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08 Feb
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La rinascita col "Fiore di loto", il romanzo di Agostino Moschettino

L’opera dell’autore campano, in lizza per il concorso “Casa San Remo Writers 2013”, racconta una storia d’amore avvolgente e commuovente sul ravvedimento

Quando dal fango si può rinascere, quando dalle difficoltà si può risalire, quando l’amore è l’unica forza capace di reggere e sorreggere il mondo, allora si parla di “Fiore di loto” e di Agostino Moschettino, poliedrico ed eclettico autore campano, nativo di Marigliano, giunto al suo secondo romanzo.

Un'inedita storia coinvolgente, sentimentale, triste, ma con un finale che dà speranza a tutti, premiata dalla critica giuria popolare con la partecipazione alla fase finale del concorso “Casa San Remo Writers 2013”.
“Fiore di loto” è una tragedia che si svolge nei quartieri popolari di Napoli, prima e dopo la guerra mondiale. La vicenda si snoda in un mondo che è andato perso, così come i suoi valori, sostituiti dall’ipocrisia, dal bigottismo. È la storia di una ragazza che si avvia al mondo della prostituzione perché venduta dal padre, per cercare di risolvere i problemi economici della famiglia. Una serie di emozioni, momenti, eventi, che portano poi la donna ad incontrare un giovane ragazzo. E il colpo di scena non mancherà di certo, perché il senso del racconto è quello del ravvedimento, della rinascita, della risalita con e per l’amore.
Ravvedimento che è un tema più che mai attuale, “specie in questo periodo in cui noi ospitiamo molti extracomunitari che vengono qui e vorrebbero vivere una vita, e invece si ritrovano a viverne un’altra”.
Il titolo, poi, è un’allegoria ben studiata. “Il fiore di loto è un fiore che nasce proprio dal fango e si erge molto alto sul fango stesso. Ha un profumo bello ed è un fiore molto bello, appartenente alla famiglia delle ninfee – ha spiegato l’autore campano – in molte parti del mondo è associato alla rinascita delle persone, al ravvedimento, perché la vita può rinascere e rifiorire anche dai più profondi strati di fango”.
“Fiore di loto” è arte pura, raccontata con grazia e fluidità da Moschettino, il cui scopo era “quello di mostrare la possibilità di ravvedersi, di ogni essere umano, e di arrivare sempre al perdono. Il mio libro può essere, anche, uno sprono per tutti i lettori, che spero siano tanti, a fare qualcosa di positivo, di incisivo, a fare qualcosa per superare una fase negativa, come la crisi attuale. Perché in ogni vita c’è sempre qualcosa da superare e affrontare”.
Mai pubblicato ancora con nessuna casa editrice, il romanzo ed i suoi protagonisti traggono ispirazione dalle vicende della vita del giovane Moschettino, che amava Napoli e faceva spesso passeggiate nelle zone popolari (Forcella, Quartieri Spagnoli), dove aveva diverse amicizie e conobbe diverse donne, che poi si sono ravvedute.
Moschettino, docente in quiescenza, ama sin da piccolo la poesia, il teatro e l’arte tutta in generale, ma ha iniziato ad approcciare alla scrittura solo da “adulto”, perché da giovane era bloccato da una grafia poco chiara e leggibile. Il suo successo lo ha avuto, perciò, solo di recente, decidendo di scrivere un libro, familiarizzando con l’uso del computer, che “permette di andare avanti e dietro, cancellare, ritornare, avanzare”. Ma tutte le sue opere, sin da sempre, si contraddistinguono per una capacità innata di far vivere emozioni ed avere sempre, anche se solo come sfondo, una vena romantica “perché l’amore è l’unica forza che regge il mondo”.

 

 

 

 

Venerdì, 08 Febbraio 2013 | di @Dario D’Auriente