Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie.

Logo
Stampa questa pagina
17 Gen
Vota questo articolo
(5 Voti)

Quando chi inizia non è a metà dell'opera

Quando chi inizia non è a metà dell'opera © Brian Jackson

Sono sempre troppi gli scrittori che iniziano a scrivere una storia, ma non la portano a termine. Ecco alcune cause

Di talenti nel monde ce ne sono sempre pochi. Di talenti inespressi, invece, ce ne sono fin troppi. È la dura legge dell’artista, ciò che fa la differenza tra chi riesce a farsi apprezzare e chi ha paura del giudizio degli altri. Fra chi riesce a perseguire con tenacia il proprio obiettivo, portandolo a termine, e chi, invece, si fa bloccare e paralizzare dalle tante altre cose da fare…

Si, stiamo parlando proprio di loro. Della moltitudine di scrittori che iniziano a scrivere un libro, ma non lo riescono a finire o non lo inviano alle case editrici per la sua pubblicazione. Di tutti quelli che il romanzo ce l’hanno, sulla punta della penna, è lì, pronto, bello e fatto, ma non riescono a scriverlo, a completarlo.
Oggi giorno sono sempre di più gli scrittori emergenti, sintomo che le cose stanno cambiando, anche perché sono sempre di più le case editrici che aiutano questi giovani artisti a farsi apprezzare da un pubblico più o meno ampio con le loro opere spesso originali, bizzarre e introspettive.
Ma devono essere opere finite, compiute, complete.
E invece sono in troppi a lasciare le cose a metà. Le cause principali? Eccone una lista.
Non conosco nessuno nell’editoria. Non ho soldi. Ci saranno sicuramente altri libri come il mio. Ho paura delle critiche. Nessuno lo comprerà. Non ci guadagnerò nulla. Un fallimento mi distruggerà. I miei amici e parenti dicono che sto perdendo tempo.
Alcune sono sensate e ragionate. Il mondo della scrittura, dei romanzi, infatti, non è un mondo dove sperare di poter far soldi. Non è un lavoro. Scrivere è un piacere, un hobby, deve essere la volontà di raccontare una storia. Non di lucrarci sopra. Certo, se poi il successo arriva, a chi verrebbe di rifiutarlo?
Ma di certo le altre sono solo scuse. Paure. Il risultato della nostra quasi innata capacità di autolimitarci e metterci sempre in dubbio. Paure che devono essere affrontate e superate perché quella storia che è lì nella nostra mente deve essere finita. Prima di tutto per noi stessi. Ne vale la pena, sempre, in ogni caso. E poi, non si sa mai: questo romanzo potrebbe essere, tra i libri in uscita, il nuovo best seller!!!

 

 

Giovedì, 17 Gennaio 2013 | di @Dario D’Auriente