentieri diversi. Lui, ha lasciato il mondo dei comuni mortali qualche anno addietro. Ancora, oggi, non riesco a parlarne così come del mio rapporto con mio padre molto sofferto in quanto figlia indesiderata perché nata femmina. Anche su questa mia tristissima vicenda personale, vorrei chiudere sin dall'inizio. In me c'è molto dolore che, forse, non andrà mai via perché i momenti difficili sono stati lunghi e mi hanno segnata profondamente come essere umano, come donna, come figlia. Ad un certo punto della mia vita, ho deciso di scrivere della mia esistenza, del mio calvario in famiglia. Non so, se avrò mai il coraggio di pubblicare. Pertanto, conto di rivedere questo mio scritto. Un altro è in elaborazione, ma leggermente più solare per il racconto, per l'ambientazione, per la cultura dove, però, traspare sempre il mio "io" come nelle mie poesie che continuo a scrivere ogni sera. Come sono diventata scrittrice ? Ebbene, si evince da quanto già scritto. Quando ho deciso di diventare scrittrice ? Forse da sempre, sin da ragazza, man mano che mi innamoravo sempre più della cultura come mondo nel quale potersi rifugiare. Ripeto sempre a me stessa: "Flaubert scriveva ... Mi ubriaco con la scrittura come l'ubriacone con l'acquavite". Io mi ubriaco con la scrittura per dissipare dolore e sofferenza. In fondo, la scrittura non è altro che una tecnica per esprimere il proprio "io". Un mezzo. Ecco, l'arte. Cosa fa il vero artista ? Racconta, a suo modo, il suo mondo interiore, la sua personale visione della vita. Chi copia non fa arte. Scopiazza e basta! L'arte è originalità, perché nessun "io" sarà mai uguale ad un altro "io".
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Di giorno, svolgo regolarmente tutto quanto comporta la vita dei comuni mortali. Vivo con mia madre, una palazzina nostra, e faccio l'insegnante di Francese presso l'Istituto Alberghiero del mio paese, Mineo. Solo dopo aver fatto il mio dovere di insegnante, ritaglio, alla sera, parte del mio tempo alla composizione di una poesia. É il momento più bello, il momento di liberazione, il momento in cui sono me stessa e sola con me stessa. Mi interrogo, mi rispondo. Mi basta un'immagine, un suono per dar vita al primo verso e, poi, la corsa. L'immagine è davanti ai miei occhi e si concretizza trasportandola nelle parole, attraverso le parole, forse, come sto facendo in questo momento mentre mi immagino nell'atto della composizione.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Non c'è un autore contemporaneo preferito. Diciamo che mi lascio trasportare da quanto viene narrato, dalle emozioni che suscita in me il racconto in sé. Leggo ciò che mi piace. Pertanto, mi rendo conto di essere ancora molto legata alla letteratura "engagée", la letteratura del Preromanticismo, Romanticismo francese, nonché la letteratura del '900 francese con Duras, Colette, Troyat, Gide e altri. Ma apprezzo anche scrittori latino-americani come Gabriel Garcìa Marquez di cui ho letto parecchio, la poesia meravigliosa di Pablo Neruda, così come la poesia dei poeti spagnoli della generazione del 1925/27 quali Garcìa Lorca, Vicente Aleixandre, Pedro Salinas e per non rovinare la bellezza del verso, dell'espressione leggo direttamente in lingua originale che sia francese o spagnolo. Sì, anche in spagnolo. Lingua che ho studiato e che amo tanto. Allo stato attuale, ho intrapreso la lettura "Donne che comprano fiori" Di Vanessa Montfort.
 
4. Perché è nata la sua opera?
La mia opera è nata da un percorso di vita assai sofferto che ho soffocato nella cultura, nella composizione. È una speranza per la rinascita della mia anima che tende a liberarsi, a sganciarsi dal ricordo nefasto. So di aver intrapreso un percorso positivo anche se qualche lacrima non manca.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Con la mia gente ho un rapporto sereno, fondato sulla cordialità, pochissime amicizie. La mia piccola realtà, purtroppo, mi sta stretta per una come me che ama gli spazi a misura d'uomo, laddove è possibile percorrere qualche centinaio di metri per respirare il mare, per ammirare la montagna. Catania. Ma in verità, avrei voluto trasferirmi a Parigi, che interiormente sento molto mia. Tuttavia, per cause di forza maggiore, sono costretta a vivere in una piccola realtà quale Mineo. Pazienza, mi accontenterò di qualche viaggio. Chissà che un possibile nuovo amore non possa farmi cambiare idea?
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Scrivere è un'evasione dalla mia realtà interiore e, mi ripeto, dalla piccola realtà in cui vivo. Ma è anche un raccontare la realtà imbruttita, schiava del nulla, poiché il mondo ha dimenticato i veri valori dell'essere, dell'esistenza. Un mondo che si crede importante solo in funzione dei beni materiali e del denaro, soffocando, nei peggiori dei casi, il lamento dell'anima e del cuore, con quanto di negativo c'è sul mercato "alcol, droga,...".
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Nei miei scritti ci sono interamente. Ma quale autore vive fuori dal suo scritto, dalla sua opera ? Nessuno. Chi scrive, scrive con il "sé". Anche il Realismo, il Naturalismo francese e, a seguire, il Verismo italiano, incentrato più nella mia zona con Verga, Capuana originario di Mineo, ed altri, pur professando la "impersonalità", questa "impersonalità" non era altro che una tecnica della scrittura. É la mano dell'autore che scrive e la sua mano è guidata dalla sua mente, dal suo cuore, dalla sua anima zona di transito tra mente e cuore.
 
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Nessuno. Solo il mio "io".
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A mia madre che mi ascolta ad ogni fine composizione.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Forse sì. Insegno a ragazzi che hanno un'età compresa tra i sedici e i vent'anni e mi dicono chiaramente di preferire l'e-book.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Bello, accattivante. Favorevole per chi ha problemi connessi alla vista e non rimane, per questo handicap, tagliato fuori dalle varie possibilità che offre un mondo in evoluzione e comodo per chi vive freneticamente. Un mezzo relax se la voce che recita è carezzevole.

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Martedì, 17 Aprile 2018 | di @BookSprint Edizioni

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