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21 Mar
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Intervista all'autore - Angelo de Marco

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?

Scrivere è stato sempre un modo come potere esternare liberamente il mio pensiero, senza atteggiamenti "costruiti" nella quotidianità, magari trascinato dal ruolo sociale e professionale cui sono costretto a vivere ogni giorno con clienti e amici. Quando mi siedo, invece, nella mia scrivania davanti la tastiera comincio a realizzare la mia creatività e mi sento librare in una area immaginaria da dove riesco a percepire il minimo rumore che attornia la mia natura. Poi, guardo il video e rileggo ciò che ho appena scritto, sento dentro di me una tale carica che concludo appagato il mio scrivere con tanta beatitudine perché sono riuscito a fare vivere le scene descritte insieme ai personaggi del mio racconto. S^, scrivere mi emoziona e mi da la forza di vivere un altro giorno in compagnia dei miei personaggi appena creati, con l'adrenalina che mi sento crescere dentro, creata sicuramente dalle storie appena trascritte siano esse drammatiche, siano esse di horror.



2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?

Diciamo che in questo racconto di vero e reale ci sono i luoghi dove esso è vissuto e raccontato. Di vero c'è la casa di mio nonno, il cimitero del paese di mia madre e il loro reale Mausoleo familiare dove andavamo a pregare il giorno 2 novembre, per la commemorazione dei nostri morti, sin da quando ero bambino. Alcune paure vissute nel girovagare da solo dentro il cimitero aspettando i miei familiari, sono reali e da qui che nasce l'idea che mi spinse a fare nascere il racconto. Tutto il racconto è basato su pura invenzione della mia fantasia e creatività.



3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.

Man mano che scrivevo questo romanzo, mi sentivo coinvolto nelle vicende raccontate e questo mi ha dato il coraggio di andare avanti in compagnia dei miei "Bimbi-Folletti", i quali mi spronavano e riuscivano a suggerire alla mia mente tutte le bellissime scene raccontate in questo racconto, grazie alla mia fervida fantasia.



4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?

Semplice! Sì, ho voluto accostare il titolo al nostro bellissimo e secolare Mausoleo familiare, da parte della famiglia della buonanima di mamma. Nei miei ricordi da infante è rimasta la frase scritta sul cancello dell'ingresso al cimitero: "Perdete ogni speranza o voi che entrate". In contraddizione a questa frase ho voluto dimostrare che anche chi entra in quella ultima residenza, lascia aperta una speranza di vivere in eterno nella mente dei loro posteri. Ed ecco che torna nei ricordi quel nostro "Mausoleo dei Morti " ed è per onorare questo mio pensiero legato ai miei avi, che l'ho voluto immortalare.



5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?

"Il Codice da Vinci" per me è un grande libro realizzato da Dan Brown. Il cui film è stato egregiamente interpretato da Tom Hanks.



6. E-book o cartaceo?

Cartaceo! L'E-book è l'evoluzione tecnologica del mondo telematico dei computer; però, le biblioteche aperte al pubblico e anche quelle private, si vestono di tutti i libri che fanno felice il lettore nel sentire tra le mani l'odore della carta che lo impagina e il piacere di poterlo sfogliare con la secolare gestualità. Non amo tanto l'E-book.



7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?

Ho sempre scritto, sin da quando a 13 anni dedicai al mio primo amore sedici righe che raffiguravano la bellezza del viso della mia ragazzina, capelli rossi e occhi verdi. Continuai a scrive romanzi, poesie e poi vennero anche i dipinti. Da quel momento ho scoperto il mondo della mia "Arte" e ho continuato a farlo sempre, da sempre e per sempre. Era il 1997 quando venni spronato da alcuni amici a fare conoscere ad altri ciò che avevo scritto nei miei racconti e che, con molta artigianalità, avevo rilegato, compreso la raccolta delle mie Poesie. Avevo deciso così di passare alla pubblicazione. Poi, impegni professionali e incarichi sociali mi hanno fatto ancora una volta allontanare da quel pensiero di pubblicare i racconti. Nel 2011 un mio caro amico critico letterario mi impose di farlo. Quindi ho pubblicato il mio primo " Nel nome di Dio" e, a seguire, "Hotel Niagara" ed ora anche questo terzo libro.



8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?

Leggendo sui quotidiani alcuni fatti di cronaca relativi alla sparizione dei bambini, rapiti dagli Zingari e da altri criminali; nonché la criminale vendita degli "organi vitali" sottratti ai bimbi e ragazzi in tutto il mondo, mi venne l'idea di trasformare in horror eventi del genere dandogli una veste di un racconto horror da fare leggere ai miei lettori che hanno apprezzato il mio Hotel Niagara "paranormale" e che mi hanno riconosciuto un Premio nazionale Letterario per un mio libro di "Horror".



9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?

Un grandissima indescrivibile emozione e la provi sempre in ogni lavoro che hai finito e che poi viene "vestito" dall'abito di Libro. La prima volta mi resi conto che ero felice come quando mi era nato un figlio. Io, i miei libri li definisco sempre e in ogni occasione, “i miei figli” culturali.



10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?

La mia amica Fiorella che mi stava accanto mentre lo scrivevo pagina per pagina. Poi, ho voluto una sua impressione e per premio l'ho inserito nella chiusura del libro. Il suo nome è Fiorella Fiorini.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

No comment!

 

 

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