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27 Giu
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Gesù nato e donato da Maria

 Nada Franceschini ha uno scopo ben preciso; sottolineare l’inaccettabile e dolorosa estromissione della donna dal Sacramento dell’Ordine nella Chiesa Cattolica. La speculazione dell’autrice parte dallo studio di quello che ritiene essere il primo sacerdote di Cristo: la Madonna. Da tale convincimento, sostenuto tra l’altro da una parte molto autorevole come poco conosciuta della teologia, nasce il libro “Restituire a Maria quel che è di Maria” (80 pagine, BookSprint Edizioni, versione ebook disponibile).

Restituire a Maria quel che è di Maria” è un saggio in cui si vuole analizzare la condizione del sacerdozio ai giorni nostri, sottolineandone al contempo le contraddizioni. Nada Franceschini utilizza riferimenti bibliografici autorevoli come Padre Giuseppe Manzoni (1921-1994) e il gesuita Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955) il quale scriveva: “Mi sembra che nella Chiesa attuale tre pietre non perenni siano pericolosamente inserite nelle sue fondamenta: la prima è un governo che esclude la democrazia; la seconda è un sacerdozio che esclude e minimizza la donna; la terza è una rivelazione che esclude, per l’avvenire, la Profezia.” La volontà è quella di scrivere un saggio preciso e puntuale che oltre a possedere riferimenti autorevoli e logiche ben oliate, sia anche semplice da affrontare per chiunque voglia avvicinarsi a tale argomento. L’autrice ritiene che le motivazioni di una mancata possibilità di sacerdozio alle donne nella Chiesa Cattolica sia nient’altro che una vera e propria ingiustizia, scaturita da un modo errato ed anacronistico di vedere e analizzare il ruolo femminile all’interno della società oltre che della chiesa.

 Nada Franceschini nasce a Montefino nel 1944. Si laurea in Lettere classiche e in Psicologia clinica all’Università “La Sapienza” di Roma. Intraprende la carriera di insegnante di lettere e contemporaneamente è volontaria nel Sert di Frascati per un gruppo di Auto-mutuo-aiuto per persone con dipendenza da alcol. La parità uomo-donna non solo è vista dall’autrice come assoluta, ma soprattutto come base fondante del Cristianesimo: All’uomo e alla donna va riconosciuta l’uguaglianza assoluta della persona sul piano della comune umanità, eliminando il dislivello dell’antica mentalità subordinata al genere a danno della maturità della persona. Cambiare una mentalità con pregiudizi radicati così a lungo sembra assurdo e quasi impossibile, ma tutto ciò che si può fare a riguardo bisogna farlo.

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Venerdì, 27 Giugno 2014 | di @