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06 Feb
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"L'angelo dai riccioli d'oro": il candido racconto di un'amicizia oltre la morte

“Se qualcuno dovesse domandarmi: “Nella tua vita hai mai incontrato un Angelo?” Senza alcuna esitazione risponderei sì: aveva capelli biondi, occhi azzurri e poteva avere all’incirca quattro o cinque anni.”
Con queste parole il Prof. Mario De Santis presenta il suo racconto: “L’Angelo dai riccioli d’oro”. Professore di Educazione Fisica e allenatore di pallavolo con una forte passione per la musica ed il canto corale, il prof. De Santis, in pensione da qualche anno, ha sentito forte l’esigenza e l’ispirazione di narrare una storia, una storia vera. Come se qualcuno lo avesse guidato, scelto, quasi “obbligato” a svegliarsi e a scrivere, a rendere la sua testimonianza ai posteri.

Quel “qualcuno”, quella mano invisibile che sulla sua si è impegnata nello scrivere un libro d’impulso, di getto, nel cuore della notte, Mario De Santis la identifica col protagonista della storia che ci racconta: Claudio. Claudio e Mario sono due amici, due compagni di giochi come tanti altri, che corrono e crescono tra le palazzine e i giardinetti di Sulmona. La loro è un’amicizia speciale, protettiva, che l’autore co-protagonista definisce quasi un rapporto “allievo-maestro”, facendo riferimento alla stima e al rispetto profondo che egli provava nel farsi correggere il suo stentato italiano dal suo amichetto Claudio. Un’amicizia che sembra destinata a durare nel tempo, a diventare sempre più solida nel condividere le meravigliose sorprese della vita, ma un fatale incidente la spezzerà per sempre, portando via, verso “i suoi amici angeli”, l’innocente e piccolissimo Claudio.
In un mondo invaso da libri on line, libri su internet, libri farciti di termini astratti e inconsistenti, eterei e passeggeri, questo racconto si impone per la sua semplicità, per la sua scorrevolezza. È uno scrivere puro, diretto, la testimonianza oculare e precisa, descritta nei minimi dettagli di un paese, di una famiglia, di un affetto, ma ancor più della Vita e del suo mistero, del confronto con la Morte, dell’affrontare la perdita di chi amiamo vissuta attraverso gli occhi dell’innocenza e del candore dell’infanzia.
Claudio è stato bloccato per sempre a quell’infanzia, condannato a restare un ricordo, Mario, invece proseguirà il suo percorso coronato da tanti successi professionali e familiari, eppure rimarranno legati per sempre dal filo indistruttibile dell’amicizia, quella vera, quella pura, quella che ti sporca di fango tra uno steccato e una panchina, quella che ti spalanca gli occhi sul mondo e che faticherai a ritrovare e a ricreare una volta adulto. Quel legame, così forte e indissolubile, che neanche la Morte ha spezzato, trova la sua massima sublimazione tra le righe di questo racconto, che Claudio ha voluto far scrivere a Mario, facendogli sentire la sua presenza, invisibile e delicata, ad ogni passo della Vita.

 

 

Mercoledì, 06 Febbraio 2013 | di @